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Editoriali

I timori di un dittatore: Al Sisi grazia Alaa Abdel Fattah

Redazione

L'attivista è la voce inascoltata di chi chiede un Egitto democratico, libero dal giogo dell’esercito o della Fratellanza musulmana. Ma la sua liberazione è il segnale che il presidente non ha mai temuto così tanto il suo stesso popolo

"A differenza mia, voi non siete stati sconfitti”, aveva scritto anni fa in una lettera spedita ad altri attivisti per i diritti umani Alaa Abdel Fattah, chiuso nel carcere di Tora, uno dei più duri dell’Egitto. La frase, colma a un tempo di rassegnazione per la propria condizione di prigioniero politico e di coraggio da parte di un uomo-simbolo della Primavera araba egiziana, divenne il titolo di un suo libro uscito nel 2021, una raccolta di scritti durante i suoi anni di detenzione. Tra lo stupore di tutti, alla fine, Alaa – che ha anche la cittadinanza britannica – ha ottenuto la grazia dal dittatore ed è stato liberato. Arrestato più volte da tutti i leader che negli ultimi 15 anni si sono alternati al potere – da Mubarak a Morsi fino ad al Sisi – Alaa è la voce inascoltata di chi chiede un Egitto democratico, libero dal giogo dell’esercito o della Fratellanza musulmana.

 

Queste voci dimenticate di Piazza Tahrir, negli anni, hanno finito per affievolirsi, ma sono rimaste forze latenti di una società passata da un sistema repressivo all’altro. Per capire cosa abbia convinto al Sisi a compiere ora un gesto tanto forte, in discontinuità con l’autoritarismo del suo regime di marca militare, basta osservare la realtà dell’Egitto di oggi. Un paese indebolito dagli attacchi houthi nel Mar Rosso e dalle tensioni con Israele per la guerra a Gaza, che hanno finito col ridurre l’afflusso di gas dal giacimento israeliano del Leviatano. Per non parlare dell’inflazione e del colossale debito estero che il paese difficilmente riuscirà mai a ripagare, mentre molti esperti parlano da tempo di rischio default, nonostante gli ingenti aiuti del Golfo e del Fondo monetario internazionale. Le rivoluzioni, ha scritto l’esperto di medio oriente, Steven A. Cook, sono per definizione imprevedibili. Ed è proprio ciò che al Sisi teme: l’improvviso risveglio di un popolo che ha imparato a ribellarsi. La liberazione di Alaa, così come la decisione di Sisi di non firmare la bozza di riforma del Codice di procedura penale che avrebbe imposto un sistema ancora più repressivo, sono due buone notizie. Ma sono anche il segnale che il dittatore non ha mai temuto così tanto il suo stesso popolo.