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Editoriali
La repressione cinese sfinisce l'editore di Hong Kong Jimmy Lai
Portato in tribunale con una macchinetta per il monitoraggio del cuore, è accusato di cospirazione e collusione con potenze straniere. E rischia l’ergastolo. Le promesse vuote di Trump e Starmer e l'abbandono di un altro dei più coraggiosi difensori della democrazia
Ieri potrebbe essere stata l’ultima volta in cui Jimmy Lai è stato visto in pubblico vivo. E’ la dura realtà che da giorni gli attivisti sbattono in faccia ai rappresentanti delle istituzioni occidentali, che nel giro di cinque anni hanno pressoché abbandonato la difesa di Hong Kong dalla violenta repressione imposta da Pechino. Dopo due rinvii, uno per maltempo e uno per dei problemi al cuore dell’imputato, Jimmy Lai è stato portato in tribunale con una macchinetta per il monitoraggio del cuore addosso, e così si potuto dare il via alle fasi finali del processo contro di lui, che è accusato di due capi d’imputazione: cospirazione e collusione con potenze straniere, ai sensi della legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino nel 2020 sull’ex colonia inglese.
Se condannato, Lai rischia l’ergastolo. 77 anni, imprenditore ed editore del defunto Apple Daily, Lai è il simbolo di un attivismo pro democrazia che a Hong Kong è stato cancellato dal Partito comunista cinese, che quando ha capito che le proteste si erano fatte troppo minacciose ha trasformato la città, un tempo autonoma, in una emanazione di Pechino.
Il presidente americano Donald Trump aveva promesso che avrebbe fatto “tutto il possibile per salvarlo”, e così anche il primo ministro britannico, Keir Starmer, aveva detto che stava lavorando al rilascio di Lai, che è anche cittadino inglese. Per ora, però, niente si è mosso. Come tante altre personalità di spicco dell’attivismo di Hong Kong, Jimmy Lai – nonostante il patrimonio e i privilegi – ha lavorato a lungo per difendere l’autonomia dell’ex colonia inglese, ed è per questo che per Pechino il suo posto è il carcere. Per la sentenza bisognerà aspettare settimane. Ieri chi assisteva all’udienza ha descritto Lai affaticato, stanco, ma sempre pronto a lottare: a ogni accusa contro di lui stringeva le mani, pronto a dichiararsi ancora una volta innocente. Chissà se le democrazie del mondo avranno il coraggio di abbandonare un altro dei suoi più coraggiosi difensori.