
Ansa
Editoriali
Sui dazi Trump non è Taco
Il Presidente sta vincendo la guerra commerciale, ma gli Stati Uniti la stanno perdendo. Si prevede un forte aumento del deficit fiscale con un impatto minimo sulla crescita economica
A un certo punto la strategia erratica sui dazi, fatta di improvvise avanzate e repentine retromarce, è costata a Donald Trump la definizione di “Taco” (Trump always chickens out, che sta per Trump si tira sempre indietro). Gli effetti negativi su Wall Street, le risposte a muso duro della Cina, alcuni ricorsi giudiziari interni e l’opposizione di una frangia politica sembravano in effetti poter costringere il presidente degli Stati Uniti a una sostanziale ritirata sui dazi. Ma le cose non stanno andando così. Donald Trump crede che i dazi più elevati sono e meglio è, anche perché i ricavi – che li paghino gli americani o gli stranieri – gli servono per coprire i tagli fiscali del “big beautiful bill”. E, alla fine, la sua guerra commerciale la sta portando a termine. Che si reagisca con ritorsioni (come Cina o Canada), che si cerchino accordi (come Messico e Unione europea) o che si trovino accordi (Regno Unito e Vietnam), alla fine i dazi saranno – in ogni caso, e a prescindere dalla strategia utilizzata – ben più alti di prima: o perché si è trovato un accordo, o perché Trump li ha imposti unilateralmente.
Prima il dazio medio effettivo totale degli Usa era attorno al 2 per cento, al termine dei vari negoziati sarà tra il 15 e il 20 per cento: tra i più alti al mondo. Su questo Trump non si tira indietro: al momento sembra aver superato ogni resistenza, interna ed esterna, politica ed economica. Ciò non vuol dire che sarà un bene per gli Stati Uniti. Secondo le stime della Tax Foundation, think tank indipendente americano, i nuovi dazi genereranno entrate nei prossimi dieci anni per circa 1.700 miliardi di dollari, riuscendo a coprire circa la metà del deficit prodotto dal big beautiful bill pari a 3.000 miliardi. Ma mentre si stima che il pacchetto fiscale produrrà una crescita nel medio periodo dell’1,2 per cento del pil, i dazi avranno un impatto negativo dello 0,8 per cento. L’effetto combinato è di un forte aumento del deficit fiscale con un impatto minimo sulla crescita economica. Trump sta vincendo la guerra commerciale, ma gli Stati Uniti la stanno perdendo.