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iconoclastia

A Copenaghen come altrove i puritani confondono opere d'arte e persone in carne e ossa

Tommaso Tuppini

Prima la Sirenetta era troppo piccola, adesso ha il seno troppo grande. Dopo Colombo decapitato, il generale Lee disarcionato, Montanelli imbrattato di rosa, colpisce vedere un Nord Europa incapace di arginare con la sua proverbiale tolleranza il piagnonismo protestante

Qualche anno fa l’iconoclastia tornò di moda, dagli Stati Uniti alle nostre città: Colombo decapitato, il generale Lee disarcionato, Montanelli imbrattato di vernice rosa. Nel mirino finirono anche le statue che ritraevano le donne con entusiasmo anatomico: quando a Sapri comparve una spigolatrice di bronzo con il fondoschiena eccessivamente tornito, l’opinione pubblica spiccò un mandato di cattura contro lo scultore, reo di “sessualizzazione”. Per fare un’espiazione collettiva, questa primavera a Firenze e a New York sono state piazzate due opere gemelle: una donna nera e sovrappeso – quattro metri qui, tre metri e mezzo là – con le forme castamente appiattite da jeans e t-shirt. Un modo – spiega l’artista – “per rovesciare le gerarchie tradizionali e celebrare la diversità”. Monito davanti al quale c’è chi ha fatto orecchie da mercante: a Copenaghen i turisti si lamentavano perché la Sirenetta all’ingresso del porto è troppo piccola, e il comune ha pensato di rifarla in un altro quartiere e più grande, ma così è cresciuto proporzionalmente anche il volume del seno. La prima a protestare è stata una pastora luterana: “Rappresenta il desiderio degli uomini su come dovrebbe essere l’aspetto di una donna”.

A parte la convinzione, discutibile, che la fantasia erotica maschile si sia cristallizzata attorno alle maggiorate degli anni Ottanta, colpisce vedere un Nord Europa incapace di arginare con la sua proverbiale tolleranza nei costumi il piagnonismo del protestantesimo. Che pure, tra le eresie, è quella che più ha mostrato indulgenza verso le debolezze umane (pecca fortiter!). Purtroppo, è la variante puritana e bacchettona che sta colonizzando le coscienze, e infatti la gigantessa con la coda di pesce verrà rimossa. Due note rapide. Primo: sirene poppute, spigolatrici chiappone e nere obese magari si distinguono per il tasso più o meno elevato di sessappiglio, ma sembrano tutte uscite da un incubo del realismo socialista. Esiste da qualche parte una committenza pubblica con un minimo sindacale di senso estetico? No. La distruzione di ogni autorità e canone, invece di produrre la liberazione della fruizione artistica immaginata dagli ingenui, ha creato un catechismo burocratico.

Ormai le leggi del gusto le decidono i funzionari: a Berlino è bastata la segnalazione di un impiegato delle Pari opportunità per far togliere una Venere settecentesca da un palazzo governativo. Secondo: c’è una continuità tra il vecchio Zdanov e i nuovi militanti anti sesso. I poliziotti di ieri e di oggi non soltanto hanno un partito preso contro la bellezza ma sono accomunati da un equivoco grosso come una casa: confondono le opere d’arte con le persone in carne e ossa, credono che marmo e bronzo debbano suscitare le stesse reazioni dei corpi. Magritte, più saggio, scrisse “questa non è una pipa” sotto la pipa dipinta, per dire che un quadro non è la vita. Per fortuna! altrimenti non avremmo vie di fuga.

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