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Saverio ma giusto

I colloqui al fresco sono una grande idea

Saverio Raimondo

Trump è stato folle ad aver pensato a Roma: il caldo africano, tutto chiuso, la gente con la risposta automatica alle mail "out of office". Nessuno ha voglia. Con l'Alaska, quei due hanno svoltato il Ferragosto

Perché l’incontro fra Trump e Putin inizialmente previsto per lunedì 11 agosto a Roma è stato spostato al 15 agosto in Alaska? Ma ovvio: Putin avrà dato un’occhiata al meteo, e avrà detto al Presidente degli Stati Uniti “ma che c’andiamo a fare a Roma con 40 gradi? Ci sta il caldo africano! Sarà pure tutto chiuso”. In effetti immagino che a Meloni sia preso un bel colpo quando la scorsa settimana Trump l’ha chiamata per chiederle di organizzare un vertice Usa-Russia la settimana di Ferragosto, come se Palazzo Chigi fosse un catering e l’estate italiana una stagione di massima operatività. Ma chi vuoi trovare in quei giorni a Roma, Donald! Stanno tutti al mare, molti in Grecia, “out of office” con la risposta automatica impostata alle email, e se gli scrivi un messaggio non compare nessuna doppia spunta blu su WhatsApp. Al massimo toccava organizzare in qualche località di villeggiatura, magari una di quelle in crisi per risollevarle un po’, tipo Jesolo.

Ma per risolvere le crisi diplomatiche sullo scacchiere internazionale si rischiavano quelle famigliari in Italia: funzionari tutta la vacanza al telefono e poi richiamati a Ferragosto, costretti a lasciare moglie e figli chissà dove (magari nella seconda casa con i genitori di lui) per tornare a Roma “ché ci stanno Trump e Putin”, i bambini che piangono perché neanche quest’anno si va a Gardaland e la consorte che giustamente chiama la Bernardini de Pace. Ma il caldo, questo caldo tropicale che alla fine è esploso su tutta l’Italia – e che è effetto non tanto dell’anticiclone africano quanto di tutti quelli che non se ne sono stati zitti, e ai primi di agosto hanno cominciato a dire “ma sai che quest’estate non fa poi così tanto caldo? Non sarà che hanno ragione i negazionisti del riscaldamento globale?”, e ora sono evaporati, letteralmente, al loro posto una pozza di sudore – il caldo, dicevo, ci ha graziato almeno dal dover ospitare due tra i peggiori e più pericolosi autocrati al mondo (poi sennò ci toccava sentire pure le lamentele di Trump e Putin su quanto costano gli stabilimenti balneari in Italia...).

Non so se e quali decisioni prenderanno quei due venerdì (sempre che poi si vedano veramente...), ma su una cosa mi sento di dire che sono già stati lungimiranti: l’idea di fare Ferragosto in Alaska non è male! Il meteo dice che la massima non va sopra i 18 gradi, la minima non sotto i 10: freschetto ma manco troppo, si sta bene! Manica lunga ma guardaroba primavera/estate, per fare la valigia non devi neanche tirare giù il cambio di stagione, ti bastano le scarpe chiuse e la giacca a vento, quella che tieni lì per quando piove. Certo, in Italia i due capi di stato stranieri avrebbero trovato la grigliata e il cocomero, in Alaska al massimo i ghiaccioli (per giunta al salmone), ma Trump può sempre chiamare Meloni e farsi mandare i suoi omonimi – con dazi eccezionalmente al 10 per cento per l’occasione. Non che questa sia l’estate dell’overturism – alla fine, a forza di gridare “al lupo turista! al lupo turista”, quest’anno non c’è nessuno da nessuna parte – però in effetti in Alaska difficilmente trovi gente, tantomeno meridionali. Ho dato un’occhiata online, e ancora oggi sia negli alberghi sia su Airbnb si trova posto. Gli aerei costano un po’, ma adesso ti fanno portare l’acqua a bordo e anche lo shampoo, così volendo li metti insieme e ti puoi anche lavare i capelli fra il decollo e l’atterraggio. All’Ucraina poi ci si pensa, intanto Trump e Putin ci hanno svoltato il Ferragosto. 
 

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