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In Francia
Lecornu non convince i socialisti. Oggi la Francia fa sciopero
Il primo ministro francese dovrà risolvere il più intricato rebus di governo degli ultimi anni e affrontare le mobilitazioni dei sindacati, che scenderanno oggi in piazza contro le misure di austerità
L’incontro con il Partito socialista (Ps) era il più atteso del giro di consultazioni che il nuovo primo ministro francese, Sébastien Lecornu, ha avviato la scorsa settimana con l’obiettivo di allargare la sua base all’Assemblea nazionale, formata per ora dal blocco centrale dei partiti che sostengono il presidente Emmanuel Macron, Renaissance, MoDem e Horizons, più i Républicains, il partito gollista. La speranza di Lecornu era quella di trovare un punto di equilibrio con i socialisti, perché il tempo stringe: c’è un governo da costruire e un piano di bilancio per il 2026 da presentare entro il 15 ottobre. Ma il faccia a faccia con il primo segretario Olivier Faure, e i capigruppo dei deputati e dei senatori Ps, Boris Vallaud e Patrick Kanner, si è concluso con un nulla di fatto, confermando le distanze tra la proposta di manovra finanziaria dei macroniani e quella dei socialisti.
“Siamo rimasti insoddisfatti”, sono le prime parole che Faure ha detto ai giornalisti al termine dell’incontro con Lecornu. Che è rimasto “vago sulle sue intenzioni”, ha sottolineato il primo segretario Ps. “Non abbiamo la minima idea di cosa farà. Restiamo cauti su ciò che potrebbe accadere”, ha aggiunto il leader dei socialisti, lanciando un avvertimento al nuovo capo di governo: “Se non è disposto ad ascoltare, lo sfiduceremo come Bayrou”. I socialisti si sono presentati a Matignon con il loro bagaglio di proposte per provare a siglare un patto di non-censura con Lecornu: la tassa Zucman, dal nome dell’economista pikettyano Gabriel Zucman, che invoca un’imposta annuale del 2 per cento sui patrimoni superiori ai 100 milioni di euro, e la sospensione della riforma delle pensioni, che ha alzato l’età pensionabile a 64 anni. Ma hanno portato anche i risultati di un sondaggio da essi commissionato, che evidenzia un forte sostegno dei francesi alla contromanovra finanziaria del Ps. Secondo l’inchiesta condotta dall’istituto Ifop, è l’86 per cento dei francesi a essere favorevole alla tassa Zucman. Più in generale, la proposta del Ps di “far gravare maggiormente lo sforzo fiscale richiesto ai francesi sulle grandi fortune e sulle imprese” raccoglie l’85 per cento delle opinioni favorevoli. “Anche se non abbiamo la maggioranza all’Assemblea nazionale, c’è una maggioranza assoluta dei francesi che vuole la giustizia fiscale e la tassa sui patrimoni, che vuole misure a favore del potere d’acquisto. Il governo deve ascoltare questo desiderio di cambiamento”, ha dichiarato al Parisien il capogruppo dei deputati Ps Boris Vallaud. “In un certo senso, questo sondaggio può aiutare il primo ministro a concretizzare il suo appello alla ‘rupture’”, ha aggiunto Vallaud.
Per i macroniani, tuttavia, la tassa Zucman è un’imposta confiscatoria che non risolverebbe certo i problemi del debito francese: anzi, ne aggraverebbe altri, come la fuga degli investitori verso lidi più liberali e il malcontento del mondo imprenditoriale. Per i socialisti, ma anche per i Verdi e il Partito comunista, è invece la conditio sine qua non per sedersi al tavolo e iniziare ad abbozzare un accordo di non-censura. “Non abbiamo ricevuto risposte molto chiare”, ha dichiarato ieri la leader dei Verdi Marine Tondelier, manifestando le stesse perplessità dei socialisti dopo il suo incontro con il premier. “O Sébastien Lecornu ribalta la situazione, oppure sarà lui a essere ribaltato”, ha minacciato la capogruppo dei deputati ecologisti, Cyrielle Chatelain.
La dichiarazione di politica generale di Lecornu è attesa per il 2 ottobre. Prima di quella data, dovrà risolvere il più intricato rebus di governo degli ultimi anni e affrontare le mobilitazioni dei sindacati, che scenderanno oggi in piazza contro le misure di austerità, e degli agricoltori, che sfileranno il 26 settembre contro l’accordo Ue-Mercosur.


bruxelles
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