
lo speciale del foglio
Due anni dopo il 7 ottobre: il ricordo, le rimozioni, i drammi di oggi e di ieri
Nel secondo anniversario dell’attacco di Hamas, ricostruiamo quella giornata di terrore e le sue conseguenze: l’attesa per il ritorno degli ostaggi, la vita degli ebrei in Europa, il pregiudizio nella Chiesa, le rimozioni del dibattito pubblico. Un racconto sul filo di memoria, dolore e responsabilità
Sono passati due anni dal 7 ottobre del 2023, quando i terroristi di Hamas provenienti dalla Striscia di Gaza hanno invaso il sud di Israele, hanno ucciso, saccheggiato, rapito, distrutto il pezzo di paese che, tra tutti, era quello che più sosteneva la convivenza. Nel nostro Speciale per questo tragico, secondo anniversario, ricordiamo quell’assalto e quel che è successo dopo, in Israele, in Europa, in America, tra gli ebrei, nel nostro dibattito pubblico (e spesso misero). Micol Flammini è a Tel Aviv e racconta l’attesa del ritorno dei 48 ostaggi, vivi o morti: la famiglia allargata dei parenti dei rapiti, che compare anche nel Memoriale “vivo” di Sderot, come scrive Fiammetta Martegani. Giulio Meotti intervista lo storico francese Georges Bensoussan che spiega la vita degli ebrei in Europa dopo il 7 ottobre. Matteo Matzuzzi ha parlato con il teologo Gregor Maria Hoff del pregiudizio antiebraico nella Chiesa cattolica e di come superarlo. Giulio Silvano intervista l’intellettuale americano Leon Wisieltier, che si definisce “un sionista con il cuore spezzato” e cerca di spiegare perché per gli ucraini massacrati non ci siano mai state mobilitazioni come per Gaza. Lo nota anche Adriano Sofri, nella sua Piccola (e preziosa) posta sul corteo “del milione”. Andrea Minuz si sporca le mani con la rimozione collettiva del 7 ottobre “che ha rotto er cazzo”; Pigi Battista fa un paragone tra il 7 ottobre e l’11 settembre; David Parenzo ci mette in guardia sulla rimozione della memoria. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ci ha scritto un “ricordo dell’orrore”: parla anche di pace. Buona lettura.