
LaPresse
La crisi francese
Macron affida a Lecornu l'ultima mediazione. L'assenza di Retailleau
In caso di mancato accordo politico al termine del giro di consultazioni, lo scioglimento e le elezioni legislative anticipate, scenario invocato a gran voce dal Rassemblement national di Marine Le Pen e Jordan Bardella, sembrano inevitabili
Lunedì pomeriggio, a sorpresa, il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron ha chiesto a Sébastien Lecornu, poche ore dopo le sue dimissioni da primo ministro, di riprovarci: affidandogli il ruolo di negoziatore con gli altri partiti per definire entro mercoledì sera “una piattaforma d’azione e di stabilità per il paese”. Ossia un nuovo governo, che riesca a allestire una manovra finanziaria e a incassare la fiducia della maggioranza dell’Assemblea nazionale, e un nuovo primo ministro, che non sarà Lecornu. Se anche questo tentativo fallirà, sarà Macron ad “assumersi la responsabilità”, ha assicurato il suo entourage a BfmTv, senza specificare se ha in testa l’ipotesi di uno nuovo scioglimento e di un ritorno alle une, o, addirittura, dinanzi alla gravità della situazione, di dimissioni e presidenziali anticipate. I colloqui sono iniziati ieri mattina a Matignon.
Lecornu ha riunito anzitutto i partiti della coalizione di governo uscente, formata da Renaissance, MoDem e Horizons, più i Républicains, il partito gollista, alla quale “ha proposto di concentrare le discussioni su due priorità (...) l’adozione di un bilancio” e “il futuro della Nuova Caledonia”, in vista di “un possibile compromesso con l’opposizione”. Alla riunione con la fragile maggioranza che sostiene Macron c’era un grande assente: il ministro dell’Interno e presidente di Lr Bruno Retailleau, “l’uomo che ha distrutto il governo con un tuìt”, secondo le parole dell’entourage di Laurent Wauquiez, il suo rivale all’interno della formazione gollista (pochi minuti dopo l’annuncio, Retailleau aveva denunciato un esecutivo che non rifletteva “la rottura promessa”, puntando il dito contro la sovra-rappresentazione dei macronisti e la nomina dell’ex ministro dell’Economia Bruno Le Maire alla Difesa). Il leader dei Républicains ha preferito andare su Cnews, la rete all-news di proprietà di Vincent Bolloré, per dire che il suo partito parteciperà al futuro governo solo se sarà un governo di “coabitazione” gollisti-macronisti e se Lr non sarà “diluito” nello schieramento presidenziale come nel Lecornu I.
La nomina, un anno fa, del gollista Michel Barnier era già "una forma di coabitazione”, ha affermato Retailleau, senza precisare se aspirasse alla carica di primo ministro. Retailleau, dopo aver disertato la riunione della mattina con la maggioranza, si è recato a Matignon in solitaria attorno alle 17 per difendere le sue idee dinanzi a Lecornu. “Il dialogo è stato franco e costruttivo”, ha riferito a BfmTv l’entourage del primo ministro dimissionario. Non è l’unica scheggia impazzita della coalizione di governo uscente. Gabriel Attal, presidente di Renaissance, non nasconde più le sue divergenze con il capo dello stato, che lo aveva nominato primo ministro nel gennaio 2024 a soli 34 anni, il più giovane della Quinta Repubblica. “Non capisco più le sue decisioni”, ha detto Attal lunedì sera su Tf1, con la rassegnazione di chi sa che il macronismo è sul viale del tramonto ma anche con lo sguardo rivolto alle presidenziali del 2027, quando Macron non potrà più candidarsi. “Bisogna accettare di cambiare metodo e non dare l’impressione di voler mantenere il controllo su tutto”, ha detto. Ieri mattina, su Rtl, anche Édouard Philippe, capo di governo durante il primo mandato di Macron, ha preso le distanze, proponendo come soluzione per uscire dall’impasse di nominare un primo ministro per gli affari correnti che faccia adottare un bilancio per la Francia e subito dopo annunciare l’organizzazione di presidenziali anticipate. Una decisione “che gli farebbe onore”, secondo l’ex premier, che ha già ufficializzato la sua candidatura alle prossime presidenziali.
Per un consigliere di Macron sentito dal Canard enchaîné, Attal e Philippe sono come “Talleyrand e Fouché che tradirono Napoleone dopo Waterloo”, ma “Macron non si dimetterà mai”. In caso di mancato accordo politico al termine del giro di consultazioni di Lecornu, lo scioglimento e le elezioni legislative anticipate, scenario invocato a gran voce dal Rassemblement national di Marine Le Pen e Jordan Bardella, sembrano inevitabili. Secondo le informazioni del Canard, i prefetti avrebbero già ricevuto la consegna di tenersi pronti per il 16 e il 23 novembre.