Garanzie di sicurezza

Così Kyiv aiuta la Danimarca a difendersi dalla minaccia russa

Paola Peduzzi

Un memorandum con Copenaghen sancisce l’avvio della produzione militare congiunta e la nascita del “muro antidroni europeo”. Ora è l’Ucraina a proteggere l’Europa

L’Ucraina e la Danimarca hanno firmato un memorandum d’intesa che consentirà alle aziende ucraine del settore della Difesa di avviare una produzione congiunta nel paese del nord europeo, “con uno scambio tecnologico e il coinvolgimento dei finanziamenti dell’Unione europea per l’attuazione di progetti congiunti”, ha annunciato il ministro della Difesa ucraino, Denys Shmyhal. Il governo di Kyiv aveva detto nelle scorse settimane di essere pronto ad aiutare l’Europa a difendersi dalla cosiddetta guerra ibrida della Russia contro i paesi dell’Ue (e della Nato), che è fatta di sabotaggi e interferenze, e da ultimo di droni e Mig nei cieli europei. La Danimarca è stata particolarmente presa di mira, perché ha la presidenza di turno dell’Ue, perché ha ospitato un vertice sulla sicurezza a Copenaghen e  perché è uno degli alleati più forti e coerenti dell’Ucraina. Ma le difese europee non sono sofisticate né efficienti, perché per quanto la guerra di Vladimir Putin sia alle sue porte – o meglio: già in casa, visto che l’Ucraina ha uno spirito europeo molto più spiccato di tanti altri paesi che fanno parte dell’Ue – da molti anni, non c’è stata una grande preparazione a un eventuale attacco russo.

Volodymyr Zelensky, presidente ucraino, ha subito offerto collaborazione: il suo paese sa come difendersi, ha messo a punto il sistema più efficiente possibile, con l’aiuto degli alleati ma anche con il suo ingegno e la sua innovazione. A oggi è l’Ucraina che può fornire garanzie di sicurezza all’Europa, e lo fa. Il memorandum d’intesa ne è l’ultima dimostrazione, ma già dalla fine di settembre è arrivata in Danimarca una delegazione di militari ucraini che insegna ai danesi come utilizzare i droni e come difendersi dai droni russi senza dover lanciare intercettori (tipo i Patriot) che costano tantissimo: è una lezione militare, ma anche di efficienza economica – quella che l’Ucraina ha imparato negli ultimi tre anni e mezzo. 

“L’esperienza dell’Ucraina è oggi la più rilevante in Europa – ha detto Zelensky –  e sono proprio  la nostra competenza, i nostri specialisti e le nostre tecnologie che possono diventare un elemento chiave del futuro muro antidroni europeo – un progetto su larga scala che garantirà la sicurezza nei cieli”. L’esito della collaborazione con la Danimarca – durante l’esercitazione congiunta degli scorsi giorni, l’intercettore Sting ucraino ha abbattuto con successo un drone-bersaglio danese – servirà da riferimento anche per gli altri paesi. Di certo il governo di Copenaghen ha una sua unicità: secondo gli ultimi dati del Kiel Institute tedesco, in termini relativi al proprio pil, la Danimarca è il principale finanziatore dell’Ucraina (seguita da Estonia, Lituania, Lettonia, Norvegia, Svezia, Finlandia, Paesi Bassi e Polonia, a ennesima conferma che abbiamo lasciato che la minaccia russa diventasse una questione di prossimità geografica, come vuole Donald Trump), ma alla fine dello scorso anno, mentre il mondo si ribaltava con il cambio della guardia alla Casa Bianca e il progressivo e altalenante disimpegno americano, altri paesi europei hanno adottato il cosiddetto “modello danese”: non avendo più armi da consegnare all’Ucraina, i danesi hanno iniziato a dare fondi a Kyiv perché le  producesse da sola. Come sappiamo, sono stati soldi ben spesi, visto che oggi con la propria produzione l’Ucraina è in grado di applicare quelle che vengono chiamate “le sanzioni che funzionano” alla Russia: colpendo le infrastrutture energetiche russe, l’esercito di Kyiv è riuscito a ridurre la produzione di risorse della Russia del 38 per cento, secondo i dati pubblicati dall’Economist.

Oggi il “modello danese” si è evoluto ulteriormente e anche la Germania – che ha dovuto mettere dei laser all’aeroporto di Monaco a causa dei continui sorvoli russi – ha detto di voler collaborare con l’Ucraina per la produzione di droni: “Chi vuole una propria sovranità aerea deve costruirla – ha detto la ministra dell’Economia e dell’Energia tedesca,  Katherina Reiche – La Germania deve diventare un paese leader per lo sviluppo e la produzione di droni, per sostenere l’Ucraina, rafforzare le nostre capacità di difesa e proteggere le nostre infrastrutture critiche”. E’ tutto troppo chiaro, ha detto Reiche, per continuare come se la minaccia russa fosse solo un affare ucraino.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi