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L'editoriale del direttore
I più indignati con Trump dovrebbero essere i suoi follower europei
Speravano fortissimamente in lui per avere meno guerre, più crescita, meno europeismo, più sovranismo e anche meno centralità della Cina. È successo l’opposto. Ragioni per mandare a quel paese il proprio beniamino arancione
Speravano in lui per avere più pace, ma niente. Speravano in lui per far finire le guerre, ma niente. Speravano in lui per avere più prosperità, ma niente. Speravano in lui per avere più sovranismo e meno europeismo, ma niente. Tra i molti e appassionanti misteri della politica italiana ve n’è uno spassoso e inquietante che riguarda il numero di energie invero molto elevato consumate ogni giorno dai follower di Trump per trattenersi dal mandare a quel paese il proprio beniamino arancione. Gli anti trumpiani, lo sapete, il disastro di Trump lo hanno visto arrivare, come si dice, e capire cosa ne pensano i non trumpiani dei primi mesi di Trump è come chiedere all’oste se il vino dell’osteria è buono oppure no. I trumpiani, però, da questo punto di vista rappresentano un caso di studio più interessante e il viaggio iniziato ieri dal presidente degli Stati Uniti in Europa, o meglio nel Regno Unito, paese dove il trumpismo è diventato imbarazzante anche per i seguaci di Trump, vedi Nigel Farage, scavalcato a destra dai follower più genuini del movimento Maga, è utile per provare a compiere un’operazione spericolata: fare un bilancio dei primi otto mesi di Trump provando a entrare nella testa di un trumpiano europeo che aveva immaginato di poter usufruire dell’onda generata dalla vittoria dei repubblicani americani per poter raggiungere alcuni degli obiettivi promessi da Trump.
Sul Make America Great Again saranno gli americani a giudicare, naturalmente, e se il giudizio sarà basato sul prezzo dei beni di consumo, che Trump aveva promesso di far tornare rapidamente alla normalità, non sarà un giudizio positivo. Ma su alcuni obiettivi sensazionali indicati da Trump all’inizio del suo mandato, e che tanto avevano eccitato i suoi follower con faccia tosta al seguito, si può provare, senza presunzione, senza supponenza, a ragionare. Sono alcuni punti che dovevano caratterizzare la “svolta buona” del presidente americano e che, esaminati i quali, dovrebbero dimostrare anche ai follower di Trump la quantità di tossine e fesserie e insuccessi politici messi insieme nel giro di pochi mesi dal loro beniamino. Trump aveva detto che sarebbe stato il presidente della pace, il Nobel è un’ambizione reale, ci vuole materiale di pregio per costruire maschere così resistenti da nascondere le risate, e nel giro di pochi mesi il risultato è questo. La pace è lontana, sia in medio oriente sia in Ucraina.
L’azione di Netanyahu ha messo a dura prova Trump sia per quanto riguarda Gaza sia per quanto riguarda il Qatar, e il rischio di far saltare gli Accordi di Abramo con i paesi arabi farebbe saltare in aria anche l’unico strumento che ha Trump in mano per lavorare a una stabilità del medio oriente, sempre che non si consideri una proposta di pace l’idea di trasformare Gaza in un resort a cinque stelle. In Ucraina, piuttosto che promuovere la pace, Trump ha fatto di tutto per mostrare a Putin la sua volontà di non umiliarlo, di trattarlo bene, e piuttosto che ottenere un avvicinamento del presidente americano alla causa occidentale, per così dire, Trump ha ottenuto i seguenti successi. La Russia ha bombardato con una intensità mai vista prima l’Ucraina. La Russia si è avvicinata come non mai con i suoi colpi a Kyiv. La Russia ha sconfinato con i suoi droni nei paesi della Nato. La Russia ha dichiarato di essere ora in guerra non solo con l’Ucraina ma anche con la Nato. La Russia si è avvicinata come non mai allo stesso stato dal quale, secondo gli strateghi del trumpismo, Trump l’avrebbe dovuta allontanare, ovvero la Cina. La stessa Cina, che doveva essere isolata da Trump, nel giro di un batter d’occhio ha assunto una centralità superiore rispetto al passato, firmando nuovi accordi di cooperazione con la Russia, facendo avvicinare alla Cina anche la democrazia più popolosa del mondo, ovvero l’India. E il risultato della missione di pace di Trump, finora, è stato l’aver avvicinato ancora di più la Russia alla Cina, di aver creato un collante nuovo e ulteriore tra i nemici dell’occidente, di aver allontanato l’India dai paesi democratici e di aver in tutto questo allontanato gli alleati dell’America, ovvero i paesi europei, destabilizzati a colpi di dazi, guerre commerciali, minacce di disimpegno americano dai confini dell’Europa. I trumpiani che hanno sostenuto Trump con l’idea di proteggere la propria sovranità, la propria sicurezza, la propria pace e la propria economia avrebbero dunque più ragioni per essere imbufaliti con Trump rispetto a chi aveva visto arrivare la minaccia trumpiana.
Dovrebbero essere imbufaliti perché Trump, difendendo la sua idea di interesse americano, ha minacciato l’interesse nazionale dei suoi paesi alleati, mette sotto pressione i partner, colpendo il commercio globale e mettendo a rischio la capacità dei paesi con industrie più forti di esportare nel mondo e dunque di produrre ricchezza, benessere e posti di lavoro. Dovrebbero essere imbufaliti perché Trump ha costretto l’Europa a spendere in armi, in Difesa, soldi che, secondo la stessa propaganda dei trumpiani europei, sarebbero stati dovuti essere impiegati per altro, per sanità, welfare, lavoro. Dovrebbero infine essere imbufaliti con Trump perché Trump ha messo di fronte agli occhi dei trumpiani europei, quelli che hanno ancora la faccia tosta di dichiararsi come tali, una verità difficile da digerire: se vuoi difendere l’interesse nazionale dai populisti globali devi necessariamente mettere da parte il sovranismo, devi necessariamente mettere da parte il tuo istinto anti europeista e devi riconoscere che il problema dell’Europa non è, come si diceva un tempo, come diceva un tempo il sovranista collettivo, che l’Europa fa troppo ma semmai che l’Europa fa troppo poco, e che deve fare di più, deve essere più presente, più forte, più solidale. Trump è una catastrofe planetaria, un disastro quotidiano, un incubo senza fine. Ma coloro che dovrebbero essere forse più indignati contro l’impostore arancione sono tutti coloro che avevano sperato in un’affermazione di Trump per portare la pace, dare forza all’economia, indebolire l’europeismo e rendere il nazionalismo great again. La verità è lì di fronte ai loro e nostri occhi e ci vuole una discreta faccia tosta, anche per i trumpiani, a non mandare a quel paese il proprio beniamino arancione.


bruxelles
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