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Fine e risveglio di Kushner Sr, che apre la crisi diplomatica con Macron

Marco Bardazzi

Dopo vent'anni dallo scandalo e la prigione, il milionario, nominato ambasciatore a Parigi da Trump, attacca il presidente francese sull'antisemitismo e riapre vecchi conti, mentre la Francia protesta e la Casa Bianca lo difende

Vent’anni fa di questi tempi, nell’estate del 2005, Charles Kushner era un milionario sconfitto che scontava due anni di condanna in una cella nel carcere federale di Montgomery, in Alabama. All’epoca era uno dei più grandi sponsor del Partito democratico e i giornali raccontavano il torbido processo per evasione fiscale e finanziamenti illeciti che l’aveva portato in prigione. Vent’anni dopo il mondo si è capovolto, come è accaduto a molti personaggi saliti sul carro di Donald Trump. Da poco più di un mese Charles Kushner è arrivato a Parigi come ambasciatore degli Stati Uniti e ha già aperto una crisi diplomatica transatlantica, andando all’attacco di uno dei leader mondiali che Trump meno sopporta: Emmanuel Macron. E a dimostrazione che le vendette vanno servite fredde, nelle stesse ore in cui Kushner prende di mira l’Eliseo, il consuocero che siede nello Studio Ovale gli sta facendo un regalo mettendo nel mirino l’uomo che l’aveva mandato in carcere, l’ex governatore repubblicano del New Jersey Chris Christie. Poche storie personali come quella di Charles Kushner raccontano quanto sia cambiata l’America in questi anni. Dietro tutto ci sono le dinamiche del più potente clan familiare del momento, quello che ruota intorno a The Donald. A cambiare il destino dell’attuale ambasciatore è stato il matrimonio tra il figlio Jared e Ivanka Trump, un evento che ha portato la dynasty ebraica dei Kushner a spostarsi dal sostegno ai democratici a quello al mondo repubblicano Maga. Un cambio di casacca che prima ha permesso a Kushner di beneficiare, negli ultimi giorni della prima presidenza Trump, di un perdono che gli aveva ripulito la fedina penale. Poi gli è valso l’incarico di ambasciatore presso uno dei più importanti alleati degli Stati Uniti. 


Parigi ha reagito furibonda a una lettera aperta a Macron che il settantenne Kushner ha fatto pubblicare domenica sul Wall Street Journal, nella quale l’ambasciatore accusa la Francia di non fare abbastanza per combattere l’antisemitismo. “Il presidente Trump e io abbiamo figli ebrei e condividiamo nipoti ebrei, quindi so cosa prova sull’antisemitismo”, ha scritto Kushner. Il riferimento è alla conversione di Ivanka alla religione ebraica in occasione del matrimonio con Jared nel 2009 e ai tre figli della coppia. Ma per Kushner senior è anche una questione molto personale, come figlio di ebrei polacchi sopravvissuti all’Olocausto e poi emigrati in America. Molti osservatori americani hanno però letto la presa di posizione in chiave politica, come una risposta, forse ispirata dalla Casa Bianca, alla decisione annunciata da Macron di voler riconoscere lo stato di Palestina. Il ministero degli Esteri francese, nelle stesse ore in cui si occupava degli attacchi a Macron da parte di Matteo Salvini, ha definito “inaccettabili” le accuse di antisemitismo e ha convocato l’ambasciatore per una protesta formale. Il dipartimento di stato però, a conferma che la mossa non è stata certo un’iniziativa personale, si è schierato al fianco del proprio inviato a Parigi. “Confermiamo le sue dichiarazioni –  ha detto a Politico un portavoce – L’ambasciatore Kushner è il rappresentante del governo degli Stati Uniti in Francia e sta svolgendo un ottimo lavoro nel promuovere i nostri interessi nazionali in tale ruolo”. 


Mentre Kushner lanciava l’affondo contro Macron per conto dell’Amministrazione Trump, il presidente gli ha fatto un regalo prendendo di mira Christie, un ex alleato della Casa Bianca caduto in disgrazia. Trump ha tirato fuori una vecchia vicenda per auspicare indagini federali su Christie, un po’ il bis di quello che è avvenuto nei giorni scorsi a John Bolton, un altro ex consigliere diventato avversario, che si è visto perquisire casa e ufficio dall’Fbi. Christie venti anni fa era il procuratore federale che fece arrestare Kushner, all’epoca un magnate immobiliare e finanziatore dei democratici che aveva creato la propria ricchezza in modo identico a quello che era avvenuto a Trump: sfruttando il patrimonio del padre, basato sugli affitti di migliaia di appartamenti in New Jersey. Kushner fu sottoposto a un processo umiliante, nel quale fu costretto tra l’altro ad ammettere di aver tramato per far fuori dal business un cognato, al quale aveva spedito a casa una prostituta per riprendere tutto in video, consegnando poi la videocassetta alla sorella. I Kushner da allora sognano di vendicarsi di Christie e il momento potrebbe essere arrivato. Nel frattempo, Trump utilizza il consuocero per mandare “segnali” a Macron. La politica estera americana oggi si fa anche così.