Maduro non libera Trentini perché aspetta lo scambio dall'Italia

Maurizio Stefanini

Gli italo-venezuelani De Grazia e Assenzo sono fuori dal carcere ma con restrizioni, liberati insieme a 13 detenuti politici. Il cooperante invece resta in cella. Il leader venezuelano usa i prigionieri come pedine diplomatiche. mentre continua la partita internazionale tra Caracas, Washington e Ue (ed Eni)

Come mai, domenica scorsa, il leader venezuelano Nicolas Maduro ha liberato i cittadini italiani Américo De Grazia e Margarita Assenzo, ma non Alberto Trentini? In realtà, sebbene usciti dal carcere e non formalmente ai domiciliari, entrambi hanno il divieto di lasciare Caracas e l’obbligo di presentarsi in tribunale. “Si tratta di un risultato maturato anche grazie al lavoro svolto dalla Farnesina e dalle istituzioni dello stato su impulso del ministro Antonio Tajani e del governo”, ha rivendicato la stessa Farnesina. E hanno espresso soddisfazione anche Fabio Porta e Pier Ferdinando Casini, due parlamentari da sempre in prima linea sul tema, aggiungendo però il desiderio che ora sia liberato anche Alberto Trentini, il cooperante veneziano di 45 anni detenuto in Venezuela da più di nove mesi. La famiglia Trentini ha diffuso un comunicato in cui però traspare una punta polemica. “Una felicità che vorremmo poter condividere anche noi: Alberto è in carcere da oltre nove mesi e nessuno ancora lo ha potuto visitare. Esigiamo che il nostro governo concretizzi finalmente gli sforzi per  portare a casa Alberto. Ogni giorno in più di detenzione e di attesa produce intollerabile sofferenza. Confidiamo nell’azione urgente della Farnesina e dell’inviato speciale”.

  
Tra i due liberati e Trentini c’è però una grossa differenza. Perché entrambi hanno la doppia cittadinanza italo-venezuelana: Américo De Grazia è un ex deputato del Venezuela e Margarita Assenzo è un’ex dipendente del municipio di Maracaibo. Sono stati liberati assieme ad altri 11 detenuti politici, e l’annuncio è stato dato non dal governo ma da Henrique Capriles Radonski, il candidato presidenziale che sfidò due volte Maduro e che ora è il leader più importante di quella parte minoritaria dell’opposizione che alle ultime elezioni non ha seguito il boicottaggio chiesto da María Corina Machado e Edmundo González Urrutia.  

 

Il contesto politico internazionale è quello della squadra navale che gli Stati Uniti hanno mandato di fronte al Venezuela per contenere il narcotraffico, dopo aver raddoppiato la taglia su Maduro. In molti stanno evocando lo scenario che portò al rovesciamento di Noriega, e all’operazione stanno comunque arrivando vari appoggi, sia pure di diversa natura: Paesi Bassi, Francia, Trinidad e Tobago, Guyana, Ecuador, Paraguay. Maduro ha evocato l’improbabile mobilitazione di 4,5 milioni di miliziani, cifra che in realtà corrisponde a tutti i dipendenti pubblici del Venezuela. Ma venerdì ha anche fatto un discorso in cui ha evocato il 1902, quando il caudillo venezuelano di fronte a un blocco navale anglo-tedesco-italiano aveva offerto di dimettersi e di liberare i detenuti politici. 

 

Insomma, la logica della liberazione di De Grazia e della Assenzo è interna. Trentini è invece un italiano-italiano, nella lista di quegli altri detenuti stranieri che Maduro trattiene come presumibile merce di scambio con altri stati. Nel caso dell’Italia, a parte un riconoscimento della legittimità del voto del luglio 2024 che in realtà dovrebbe essere tutta la Ue a decidere, si parla insistentemente dell’Eni, e dei 2,1 miliardi di crediti che ha con la società petrolifera di stato venezuelana Pdvsa

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