(foto EPA)

rapporti tesi

Pur di cacciare Powell dalla Fed, Trump lo accusa di frode. C'entra la ristrutturazione dell'edificio

Giulio Silvano

Tra accuse di spese “scandalose”, insulti e complottismi, l’indipendenza della Banca centrale americana e del suo capo finisce nel mirino dei Maga. Le decisioni sui tassi di interesse

Lungo il National Mall, di fronte a quei giardini dove negli anni sarebbero stati costruiti i memorial per le varie guerre americane, nel 1937 Franklin Roosevelt inaugurò l’edificio della Federal Reserve (Fed). La Banca centrale americana, istituita un paio di decenni prima, ha ancora la sua sede principale lì, su Constitutional Avenue, in un edificio monumentale in stile classicheggiante, ma con meno fronzoli di altri palazzi del potere di Washington. Cinque anni fa erano state approvate, da persone nominate da Donald Trump nel primo mandato, delle spese per rinnovare   gli interni del palazzo, così come per altre sedi della Fed, decise già nel 2017. Oggi queste spese sono diventate l’ennesima battaglia che l’Amministrazione Trump sta costruendo per dare fastidio ai suoi nemici. Nel pieno populismo anti deep state tipico del mondo Maga, la cifra di 2 miliardi e mezzo di dollari usata per ammodernare gli uffici diventa l’arma per attaccare il capo della Fed, Jerome Powell, noto come JPow. I 700 milioni fuori budget stanno diventando un’ascia politica nelle mani dei fedelissimi del presidente che vorrebbero cacciare via Powell prima che il suo mandato finisca. Trump, scontento delle decisioni di Powell sui tassi d’interesse, ha già più volte parlato dell’idea di mandarlo via, facendo impazzire Wall Street. E Powell ha sempre risposto che “il presidente non ha l’autorità per rimuovere il capo della Fed”. 

 

La Fed, che ha il controllo del sistema finanziario statunitense con l’obiettivo di mantenere i prezzi stabili e frenare l’inflazione, ha da sempre una sua autonomia dal programma governativo, e una sua indipendenza dalla Casa Bianca – un fatto che a Trump non piace. Trump chiama Powell “Mr Too Late”, perché secondo lui sta aspettando troppo a tagliare i tassi di interesse (nei mesi lo ha anche chiamato: “Un testone davvero idiota”, “un vero perdente”, “uno zuccone” e “uno dei più stupidi”). Trump, come ha dimostrato quando ha apprezzato, dicono le biografie, il modo in cui i generali obbedivano ciecamente a Hitler nei film di guerra, si immagina uno stato dove non esistono freni al suo potere, come l’indipendenza delle banche centrali. 

 

Il presidente vorrebbe tantissimo tagliare i tassi di interesse, Powell no, e allora oltre che a insultarlo ora trova il modo di trasformare le ristrutturazioni degli uffici della Fed in uno scandalo da dare in pasto ai podcaster dell’alt-right e ai redneck col cappellino rosso. Accusarlo di frode per i fondi del restauro potrebbe essere quella “giusta causa” che nei regolamenti potrebbe permettere il licenziamento del capo della Fed. I trumpiani stanno dicendo che questo comportamento spendaccione per risistemare i marmi sulla facciata è tipico dell’autonomia della Fed e della mancanza di controllo che ha il governo sulla banca. Il cristiano-nazionalista Russell Vought, a capo del potente Ufficio per la gestione e il bilancio federale, ha paragonato il restauro alla costruzione della reggia di Versailles, parlando di spese “scandalose” e  attaccando direttamente Powell per aver gestito male i lavori. Altri trumpiani si sono chiesti, con la solita paranoia complottista: sicuro che tutti i soldi sono finiti lì e nessuno si è portato a casa un po’ di fondi? Altri hanno fatto notare, come una colpa, le collezioni d’arte accumulate negli anni nei corridoi degli edifici, tra stampe di Andy Warhol e quadri di Georgia O’Keeffe. Un uomo di Trump ha parlato di un “Taj Mahal sul National Mall”, postando sui social Powell vestito come Marie Antoniette. E così le spese oltre budget, e questa colpevolizzazione del lusso, diventano lo strumento per un’investigazione sulla gestione dei soldi da parte di Powell. Il Financial Times ha ricordato che la Banca centrale austriaca, oltre alle opere d’arte, ha diversi Stradivari. E poi tutti sanno che quasi sempre questo tipo di lavori, soprattutto per edifici pubblici, finisce con un superamento del preventivo. I costi aggiuntivi si devono alla decisione di aggiungere al progetto nuovi parcheggi per il personale e un tunnel sotterraneo che unisca i due edifici della banca. Powell ha difeso il restauro dicendo che praticamente non si faceva nulla dal ‘37, e che erano necessarie “riparazioni strutturali significative”, oltre a sostituire completamente sistema elettrico, idraulico e di riscaldamento, e bonificare amianto e  piombo. Mentre Trump trasforma in un hotel rococò lo Studio ovale, togliendo piante e aggiungendo ori, diventa minimalista pur di togliersi di mezzo le poche istituzioni che non ubbidiscono.

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