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La clamorosa espulsione dell'ambasciatore iraniano in Australia
Per la prima volta dal Dopoguerra l’Australia espelle un ambasciatore. Teheran è accusata di aver diretto attacchi incendiari sul suolo australiano e di alimentare una rete di odio, violenza che mina la sicurezza nazionale
Ieri il primo ministro australiano Anthony Albanese e il direttore generale dell’Australian security intelligence organisation (Asio), Mike Burgess, hanno confermato che l’Iran è direttamente responsabile di almeno due attacchi incendiari di matrice antisemita che sono avvenuti sul suolo australiano a fine 2024. La rivelazione dell’intelligence è stata accompagnata da una rara e altrettanto clamorosa decisione da parte del governo, soprattutto considerando che si tratta di un governo laburista: l’espulsione immediata dell’ambasciatore iraniano a Canberra, Ahmad Sadeghi, e di altri tre membri dello staff della sede diplomatica, la sospensione delle attività dell’ambasciata australiana a Teheran e la preparazione di una legge per inserire i Guardiani della rivoluzione (Irgc), il potente braccio militare-ideologico del regime iraniano, nella lista delle organizzazioni terroristiche.
“Questa è la prima volta dal Dopoguerra che l’Australia espelle un ambasciatore”, ha detto Albanese ieri, e ha aggiunto che “è probabile che l’Iran abbia diretto ulteriori attacchi”. Burgess ha accusato apertamente l’Irgc di aver “messo a rischio delle vite, terrorizzato le comunità e lacerato il nostro tessuto sociale. L’Iran e i suoi rappresentanti hanno letteralmente e figurativamente acceso i fiammiferi e alimentato le fiamme”. L’ambasciata avrebbe usato una rete di intermediari e criminali comuni per mascherare i legami diretti con Teheran.
Kylie Moore-Gilbert, accademica australiana che è stata incarcerata in Iran per più di due anni, ha scritto ieri sul Sydney Morning Herald che durante la sua prigionia un membro dell’Irgc si era presentato davanti a lei con un foglio A4: “C’erano scritti i nomi e gli indirizzi di una serie di sinagoghe e organizzazioni ebraiche nella mia città natale, Melbourne, compresi i sobborghi di Caulfield e Doncaster. Voleva sapere se avessi visitato qualcuna di esse e, in caso affermativo, cosa ci fosse all’interno”. Lei non aveva alcun interesse a collaborare con loro: credeva di essere destinata a una lunga prigionia.
Ma aveva raccontato la vicenda degli indirizzi all’intelligence australiana, dopo la sua liberazione, e quando l’anno scorso gli attacchi e le aggressioni antisemite non solo sono aumentate, ma venivano sempre perpetrate da gruppi con poco interesse per le questioni del medio oriente, molti osservatori dell’Iran avevano già capito chi potesse essere il vero mandante.
La decisione di ieri, accompagnata dalla dura ed esplicita conferenza stampa, ci dice due cose: la prima è che l’intelligence ha una certezza granitica del fatto che dietro ai numerosi attacchi, non solo incendiari, dei mesi scorsi ci sia l’Iran. Ma ci dice pure che il governo australiano vuole fare sul serio con l’Iran, e secondo la stampa australiana ha esaurito i metodi più diplomatici per mettere un freno concreto alle minacce alla sua sicurezza nazionale.