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dal giappone

Così Ishiba tenta di sopravvivere alla spallata dell'estrema destra

Giulia Pompili

Il Partito liberal democratico guidato dal primo ministro giapponese è la balena bianca della politica giapponese di cui da tempo si aspetta l’inizio del declino. Finora tutti i tentativi di rottamazione delle vecchie regole politiche non hanno avuto seguito, ma per diversi osservatori questa potrebbe essere la volta buona

Tokyo. Fuori dalla caotica stazione di Nishi-Shinjuku, una piccola folla si accalca attorno a Taiga Ishikawa, parlamentare del Partito costituzionale democratico, la principale formazione di centrosinistra del Giappone. Ishikawa è una celebrità da queste parti: è il primo uomo dichiaratamente omosessuale a essere stato eletto durante le elezioni del 2019 della Camera dei consiglieri, la camera alta della Dieta nazionale. Oggi, sei anni dopo, fa campagna elettorale per mantenere il suo posto. A Tokyo, nella capitale più libera e progressista, ha molto seguito perché parla di diritti civili per le minoranze, per i sex worker, gli stranieri. Ma fuori da qui, come un po’ ovunque nel mondo, i problemi percepiti dagli elettori sono altri.

Per il Partito liberal democratico (Pld) guidato dal primo ministro giapponese Shigeru Ishiba si tratta di un momento cruciale: se domenica prossima il suo partito – l’indiscusso dominatore della politica giapponese sin dal Dopoguerra – dovesse perdere la maggioranza della Camera dei consiglieri della Dieta nazionale, in Giappone si aprirebbe una fase di incertezza politica potenzialmente molto pericolosa, complicata dalla guerra dei dazi di Trump e dalle continue pressioni di Russia e Cina su Tokyo. Il Pld è la balena bianca della politica giapponese di cui da tempo si aspetta l’inizio del declino, e magari l’apertura di una nuova fase politica del Giappone, ma finora tutti i tentativi di rottamazione delle vecchie regole politiche non hanno avuto seguito, grazie anche a un sistema elettorale complicato e blindato dallo stesso partito. Secondo diversi osservatori, invece, questa potrebbe essere la volta buona, perché per la prima volta il populismo, quello delle fake news e dell’estremismo xenofobo, ha avuto legittimazione nazionale. 

 

             

 

Di per sé la campagna elettorale per le elezioni della Camera dei consiglieri della Dieta, il Parlamento nazionale, non sarebbe una campagna cruciale in Giappone, ma domenica potrebbe esserci un potenziale rovesciamento degli equilibri politici. Ishiba, primo ministro da meno di due anni, paga gli scandali che hanno colpito il suo partito ma pure una serie di fallimenti da capo di governo: a un mese dalla sua nomina, a ottobre del 2024, ha convocato le elezioni anticipate della Camera bassa della Dieta – come succede spesso in Giappone – come referendum sul suo mandato e che si sono rivelate però un boomerang, perché il Pld e il suo junior partner Komeito ha perso per la prima volta la maggioranza. E poi l’inflazione, l’aumento del prezzo del riso, ma pure una politica estera molto filo occidentale, pro Ucraina e pro Nato, demolita dall’arrivo di Trump, con il quale non è ancora riuscito a trovare un metodo convincente per negoziare, hanno peggiorato le cose. Il punto è che se alle elezioni di ottobre scorso a frenare il Pld era stato il principale partito d’opposizione, quello Costituzionale democratico, in quest’ultima campagna elettorale a crescere di più è stata l’estrema destra populista. Secondo un sondaggio pubblicato ieri da Jiji press, la terza formazione più popolare tra gli elettori è quella del Sanseito, e cioè l’estrema destra guidata dal 2020 da Sohei Kamiya

Inizialmente sottovalutato, in questa campagna elettorale il Sanseito ha di fatto determinato i temi su cui si giocherà il voto, primo fra tutti il tema degli stranieri in Giappone. Il partito è contrario a molte cose, all’ideologia woke, ai vaccini e all’alleanza con l’America, ma soprattutto all’apertura ai residenti stranieri – una delle soluzioni proposte all’invecchiamento della popolazione e alla mancanza di manodopera in Giappone – tanto che sulla questione da tempo circolano fake news: martedì il ministro della Salute Takamaro Fukuoka è stato costretto a smentire pubblicamente che il governo stia riservando un trattamento di favore ai residenti stranieri nei servizi sanitari e assistenziali. Da giorni su giornali e tv circolano voci di una possibile ingerenza della Russia alle elezioni legate proprio  al partito del “Japan first”: la candidata del Sanseito nella circoscrizione di Tokyo, Saya, è apparsa infatti in televisione ospite della tv russa Sputnik. L’assistente che ha organizzato l’intervista è stata poi licenziata, Sohei Kamiya ha detto che il Sanseito non sta “né con la Russia, né con la Cina, né con l’America. Manteniamo una diplomazia equilibrata con qualsiasi paese”, ma il profilo del partito l’Europa lo conosce bene, e non promette nulla di buono. 

  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.