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problemi cubani

Blackout e proteste. Cuba fa i conti con la crisi del turismo

Maurizio Stefanini

L'isola affronta un collasso sistemico tra interruzioni energetiche, emigrazione record e repressione crescente, con impatti gravi sull’economia e la vita quotidiana. Gli investitori esteri iniziano a perdere fiducia, mentre il settore dell’ospitalità registra cali drammatici e ritorni sempre più deludenti

La tempesta perfetta che si sta abbattendo sul regime cubano inizia ad avere conseguenze  sul turismo  che preoccupano sempre più i grandi investitori spagnoli. Sono continui i black-out elettrici: ieri il 49 per cento di Cuba è rimasto senza luce, e il famoso scrittore Leonardo Padura Fuentes ha rivelato che ha speso 4 mila dollari in pannelli solari per ovviare al problema. Come spiega, lui può permetterselo perché guadagna all’estero con i suoi libri, ma i cubani normali no. Secondo la società elettrice statale, almeno il 60 per cento delle interruzioni è dovuto alla mancanza di valuta per comprare combustibile per le centrali, ora l’alleato Venezuela di Maduro – anch’esso in crisi energetica – ha smesso di fornire greggio in cambio di aiuto di intelligence e “missioni” assistenziali. Ma il resto dipende dalla mancata manutenzione. 


A ciò, si aggiungono  le interruzioni nelle forniture di acqua. E il sistema produttivo continua a precipitare: in quello che fu il primo esportatore di zucchero al mondo il raccolto non è arrivato alle 150 mila tonnellate: meno dell’1,5 per cento rispetto ai famosi “10 milioni” che Fidel Castro aveva posto come obiettivo della Rivoluzione nel 1970, e il peggiore raccolto in un secolo.  Un effetto del disagio è l’aumento senza precedenti della criminalità: secondo l’Observatorio Cubano de Auditoría Ciudadana, più 378 per cento in due anni, in particolare in termini di traffico di droga a presenza di armi da fuoco. Un altro effetto del disagio è l’emigrazione di massa: tra 2021 e 2024, secondo i dati del regime regime, se ne è andato almeno un milione di persone, pari al 10 per cento della popolazione. Ciò ha rappresentato per la società telefonica una caduta di entrate cui ha risposto con un aumento delle tariffe per internet, che ha colpito soprattutto gli studenti. Conseguenza, nel corso di agosto l’Observatorio Cubano de Conflictos e la Fundación para los Derechos Humanos en Cuba hanno registrato un record storico di 1.024 proteste. Per la conseguente repressione, secondo l’organizzazione Prisoners Defenders a luglio il numero dei detenuti politici è arrivato a sua volta a un numero record: 1.176. Proprio il fatto che le forze dell’ordine si dedicano con preferenza a fermare le proteste i delinquenti comuni agiscono sempre più indisturbati.


Tutto ciò – delinquenza, black out, carenze, tensioni, mancanza di investimenti – non fa ovviamente bene al turismo, che era rimasto la principale fonte di valuta del paese assieme all’export di operatori sanitari. Ovviamente il turismo era stato danneggiato dal Covid, come nel resto del mondo. Ma in  tutto il mondo la situazione si è ristabilita: l’Onu ha misurato un giro di 1,4 miliardi di turisti negli ultimi due anni. Francia, Spagna, Italia, Turchia e Stati Uniti stanno ormai sopra ai livelli di visitatori del 2019, anche se per gli Usa si teme un effetto Trump negativo, per le politiche contro gli stranieri. Ma Cuba è invece un’eccezione negativa: da 5 milioni di turisti nel 2018 a 3,2 milioni nel 2023 e 2,2 nel 2024. E nei primi mesi del 2025 siamo a 1,12 milioni: il 23,2 per cento in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. 


Come ricorda il quotidiano spagnolo El País, ciò inizia a preoccupare Meliá e Iberostar: due catene alberghiere spagnole che nell’isola hanno investito massicciamente, rispettivamente con 33 e 20 hotel. Iberostar a maggio ha inaugurato l’hotel più grande dell’isola: 42 piani e 600 stanze, per un investimento da 200 milioni. Ma un imprenditore spagnolo presente nell’isola ha commentato: “Non ci sono abbastanza turisti a Cuba, e meno che mai per pagare i prezzi di questo hotel”. Meliá, in particolare, in Spagna ha guadagnato 185,3 milioni di euro, ma a Cuba ce ne ha rimessi 4. La perdita più grave dopo il Regno Unito, dove l’effetto Brexit ha passato un conto da 11,12 milioni. Solo il 39,4 per cento dei posti negli hotel cubani di Meliá è stato occupato nei primi sei mesi dell’anno, contro una media mondiale del 60 per cento. 

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