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il voto
Come sono andate le prime elezioni della nuova Siria, imperfette ma necessarie
Le prime elezioni dopo la caduta del regime segnano l’inizio di una nuova fase politica. L'obiettivo principale è quello di "ricostruire la vita legislativa nel paese dopo anni di paralisi”, approvare leggi temporanee compreso il bilancio e guidare il processo verso "una Costituzione permanente", dice la professoressa di diritto siriana Ghuna Bdiwi
La scorsa settimana, dagli alti edifici nelle vicinanze della capitale siriana, si potevano vedere operai intenti a riordinare i terreni da molto tempo trascurati dell’Assemblea del popolo. Il giorno delle elezioni parlamentari del 5 ottobre, le prime dopo la caduta del regime di Bashar el Assad, una nuova bandiera sgargiante aveva anche sostituito quella sbiadita sul tetto. Nel frattempo, la maggior parte degli oltre semila membri del collegio elettorale aventi diritto al voto per i 140 seggi dei 210 che erano chiamati a scegliere nella maggior parte del paese era già ai seggi o in viaggio per raggiungerli. Con due eccezioni: non si è tenuto il voto né nelle aree ricche di petrolio nella parte nordorientale del paese sotto il controllo delle Forze democratiche siriane a guida curda – che sono state impegnate in scontri con le forze governative sul fronte settentrionale di Aleppo nei giorni scorsi – né nella provincia meridionale di Sweida, che non è sotto il controllo del governo centrale.
Nel pomeriggio, i social media si sono riempiti di annunci celebrativi, molti dei quali miravano a dimostrare che i cinici avevano avuto torto: una dottoressa era una dei tre rappresentanti curdi eletti nel distretto di Afrin, hanno sottolineato in molti, e gli alawiti avevano partecipato nonostante alcuni membri della loro comunità – presumibilmente sostenitori del presidente deposto ed ex dittatore Bashar al-Assad – li avessero definiti “traditori”, oltre all’assassinio di un candidato alawita a Tartous nei giorni precedenti. Sebbene solo sei delle 140 elette siano donne – ben al di sotto dell’obiettivo del 20 per cento – il terzo dei seggi riservato alla nomina diretta da parte del presidente stesso sarà utilizzato per colmare le lacune nella rappresentanza, come ha dichiarato in precedenza la Commissione superiore per le elezioni.
La professoressa di diritto siriana Ghuna Bdiwi ha detto al Foglio poco dopo il voto che l’obiettivo principale del nuovo Parlamento è “ricostruire la vita legislativa in Siria dopo anni di paralisi”. “Stiamo ancora operando in un quadro transitorio”, ha aggiunto, “quindi il suo ruolo è colmare il vuoto costituzionale – approvare leggi temporanee, approvare il bilancio e guidare il processo verso una Costituzione permanente. Si tratta meno di politica nel senso tradizionale, e più di ripristinare la funzione istituzionale e la fiducia pubblica.” Bdiwi sottolinea che molte leggi necessitano di una riforma urgente, e che “le leggi elettorali e sulla partecipazione politica hanno ancora le restrizioni del vecchio sistema – dovrebbero essere riviste per aprire spazio a un vero pluralismo. Abbiamo anche bisogno di una riforma giudiziaria per garantire l’indipendenza, e di nuove leggi sui diritti di proprietà e sulla giustizia di transizione, soprattutto per i siriani sfollati. E naturalmente una legislazione per regolare e incoraggiare gli investimenti, perché ricostruire l’economia siriana è essenziale per qualsiasi stabilità duratura”.
“E’ vero che queste elezioni non sono state pienamente rappresentative – dice la professoressa – ma erano necessarie. Lo stato si trovava di fronte a un vuoto costituzionale – nessun Parlamento funzionante, nessuna autorità legislativa. Quindi il voto era meno una questione di perfezione e più una questione di prevenire la stagnazione. Senza di esso, il paese rimarrebbe in un limbo giuridico. Si potrebbe dire che questo non è la fine di un processo, ma l’inizio della ricostruzione della legittimità. Il mandato è di due anni e mezzo, rinnovabile una volta se la transizione richiede più tempo. E’ un tempo sufficiente a stabilizzare il quadro giuridico e a prepararsi per la fase successiva.”
Dopo la mezzanotte, le auto sfrecciavano ancora in alcune zone di Damasco, suonando i clacson e celebrando l’ennesima tappa – per quanto imperfetta possa essere – raggiunta lungo la strada verso la creazione di una Siria nuova e pienamente funzionante.


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