(foto Ap)

le reazioni a destra

La furia Maga dopo l'assassinio di Charlie Kirk

Matteo Muzio

Nella galassia dell'estrema destra americana si invocano repressioni, purghe e una svolta autoritaria. E anche Musk attacca la sinistra

Poco tempo dopo l’assassinio di Charlie Kirk, il presidente Donald Trump ha diffuso un messaggio sui social di cordoglio per un leader “molto rispettato dai giovani, più di chiunque altro”. Poi, sempre parlando con tono presidenziale, ha aggiunto che questo è il frutto “della retorica di sinistra radicale” demonizzatrice degli avversari politici e che l’amministrazione “farà di tutto per catturare i responsabile” ma anche “contro le organizzazioni che lo hanno finanziato”. Nessun cenno alla morte della deputata statale del Minnesota Melissa Hortman. Nonostante certe parole in altri tempi sarebbero suonate sinistre e minacciose, oggi quasi sembrano tranquillizzanti, anche perché si parla di un presidente che in genere non esita a usare toni molto pesanti. Alcuni suoi seguaci però, non hanno avuto questa delicatezza, anzi. Sono andati dritti per la tangente. Invocando repressioni, purghe e persino una svolta autoritaria.

 

Già qualche giorno fa Stephen Miller, vicecapo di gabinetto della Casa Bianca, aveva già affermato che i democratici sono “un’organizzazione estremista” ma all’indomani della morte di Kirk questo sentire è esploso. Alex Jones, il famigerato fondatore di Infowars e noto propalatore di bufale online, ha detto durante un livestream la frase “Questa è guerra”, ripetendola tre volte. E il fondatore della milizia di estrema destra degli Oath Keepers Stewart Rhodes, fresco di grazia presidenziale per il suo coinvolgimento nell’insurrezione del 6 gennaio 2021, ha detto che vuole rifondare il suo gruppo per fornire protezione alle figure a rischio come Kirk. Non solo: ha detto che il presidente deve invocare l’Insurrection Act contro la sinistra per la sua “ribellione” contro la Legge. La stessa Legge che lui ha infranto oltre quattro anni fa.

 

Elon Musk, in fase di riavvicinamento ai repubblicani, ha scritto su X che “la sinistra è il partito dell’omicidio”. Poi ha citato un post che sosteneva che “figure come Gavin Newsom” hanno radicalizzato l’opinione pubblica. Dimenticandosi, forse dolosamente, che il governatore della California aveva ospitato Kirk nel suo podcast qualche mese fa. Non poteva mancare poi una delle voci più ascoltate da Trump, Laura Loomer, che di fatto ha chiesto la condanna della “sinistra terrorista” e Christopher Rufo, un tempo più moderato, chiede di inflitrare e distruggere tutte le organizzazioni di estrema sinistra. Senza che il movente del delitto sia ancora noto, in pura proiezione.

Anche dai banchi delle istituzioni ci sono voci simili: Derrick Van Orden, deputato del Wisconsin ha detto che “chiunque a sinistra non condanni ciò è parte del problema” mentre la ultratrumpiana Anna Paulina Luna della Florida ha rincarato la dose dicendo che “la sinistra diffonde l’odio che pretende di combattere”. Stranamente, la sua collega Marjorie Taylor Greene, un tempo paladina dell’estremismo Maga, ha rilasciato una dichiarazione più morbida sul paese che deve “sollevarsi e far finire tutto questo”. Ancora più inquietanti appaiono le dichiarazioni di chi stava alla destra di Kirk, ovvero Christopher Pohlhaus, leader del gruppo neonazista Blood Tribe ha dichiarato che “anche se in vita Kirk era nostro nemico e combatteva il collettivismo bianco, ora ci aiuta a far comprendere che per la sinistra tutta la destra è nazi”. E quindi da morto “può diventare uno strumento di reclutamento”. Forse queste dichiarazioni si risolveranno in nulla e metteranno in ombra il fatto che la stessa Fbi trumpizzata ha rimosso la responsabile delle indagini in Utah qualche settimana fa, lasciando la sua posizione scoperta. Però fanno capire come la violenza politica sta diventando sempre più bipartisan. E qualcuno può prendere queste parole sul serio, ancora una volta.

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