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Così Berlino ha trovato le parole giuste per Trump. Ora aiuta Kyiv con i missili a lungo raggio

Paola Peduzzi

Il piano del generale Freuding, capo dell'unità del ministero della Difesa tedesco, per aiutare gli ucraini a spezzare la catena militare russa

Il 3 luglio scorso, tre giorni dopo che il Pentagono aveva annunciato la sospensione dell’invio delle armi in Ucraina, bloccando anche quelle già pronte per il trasferimento in Polonia, il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, parlò al telefono con Donald Trump. Non era la prima volta: dopo la visita alla Casa Bianca del 5 giugno, si era aperto un canale tra i due, che inizialmente sembravano destinati alla collisione. Secondo la ricostruzione del Wall Street Journal, quel giorno – lo stesso in cui il presidente americano parlò anche con Vladimir Putin: due ore di conversazioni definite in seguito molto deludenti – Merz fece gli auguri a Trump per la festa del 4 luglio e gli fece una proposta: ora che gli Stati Uniti hanno sospeso le forniture militari all’Ucraina, la Germania può comprare due sistemi Patriot dall’America e inviarli a Kyiv. Nella stanza con Trump, c’era anche il capo del Pentagono, Pete Hegseth. “Che sta succedendo, Pete?”, chiese Trump dopo aver ascoltato la proposta del cancelliere. Non si sa cosa rispose lo sventurato, ma due giorni dopo la decisione del Pentagono fu cancellata. Trump comunque non disse di sì a Merz. 


Lo ha fatto l’11 luglio. Il presidente ha chiamato il cancelliere, gli ha detto di essere molto frustrato da Putin, gli ha parlato dell’attacco brutale russo contro gli ucraini e gli ha detto di essere pronto ad accettare la sua offerta, anzi una ancora più larga: la Germania avrebbe potuto comprare non due ma cinque Patriot e inviarli all’Ucraina. Merz lo ha ringraziato, poi ha chiamato i partner europei per discutere dei soldi necessari all’acquisto. Il 14 luglio, l’accordo di vendita e di acquisto di armi americane agli alleati europei della Nato è diventata la nuova strategia di sostegno all’Ucraina da parte dell’occidente (i dettagli sul costo di questa strategia e la distribuzione di questo costo non sono pubblici). Merz ha avuto un ruolo determinate nella definizione del nuovo corso: i suoi ministri hanno coltivato i rapporti con le controparti americane, lui ha trovato come  dialogare in modo costruttivo con Trump. Non si tratta soltanto di abilità o chimica diplomatica però: avendo emendato la Costituzione tedesca per togliere il freno al debito, il cancelliere ha una capacità di spesa che gran parte degli altri europei non ha – e si adatta alla perfezione all’approccio transazionale di Trump. Il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, ha detto le parole magiche durante una visita a Washington all’inizio della settimana: “Una cosa è chiara, e il mio è anche un appello agli altri alleati europei della Nato: dobbiamo tutti aprire i nostri portafogli”.


Trump non ha invece alcuna intenzione di aprire il suo, di portafoglio, e anzi ha fatto un po’ di passi indietro sulle sue promesse degli ultimi giorni, in particolare sui missili a lungo raggio: ha detto che non ha intenzione di consegnarne all’Ucraina. I missili a lungo raggio servono all’esercito di Kyiv per colpire la catena di approvvigionamento militare della Russia: la difesa aerea non si costruisce in breve tempo, è costosissima e c’è una lentezza di produzione occidentale che gli ucraini non si possono permettere. Per questo, con una frequenza sempre maggiore, gli ucraini distruggono fabbriche di componenti russi, stazioni di rifornimento, magazzini di esplosivi. Ma hanno bisogno di armi adatte. Il generale maggiore Christian Freuding, il capo dell’unità del ministero della Difesa tedesco che coordina il sostegno militare all’Ucraina, era a Kyiv la settimana scorsa e, in un’intervista all’emittente Zdf, ha detto che l’esercito ucraino riceverà entro la fine del mese il primo lotto di missili a lungo raggio prodotti in Ucraina e finanziati dalla Germania. Alla fine di maggio, durante una visita di Zelensky a Berlino, Merz aveva annunciato un accordo con gli ucraini sulla produzione di queste armi (del valore di 5 miliardi di euro) senza alcun vincolo di utilizzo. Freuding ha detto che Kyiv “ha bisogno di sistemi che possano penetrare nel territorio russo”. A Washington, il ministro Pistorius ha detto di aver inviato al Pentagono una lettera in cui chiede di poter acquistare i sistemi di lancio Smrf (i Typhon) che servono per i Tomahawk e gli Sm-6: formalmente servono per un eventuale attacco russo alla Germania, ma in pratica potrebbero essere fin da subito utili agli ucraini. 


Secondo una ricerca dell’Università di Oslo, gli Stati Uniti forniscono il 90 per cento dei missili a lungo raggio della Nato. Alcuni paesi europei producono missili a lungo raggio, ma il loro numero e la loro gittata sono limitati: gli Storm Shadow inglesi, gli Scalp francesi e Taurus tedeschi hanno una gittata di diverse centinaia di chilometri, mentre il missile da crociera Mdcn francese può percorrere più di mille chilometri (sono tutti prodotti da Mbda, il consorzio militare francese, inglese e italiano). Francia, Germania, Italia, Polonia, Regno Unito e Svezia partecipano attualmente a un programma di acquisizione di missili a lungo raggio, l’European long-range strike approach e a metà maggio Londra e Berlino hanno annunciato l’avvio della costruzione di missili che possono viaggiare per duemila chilometri. Intanto l’Ucraina si costruisce i suoi. 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi