
(foto EPA)
stati uniti
Minacce, azioni legali e gif. Così Brendan Carr sta silenziando i media ostili a Trump
A portare la Abc a mandare via il comico Kimmy Kimmel sarebbe stata la minaccia di del quarantaseienne a capo della Fcc, l’agenzia governativa che si occupa di comunicazioni e che dovrebbe essere indipendente dagli umori della Casa Bianca
Pam Bondi, segretaria alla Giustizia statunitense, è stata chiara: non tollereremo l’hate speech, cioè quel termine, come ha scritto il Washington Post, “perfezionato dai burocrati dei campus per silenziare le opinioni che non piacciono ai progressisti”. La cancel culture ha fatto il giro, ed è tornata nel partito del codice Hays. Son stati chiari i troll dell’alt right: bisogna fare pulizia tra chi ha preso in giro Charlie Kirk dopo la morte. I commenti sull’attivista nazionalista trentunenne ucciso da un proiettile in Utah hanno fatto cadere già alcune teste, tra cui una giornalista del WaPo, e ora il presentatore-comico Jimmy Kimmel (che col trumpismo, sull’onda di Colbert, ha politicizzato il suo late night show). A portare la Abc a mandare via Kimmel sarebbe stata la minaccia di Brendan Carr, quarantaseienne a capo della Fcc, l’agenzia governativa che si occupa di comunicazioni e che dovrebbe essere indipendente dagli umori della Casa Bianca. Carr, repubblicano, ex avvocato, vicino ai think tank conservatori di Washington, era stato inserito nella commissione della Fcc nel primo mandato di Donald Trump, e allora si era fatto notare nel Trumpworld per i suoi attacchi ai “media liberal” e allo sbilanciamento a sinistra dei telegiornali, venendo ogni tanto invitato sulla Fox o presenziando ai lanci dei razzi di Elon Musk. Poi è stato nominato a capo dell’agenzia, presentato dal presidente come “un guerriero della libertà di parola”. Carr ha anche scritto un capitolo del famigerato Project 2025, considerato il manuale programmatico della seconda ondata Maga. Il capitolo si apriva con la frase: “La Fcc dovrebbe promuovere la libertà di parola”.
L’obiettivo di Carr invece, da quando è a capo dell’agenzia, sembra quello di punire i media che infastidiscono Trump e premiare quelli che lo difendono. Ha detto che le emittenti televisive, tranne Fox, dovrebbero essere investigate per “distorsione delle notizie”. Ha portato avanti i reclami formali contro Abc, Cbs e Nbc che durante l’Amministrazione Biden erano stati messi da parte perché andavano contro il Primo emendamento (cioè la libertà di parola) e ha permesso la fusione tra Paramount e Skydance dopo che Paramount ha pagato a Trump 16 milioni di dollari per il caso “60 minutes” (in cui un’intervista a Kamala Harris sarebbe stata tagliata per farle fare bella figura). Carr non ha il potere di chiudere una rete tv, ma dice che può ritirare le licenze se i media vanno contro l’interesse del pubblico. Dopo che l’alt right ha iniziato una campagna per trovare sui social tutti quelli che hanno celebrato in qualche modo l’omicidio di Kirk, o anche solo hanno messo in dubbio il suo martirio, Carr è stato cauto, difendendo la libertà di espressione su X e su Meta, che ha visto migliorare, dice, da quando c’è Trump. Ma i social non sono la tv, e così, ospite del podcast del supertrumpiano Benny Johnson, il capo della Fcc ha detto dopo le frasi “malate” di Kimmel: “Quando senti cose del genere, be’, possiamo risolvere tutto con le buone o con le cattive”, invitando le aziende che possiedono le reti televisive a “prendere in mano la cosa e cambiare atteggiamento”, aggiungendo che “sicuramente c’è il materiale per una sospensione”. Per molti è sembrata una minaccia, a cui la Abc ha risposto pavidamente cancellando Kimmel. Quella stessa sera, ospite a Fox News, Carr ha elogiato il modo in cui le aziende stanno cambiando per “servire l’interesse della comunità”, facendo vedere che “non abbiamo solo quel foie gras progressista che arriva da New York e da Hollywood”. Quando il giornalista Cnn Brian Stelter ha chiesto un commento a Carr sulla cacciata di Kimmel, lui gli ha risposto con una gif di The Office dove Michael e Dwight festeggiano alzando le mani.