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One Big Beautiful Fund

La proposta “rivoluzionaria” di Ursula von der Leyen per modernizzare il bilancio dell'Ue

David Carretta

La Commissione presenta la proposta per il nuovo Quadro finanziario pluriennale: il nuovo bilancio dell’Ue non sarà “big”. La diagnosi di Usrula può essere giusta, ma la sua cura è molto controversa

Bruxelles. Donald Trump ha avuto il suo “One Big Beautiful Bill” e ora tocca a Ursula von der Leyen cercare di far passare il suo “One Big Beautiful Fund”. La Commissione oggi presenterà la proposta per il nuovo Quadro finanziario pluriennale (Qfp), il bilancio 2028-34 dell’Unione europea. È la madre di tutte le proposte. Fissa l’ammontare delle risorse disponibili, le entrate, gli strumenti per realizzare le politiche. Quanti soldi all’agricoltura?   Quanti a difesa e competitività? Ci saranno nuovi strumenti di debito comune? Von der Leyen vuole modernizzare il bilancio, creando un Fondo unico per unificare le risorse della Politica agricola comune e della Politica di coesione. La proposta è rischiosa e va già incontro a una forte resistenza di governi, deputati europei e lobby. La riforma del bilancio dell’Ue promossa da  von der Leyen per alcuni aspetti è rivoluzionaria. “Oggi lavoriamo con un bilancio concepito per gli anni 2019 e 2020. Un mondo diverso”, ha detto  in un discorso a maggio. Il nuovo Qfp deve “essere in grado di agire come una forza d’intervento d’emergenza. Il prossimo bilancio deve produrre risultati laddove è necessario: rapidamente, efficientemente e con impatto”, ha continuato la presidente della Commissione. Una delle idee centrali ruota attorno alla creazione del “Fondo europeo per la prosperità e la sicurezza sostenibili a livello economico, territoriale, sociale, rurale e marittimo” che deve unificare le risorse per l’agricoltura e le regioni più povere. Il suo funzionamento è ispirato dai Pnrr di Next Generation Eu. Le risorse saranno pre-allocate agli stati membri in dotazioni nazionali. Pur dovendo rispettare alcuni criteri comuni, saranno i governi nazionali a decidere dove indirizzare i soldi, conservando un importante grado di flessibilità. La Commissione staccherà gli assegni sulla base di riforme e investimenti come accade con i Pnrr, senza dover tenere conto dei risultati sul terreno. 

Agli occhi di molti osservatori è la fine della Politica agricola comune (Pac) e della Politica di coesione, che di fatto vengono rinazionalizzate. “Rigetteremo ogni tentativo della Commissione di rinazionalizzare la Pac e la politica regionale”, ha avvertito ieri l’europarlamentare romeno del Ppe, Siegfried Muresan, correlatore al Parlamento sul nuovo Qfp. “Rigetteremo ogni tentativo di indebolire la politica europea. Rigetteremo ogni tentativo  di trasformare il bilancio in un bancomat per 27 interessi nazionali divergenti”. Gli agricoltori, pur avendo ottenuto concessioni sui pagamenti diretti all’ultimo minuto, oggi torneranno a manifestare con i trattatori nelle strade di Bruxelles. La presidente del Comitato per le regioni, Kata Tütto, ha definito la proposta della Commissione un “Big Ugly Bill” perché “dietro il fumo della semplificazione e dell’efficienza” si nasconde “un bilancio più piccolo e più debole dopo il 2027”.

La diagnosi di von der Leyen può essere giusta. Ma la sua cura è molto controversa. La gestione delle risorse europee passa da “condivisa” a “nazionale”. L’obiettivo della semplificazione viene contraddetto dalla necessità di adottare nove regolamenti diversi (dall’agricoltura alla pesca, dalla migrazione alla sicurezza interna, dal Fondo sociale europeo al Fondo europeo per lo sviluppo regionale) che si aggiungono alle 143 pagine della bozza di regolamento del Fondo unico. La formula per pre-allocare le risorse ai singoli stati membri mette insieme criteri    disparati tanto quanto la popolazione, il reddito nazionale lordo pro capite nazionale, prodotto interno lordo pro capite di entità sub regionali, ettari agricoli eleggibili per gli aiuti diretti, numero di richiedenti asilo e rimpatri, confini da proteggere. I paesi dell’est saranno nettamente avvantaggiati, a discapito delle regioni del sud. Il nuovo bilancio dell’Ue proposto da von der Leyen, tuttavia, non sarà “Big” in termini di risorse. Almeno non tanto quanto sarebbe necessario. La Commissione svelerà oggi l’ammontare complessivo del nuovo Qfp, ma difficilmente andrà molto oltre il tetto dell’1 per cento del reddito nazionale lordo del precedente bilancio. Tenendo conto dei 20 miliardi di euro l’anno necessari a ripagare il debito di Next Generation Eu, le risorse a disposizione saranno poche e dovrebbero essere concentrate su un nuovo “Fondo per la competitività” che ingloberà buona parte dei programmi a gestione diretta. Non ci sarà nemmeno uno strumento di debito comune permanente, come raccomandato dal rapporto di Mario Draghi, per finanziare gli investimenti necessari in competitività e difesa. La proposta contiene solo la possibilità di usare i “margini” del bilancio per strumenti di prestito come Sure (durante la pandemia) e Sare (per il riarmo). La Commissione proporrà anche nuove risorse proprie sotto forma di tasse sulle imprese con più di 50 milioni di fatturato, prelievi sui rifiuti elettrici non riciclati e accise europee sul tabacco.