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Bruxelles

L'Ue va a caccia dei fondi per un “prestito di risarcimento” a Kyiv

David Carretta

Gran parte dei 210 miliardi dei beni russi immobilizzati sono diventati contanti. Quel denaro potrebbe essere utilizzato per comprare titoli emessi dalla Commissione. I fondi sarebbero poi investiti in titoli più rischiosi per garantire il prestito all’Ucraina

I ministri delle Finanze della zona euro oggi avranno una discussione sulla possibilità di utilizzare gli attivi russi congelati per finanziare in modo più consistente l’Ucraina e le sue capacità di difesa. L’Eurogruppo di Copenhagen non prenderà decisioni. Il tabù della confisca dei 210 miliardi di euro della Banca centrale russa, immobilizzati dal 2022 nelle istituzioni finanziarie dell’Unione europea grazie alle sanzioni, non sarà violato. Ma l’Ue deve affrontare urgentemente il problema dei finanziamenti all’Ucraina, dopo che Donald Trump ha interrotto tutti gli aiuti. Kyiv si trova di fronte a un enorme buco di bilancio il prossimo anno, che comprometterebbe la sua capacità di continuare a difendersi dalla guerra della Russia. Mercoledì Volodymyr Zelensky ha sintetizzato con una frase la situazione: “Il mio piano A è porre fine alla guerra quest’anno. Il piano B costa 120 miliardi di dollari per il 2026: 60 arriveranno dal bilancio ucraino, 60 li dobbiamo trovare”. La risposta dell’Ue potrebbe prendere la forma di un “Prestito di Risarcimento” finanziato attraverso gli attivi sovrani russi.

 

E’ stata Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione, ad annunciare la possibilità di un nuovo prestito all’Ucraina, dopo quello di 50 miliardi di dollari fornito dai paesi del G7 nel 2024. “Grazie alle disponibilità liquide associate a tali beni, potremo fornire all’Ucraina un Prestito di Risarcimento (Reparations Loan)”, ha detto von der Leyen nel discorso sullo Stato dell’Unione il 10 settembre. “Gli attivi veri e propri non verranno toccati” e “l’Ucraina rimborserà il prestito solo una volta che la Russia avrà pagato i risarcimenti”. Tuttavia “l’assunzione dei rischi dovrà essere collettiva”. Dietro ogni frase di von der Leyen ci sono le soluzioni tecniche che si stanno elaborando per proporle ai ministri. La confisca degli attivi sovrani russi resta un tabù. Il Belgio, dove gran parte del denaro russo è detenuto dalla società Euroclear, è contrario per il timore di richieste di risarcimento della Russia. Germania, Francia, Italia e Banca centrale europea anche, perché potrebbero esserci ripercussioni per la credibilità internazionale dell’euro e la stabilità finanziaria. “Non ci stiamo avviando verso la confisca”, spiega al Foglio un funzionario dell’Ue.

 

La soluzione passa dalla creatività finanziaria. Gran parte dei 210 miliardi di attivi sovrani russi sono diventati contanti, dopo che i titoli in cui erano investiti sono andati a scadenza. Quel denaro potrebbe essere utilizzato per comprare titoli emessi dalla Commissione. I fondi sarebbero poi investiti in titoli più rischiosi per garantire il prestito all’Ucraina, da ripagare solo quando Kyiv sarà risarcita dalla Russia per i danni di guerra. L’utilizzo di uno “veicolo finanziario speciale” permetterebbe di evitare veti da parte dell’Ungheria e di aprire il meccanismo a paesi extra Ue. Gli stati membri saranno comunque chiamati a fornire una garanzia, nel caso in cui le sanzioni contro la Russia dovessero essere revocate. Già in due occasioni l’Ungheria ha minacciato di non approvare il prolungamento semestrale delle sanzioni, necessario a mantenere i 210 miliardi di euro immobilizzati nell’Ue.

 

Le casse di Kyiv non sono ancora prosciugate. Grazie al prestito da 50 miliardi del G7, c’è spazio fiscale fino alla prossima primavera. Ma l’Ue e Zelensky devono fare i conti anche con il Fondo monetario internazionale, che potrebbe interrompere il suo programma di assistenza macrofinanziaria senza l’assicurazione che l’Ucraina riceverà altri fondi nei prossimi dodici mesi. La prossima scadenza del Fmi è a fine ottobre. Sono in corso negoziati per farla slittare all’inizio dell’anno. Saranno i capi di stato e di governo dell’Ue a dover prendere la decisione sul “Reparations Loan” nei due vertici che si terranno all’inizio e alla fine di ottobre. Con il cancelliere Friedrich Merz, la Germania è diventata meno prudente. Il “Reparations Loan” fa paura al Cremlino. Lunedì il suo portavoce Dmitry Peskov ha avvertito che l’uso degli attivi russi “non resterà senza risposta”.