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Nello Stato della Stella solitaria
Il ritorno dei democratici in Texas
Avevano lasciato lo stato per sabotare la legge di redistribuzione dei collegi elettorali e per "svegliare l'America". Ora ci sono i numeri per il redistricting. Tra l'entusiasmo di Trump e la sfida della California
Dopo due settimane, i rappresentanti democratici della Camera del Texas sono tornati in patria. Erano fuggiti per sabotare l’approvazione di una legge con cui i repubblicani avrebbero voluto ridisegnare la mappa dei distretti con cui si eleggono i rappresentanti dello stato al Congresso, in previsione delle elezioni di metà mandato del 2026. Un’operazione nota come “redistricting”, che di norma avviene ogni dieci anni in occasione dei nuovi censimenti, e che in questo caso ha un preciso scopo politico: riorganizzare i collegi del Texas in uno schema più favorevole ai repubblicani, che così potrebbero ottenere ben cinque seggi in più al Congresso. L’iniziativa era, ed è ancora, fortemente sostenuta anche dallo stesso Trump, mosso dal timore di perdere la maggioranza rossa - ora molto risicata - in una delle due camere.
I democratici texani al momento di votare questa legge - in una Camera convocata con una sessione straordinaria, dichiarata dal governatore repubblicano Gregory Abbott - se l’erano data a gambe. Erano fuggiti quasi tutti a Chicago, accolti dal governatore dell’Illinois, mentre da Austin fioccavano multe salate (circa 500 dollari al giorno) e minacce, sia di rimozione dall’incarico di parlamentari, sia di arresto.
La questione aveva subito assunto una dimensione nazionale, non solo per la risonanza mediatica attorno alla fuga o per la nuova mappa proposta dai repubblicani rientrava nelle mire di Trump per il 2026, ma anche perché governatori democratici di stati importanti come New York, la California e l’Illinois avevano esplicitato il loro appoggio alla protesta. Soprattutto Gavin Newsom, governatore della California e tra i principali nemici politici di Trump, aveva paventato la possibilità di procedere a un’operazione speculare: ridisegnare i distretti della California per distribuire l’elettorato in favore dei democratici.
Lo scorso giovedì i dem texani avevano annunciato il loro imminente ritorno, dichiarando che avrebbero voluto riportare la loro battaglia politica in Texas e che il loro gesto aveva lo scopo di “svegliare l’America”. Il loro leader Gene Wu aveva posto due condizioni per il ritorno: che la sessione straordinaria del parlamento statale si concludesse venerdì (cioè il giorno dopo), e che i parlamentari della California presentassero la loro proposta di redistricting, fino ad ora solo dichiarata. Entrambe le condizioni si sono realizzate, ed ecco dunque il rientro.
La prima sessione straordinaria del parlamento del Texas si è conclusa il giorno di Ferragosto, ma il governatore Abbott ne ha immediatamente convocata un’altra con lo stesso ordine del giorno. Non tutti i parlamentari, però, sono tornati: ieri, in aula, c’erano 29 assenti, e il presidente della Camera Dustin Burrows ha dichiarato che per loro i mandati d’arresto civile sono ancora in vigore, mentre coloro che sono rientrati hanno firmato un modulo con cui promettono di partecipare alla prossima seduta e accettano di essere scortati da un agente della polizia statale. Ma ci sono i numeri per votare la nuova mappa dei distretti elettorali, che è stata appena approvata da una commissione e che sarà a breve sottoposta al voto dell’intera Camera statale. “Per favore, votate questa mappa il prima possibile! Grazie Texas”, ha scritto Trump su X, entusiasta della “One big beautiful congressional Map”.