
(foto EPA)
l'analisi
La crisi della chiesa mormona. Prima la morte del presidente, poi l'attacco in Michigan
La morte di Russell M. Nelson segna un passaggio critico per la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni: leadership in cambiamento, crisi interna e violenza colpiscono la comunità nel suo momento più fragile
E’ morto sabato sera Russell Marion Nelson Sr., presidente della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni — più nota come Chiesa Mormone — dal 2018. La Chiesa conta oggi 17 milioni di fedeli nel mondo, di cui 6,8 milioni negli Stati Uniti, dove è la quarta denominazione religiosa per numero di aderenti, e 2,2 milioni nello Utah, il cuore della fede mormone, dove rappresentano il 63 per cento della popolazione. La sua scomparsa non è stata improvvisa: aveva compiuto 101 anni appena 18 giorni prima. Oltre alla moglie Wendy, lascia otto dei suoi dieci figli, 57 nipoti e 167 pronipoti. Era al suo secondo matrimonio: la prima moglie, Dantzel White, era scomparsa “inaspettatamente, ma serenamente” all’età di 78 anni, nella loro casa di Salt Lake City, capitale dello Stato e del mormonismo.
Nelson era diventato nel 1984 il secondo in comando della Chiesa e, nel 2018, il suo leader, dopo una brillante carriera da cardiochirurgo. Nel 1955 aveva realizzato il primo intervento chirurgico a cuore aperto nello Utah, il terzo negli Stati Uniti. Quattro anni prima, in Minnesota, era stato membro del team che sviluppò la macchina cuore-polmone utilizzata nel 1951 per il primo intervento a cuore aperto su un essere umano con bypass cardiopolmonare. Era stato anche ufficiale medico durante la Guerra di Corea, raggiungendo il grado di capitano. La sua morte aggiunge il dramma a un periodo particolarmente difficile della chiesa: proprio il giorno dopo la sua morte un tempio mormone a Grand Blanc, in Michigan, è stato preso d’assalto da un ex marine reduce dall’Iraq. L’uomo, per motivi ancora poco chiari, ha aperto il fuoco sui fedeli durante la cerimonia, uccidendo quattro persone, ferendone otto e dando fuoco all’edificio, prima di essere neutralizzato. Poco tempo prima, nello Utah, un giovane cresciuto in una famiglia mormone aveva assassinato Charlie Kirk.
La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni è stata spesso sotto i riflettori attraverso serie tv come La vita segreta delle mogli mormoni o in teatro con musical come The Book of Mormon. Negli Stati Uniti del XIX secolo, i mormoni furono perseguitati per la pratica della poligamia, tanto da spingere i fedeli a emigrare in massa nello Utah dopo il linciaggio di Joseph Smith, il profeta fondatore della Chiesa. Poi la pratica era stata abolita – anche se esistono ancora gruppi scismatici che credono nella poligamia. Nonostante la percezione di fondamentalismo, i mormoni in America sono noti per organizzazione, efficienza imprenditoriale e influenza politica. Nelson stesso era un leader relativamente progressista: nel 2019 visitò il Papa in Vaticano e, durante la pandemia di Covid, si schierò in favore di mascherine, lockdown e vaccinazioni, in netto contrasto con le posizioni dell’attuale segretario alla Salute sotto l’Amministrazione Trump, Robert Kennedy Jr.
Nelson ha guidato importanti associazioni mediche: è stato presidente della Society for Vascular Surgery, direttore dell’American Board of Thoracic Surgery, presidente del Council on Cardiovascular Surgery dell’American Heart Association e presidente della Beehive State Medical Association. Nel 2019 ha annunciato una rivelazione che modificava una politica controversa del 2015: le coppie dello stesso sesso non sarebbero più state considerate apostate, e i loro figli avrebbero potuto ricevere il battesimo senza approvazioni speciali, con l’obiettivo di “aiutare le famiglie e ridurre odio e conflitti”. La chiesa si è anche opposta alle politiche anti-immigrazione dell’attuale Amministrazione e Nelson ha promosso la costruzione di templi in tutto il mondo.
“Tutti noi che abbiamo lavorato con Russell M. Nelson, e i molti con cui ha insegnato e collaborato, siamo rimasti meravigliati dalla sua straordinaria modestia per un uomo di grandi successi”, ha dichiarato Dallin H. Oaks, presidente del Quorum dei Dodici Apostoli che guida la chiesa. Diversamente dalla chiesa cattolica, la successione nei mormoni avviene automaticamente per anzianità nel Quorum dei Dodici Apostoli. Oaks è destinato dunque a diventare “presidente”, com’è definito il leader della chiesa. Novantatré anni, Oaks è stato rettore della Brigham Young University e giudice della Corte Suprema dello Utah. E’ stato uno degli artefici dell’apertura dei mormoni ai diritti Lgbtq+. Dopo il funerale di Nelson, Oaks diventerà presidente e dovrà scegliere due consiglieri per la Prima presidenza, oltre a un nuovo apostolo. L’annuncio dovrebbe arrivare alla prossima Conferenza generale della Chiesa, prevista tra pochi giorni.