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Editoriali
La mela avvelenata di Robert Kennedy Jr.
Il movimento Maha, che nasce come una declinazione sanitaria dello slogan trumpiano Maga, promuove il cibo salutare, ma boicotta vaccini e ricerca
Nel dibattito sulla riforma della sanità americana, Robert F. Kennedy Jr. con un articolo sul Wall Street Journal dal titolo “Una mela al giorno è una buona ricetta”, rilancia un tema importante: la necessità di una formazione medica che includa la nutrizione. Una proposta che ha il merito di riportare l’attenzione sul valore della prevenzione e degli stili di vita sani nella lotta alle malattie croniche. Tuttavia, quando questa proposta si inserisce nel contesto ideologico del movimento Maha (Make America Healthy Again), si apre un cortocircuito concettuale. Il Maha nasce come una declinazione sanitaria dello slogan trumpiano Maga (Make America Great Again), ma assumendo spesso per assumere i temi e i tic della sinistrsa alternativa e radical chic. Da un lato, si promuove un ritorno a una medicina più “naturale”, centrata sull’alimentazione, sull’attività fisica e sulla consapevolezza individuale. Dall’altro, si alimentano infondati sull’efficacia e la sicurezza dei vaccini, strizzando l’occhio a posizioni negazioniste e antiscientifiche che mettono in discussione decenni di evidenze.
È qui che si consuma l’ambiguità: la nutrizione è importante, certo. Ma non può sostituirsi alla medicina basata sull’evidenza, né tantomeno ai presidi di salute pubblica come le vaccinazioni. Non mangiare una mela al giorno può avere conseguenze sulla salute del singolo. Ma non vaccinarsi significa esporre un’intera comunità a rischi evitabili, come il ritorno di malattie debellate o l’aggravarsi di epidemie. Un’alimentazione sana previene l’insorgenza dei tumori, ma bloccare i fondi alla ricerca sulla tecnologia mRna – in ossequio alle paranoie dei No vax – previene che si trovino cure efficaci contro il cancro. Confondere benessere personale con salute pubblica è pericoloso, soprattutto se le due cose sono viste una in alternativa all’altra. E’ giusto promuovere stili di vita sani, ma se questa promozione viene usata per screditare la scienza e i suoi strumenti collettivi, allora diventa una narrazione tossica. Serve una sanità che curi e prevenga, ma soprattutto che non preferisca a prescindere ciò che è “naturale” a ciò che è basato sull’evidenza scientifica.