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Crisi francese

In Francia il dialogo si è interrotto fuori e dentro il palazzo. Intervista

Maurizio Stefanini

"Le nostre società sono vittima di un dibattito sempre più radicalizzato, in cui è sempre più difficile discutere, perché fare i compromessi significa avere la capacità di cedere qualcosa". Parla Sylvie Goulard, vicegovernatrice della Banca di Francia

L’Italia invidia da sempre la stabilità della Quinta Repubblica francese, ma forse dovrebbe iniziare a essere il contrario. A constatare il paradosso è Sylvie Goulard, nata a Marsiglia, nel 1964, da una famiglia di origine italiana, vicegovernatrice della Banca di Francia dopo essere stata ministro delle Forze armate di Emmanuel Macron, e prima ancora consigliera del presidente della Commissione europea Romano Prodi ed europarlamentare, che dice: “Il presidenzialismo non garantisce più la stabilità. Per molti anni l’ha garantita, ma in un sistema politico nel quale i partiti sono diventati più numerosi, la decisione dell’anno scorso del presidente Macron di sciogliere l’Assemblea nazionale senza avere un ampio consenso ha accentuato la frammentazione. Questo è il primo punto, e mi sembra utile ricordarlo a un paese come l’Italia che in questo momento sta discutendo sul premierato. Il modo in cui stanno andando due grandi democrazie con il presidenzialismo, come Francia e gli Stati Uniti, dovrebbe mettere in guardia”.

 

Ma la Francia non sembra avere solo questo problema. “No. C’è il secondo punto di una questione sociale che va al di là della Francia, ma che in Francia trova più espressione in piazza. E’ il fatto che la gente a causa del prezzo delle case e degli stipendi bassi sente la disuguaglianza in modo molto forte. Non c’è dunque dialogo tra chi dice che bisogna rimettere i conti in ordine e chi dice che bisogna redistribuire il peso dello sforzo. E c’è anche un terzo punto. Anche per la pressione dei social, le nostre società sono vittima di un dibattito sempre più radicalizzato, in cui è sempre più difficile discutere, perché fare i compromessi significa avere la capacità di cedere qualcosa. Su questo sono preoccupata, perché si vede bene questa capacità non c’è più”. 

 

E a questo punto un sistema come quello italiano funziona meglio. “L’erba del vicino è sempre più verde. Io vedo che in Italia c’è sempre molta ammirazione per il modo in cui i francesi scendono in piazza”. Il mito della Bastiglia. “Sì, probabilmente. Però io sono molto colpita nel confrontare il modo in cui oggi in Francia c’è una negazione diffusa della gravità della situazione finanziaria e delle conseguenze possibili e invece in Italia nel 2011 c’era una consapevolezza condivisa che le cose erano gravi e che c'era la necessità di trovare delle soluzioni. Forse perché i mercati facevano alzare lo spread, ma c’è anche l’incredibile qualità delle istituzioni italiane, il prevedere questo presidente super partes che in una crisi grave è in grado di riaprire il gioco, e provare soluzioni creative. Il problema francese è diventato la verticalità di un presidente che avendo sciolto lui le Camere non riesce a essere ora lui a trovare una soluzione alle conseguenze di quello che ha deciso lui. Non abbiamo in Francia un personaggio in grado di giocare il ruolo che Giorgio Napolitano esercitò in Italia nel 2011. Avete degli asset che probabilmente la maggior parte degli italiani non vede”.  

 

Socialisti e gollisti, forze trainanti della Quinta Repubblica, sono collassati, e Macron si è inserito in questo vuoto. Il macronismo è destinato a restare o collasserà a sua volta? “Difficile prevedere, ma probabilmente la frammentazione e la spinta alle estreme continuerà”. Malgrado un sistema uninominale a doppio turno che dovrebbe impedirlo?  “Non sta funzionando più”.  Quindi vedremo Mélenchon o Bardella al potere, prossimamente? “Nella politica non si deve mai escludere niente, soprattutto quando il popolo è arrabbiato. In Francia c’è una rabbia che non è tanto un voto a favore, ma un voto contro chi è accusato di non essere riuscito a risolvere i problemi della gente. Casa, salute, stipendio, qualità della scuola, sicurezza. La Francia ha avuto più crescita della Germania da anni, ma la parte pubblica non è stata gestita bene, e questo lo sappiamo da anni”. 

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