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trattare sui dazi

L'Ue si prepara alla guerra commerciale con Trump, ma senza il “bazooka”

David Carretta

La presidente von der Leyen esclude lo strumento anti coercizione che permetterebbe di colpire i servizi degli Stati Uniti: è il momento di negoziare. Solo la Francia è in disaccordo, con Macron che insiste per entrare in un "rapporto di forza" con il presidente americano

Bruxelles. Fino a che punto l’Unione europea è pronta a spingersi per difendere i propri interessi, imponendo contromisure agli Stati Uniti che potrebbero danneggiare la sua economia? Quali concessioni è pronta a fare di fronte al ricatto americano, dopo che aveva già accettato dazi del 10 per cento su tutte le sue esportazioni e un livello ancora più alto in alcuni settori? Sotto choc per la lettera con cui Donald Trump minaccia un dazio del 30 per cento dal primo agosto, i ministri del Commercio dell’Ue non hanno saputo dare risposte ieri. Tutti si dicono uniti dietro alla Commissione che vuole continuare a negoziare con Trump fino all’ultimo giorno. Tutti si dicono pronti a valutare due pacchetti di contromisure in caso di mancato accordo. Ma i ventisette sono divisi sulla possibilità di usare lo strumento anti coercizione, che permetterebbe di colpire i servizi americani. Solo la Francia insiste per entrare in un “rapporto di forza” con l’obiettivo di convincere Trump a raggiungere un accordo equo.

La risposta iniziale dell’Ue alla lettera di Trump è stata molto moderata. “Preferiamo una soluzione negoziata. E’ ancora il caso: useremo il tempo fino al primo di agosto”, ha detto domenica la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, annunciando che le contromisure per i dazi americani su alluminio e acciaio, che avrebbero colpito con dazi dell’Ue merci americane per un valore di 21 miliardi di euro, rimarranno sospese. Nonostante una richiesta diretta del presidente francese, Emmanuel Macron, di prepararsi a usare lo strumento anti coercizione, von der Leyen lo ha escluso. “Lo strumento anti coercizione è stato creato per situazioni straordinarie. Non ci siamo ancora. Questo è il momento per i negoziati”, ha spiegato la presidente della Commissione. 

Lo strumento anti coercizione è considerato il “bazooka” dell’Ue. Va oltre le tradizionali ritorsioni commerciali con i dazi di rappresaglia. Permette all’Unione europea  di imporre restrizioni all’importazione e all’esportazione di merci, limitazioni all’accesso agli appalti pubblici ell’Ue, restrizioni agli investimenti esteri diretti, barriere alla fornitura di servizi o sospensione dell’autorizzazione a operare nel mercato europeo, azioni su brevetti e diritti di proprietà intellettuale. Prima della riunione di ieri, il ministro francese del Commercio, Laurent Saint-Martin, ha ribadito la richiesta di Macron. “La situazione che si è creata sabato deve spingerci a cambiare metodo”, ha spiegato Saint-Martin. Per arrivare a “un accordo equilibrato” l’Unione europea  deve accettare di entrare in un “rapporto di forza” con gli Stati Uniti, dichiarando di essere pronta a usare lo strumento anti coercizione, ha detto il ministro francese.

Ieri, di fronte ai ministri del Commercio, il suo commissario Maros Sefcovic ha adottato una linea appena più dura di Ursula  von der Leyen. Lo slovacco ha spiegato che la scorsa settimana l’Unione europea  si aspettava di raggiungere un “accordo di principio” con l’Amministrazione Trump, prima di ricevere la lettera di sabato. C’erano ancora alcuni problemi settoriali aperti, in particolare sui dazi americani su alluminio e acciaio, automobili, farmaceutica, semiconduttori e agro-alimentare. Ma i ventisette erano pronti ad accettare un accordo penalizzante, che prevedeva il mantenimento del dazio di base del 10 per cento sulle loro esportazioni e dazi più elevanti in altri settori. La lettera è stata uno choc. Sefcovic ha avvertito che se Donald Trump metterà in atto la sua minaccia di imporre un dazio del 30 per cento gli scambi tra le due sponde dell’atlantico potrebbero essere condannati. “Questo livello è assolutamente proibitivo per qualsiasi scambio”, ha detto il commissario. La lettera di Trump è stata considerata da molti come un modo per ottenere più concessioni dall’Unione europea. Ma Sefcovic non ha chiarito quanti altri dazi possa accettare di vedersi imporre, senza provocare una rivolta degli stati membri e del Parlamento europeo. Un accordo “deve essere accettabile”, ha ricordato il commissario.

“Se si vuole la pace, dobbiamo prepararci per la guerra. Siamo in questa fase”, ha detto il ministro degli Esteri danese, Lars Løkke Rasmussen, che ha presieduto la riunione del Consiglio commercio, per sintetizzare il dibattito tra ministri. La realtà è meno netta. Germania e Italia difendono una strategia “pragmatica” nei negoziati con gli Stati Uniti. Berlino e Roma rifiutano il rapporto di forza perché vogliono evitare il rischio dell’escalation. Ma non inviare un segnale minimo di fermezza sarebbe stato controproducente. Così la Commissione ha trasmesso agli stati membri la lista dei prodotti americani che dovrebbero essere colpiti con un secondo pacchetto di contromisure, dopo quello su alluminio e acciaio. Il valore del secondo pacchetto ammonta a 72 miliardi di euro. E’ l’arma che Sefcovic minaccerà di usare nei suoi contatti dei prossimi giorni con l’Amministrazione Trump. Non è il bazooka. “Sullo strumento anti coercizione, tutto è sul tavolo. Ma  affrontiamo le cose passo dopo  passo”, ha detto Sefcovic.