
Foto Epa, via Ansa
che ne sarà dei dazi?
Attesa sfinente. Anche con un accordo, gli europei non avranno certezze sui dazi di Trump
In Europa non c'è ottimismo per l'accordo con gli Stati Uniti. Il costo dell’imprevedibilità. E se ci sarà un accordo, probabilmente sarà penalizzante per l’Ue
Bruxelles. Oggi, domani, lunedì? L’Unione europea è entrata in una fase di attesa sull’accordo di principio che la Commissione sta negoziando con l’Amministrazione Trump sui dazi. “Può esserci un accordo entro lunedì o non esserci accordo entro lunedì, ma chiaramente i negoziati sono in una fase intensa e probabilmente finale”, spiega al Foglio un diplomatico europeo. Tutto dipende dalla decisione di Trump di firmare. E quando. Ma il presidente americano potrebbe anche inviare una lettera con dazi molto più alti di quelli discussi finora con la Commissione. “Ci sono preoccupazioni”, dice una seconda fonte. Quel che è certo a tutti gli stati membri è che, se ci sarà un accordo, sarà penalizzante per l’Ue. Il principale obiettivo con cui la Commissione era entrata nei negoziati, quello di avere un accordo simmetrico vantaggioso per entrambe le parti, non sarà raggiunto. L’altra certezza è che anche l’obiettivo secondario, quello di limitare i danni, non sarà realizzato. La Commissione dice di voler garantire “stabilità e prevedibilità” alle imprese. Ma da un giorno all’altro Trump potrebbe cambiare idea. L’accordo “non sarà la fine della storia”, spiega il diplomatico: “Ci sarà molta incertezza”.
La data del 9 luglio, quando Trump aveva minacciato di imporre dazi del 50 per cento sui prodotti importati dall’Unione europea, è stata superata. La scadenza per concludere un accordo è stata spostata al primo di agosto. L’Ue non si aspettava di ricevere una lettera da Trump come accaduto con Giappone, Corea del sud, Canada, Brasile e decine di altri paesi. Ma la raffica di missive inviate in questi giorni e le sue dichiarazioni ambigue alla stampa hanno fatto tornare i timori di una lettera anche per l’Ue, con dazi più alti di quelli discussi nell’ultimo mese in vista di un accordo. Gli ambasciatori dei ventisette stati membri sono stati informati dalla Commissione sugli ultimi contatti con l’Amministrazione americana. “Non c’è ancora una fumata bianca”, spiegano funzionari e diplomatici. Tuttavia una svolta potrebbe avvenire in qualsiasi momento.
I contorni dell’accordo di principio sono conosciuti. Gli Stati Uniti intendono imporre il dazio di base del 10 per cento su gran parte dei prodotti europei. Sono previste alcune eccezioni in positivo e in negativo. Aeronautica, vino e prodotti alcolici potrebbero beneficiare di dazi più bassi o nulli. Per le automobili l’Amministrazione Trump è favorevole a un meccanismo di compensazione, che favorirebbe alcuni produttori tedeschi: per ogni macchina prodotta negli Stati Uniti ed esportata verso l’Ue, potrebbero esportare un’auto a dazio zero negli Stati Uniti. La Commissione sta cercando di convincere l’Amministrazione Trump a ridurre i dazi sull’agroalimentare, che in teoria dovrebbero essere fissati al 17 per cento. Per contro, sembra aver perso le speranze di abbassare i dazi americani su alluminio e acciaio (attualmente al 50 per cento) e di ottenere un impegno fermo che non ce ne saranno di nuovi su farmaceutica, semiconduttori e materiali da costruzione. In caso di accordo, la Commissione è pronta a sospendere nuovamente le contromisure adottate per i dazi su alluminio e acciaio che dovrebbero rientrare in vigore lunedì, colpendo prodotti americani per un valore di circa 21 miliardi di euro.
Con un accordo di questo tipo “non ci troveremo in un posto migliore rispetto a dove siamo partiti”, ammette il diplomatico europeo. “Ci saranno dazi più alti per l’Ue e l’accordo avrà un impatto negativo per il nostro commercio”. Ma è considerato dalla Commissione e da gran parte degli stati membri come un male minore, sia sul piano geopolitico sia su quello economico. Gli europei sono stati “esposti a minacce molto serie” da parte di Trump, che ha legato i negoziati commerciali ad altre dimensioni della relazione transatlantica, compresa la sicurezza e la difesa, nonché il sostegno all’Ucraina, racconta il diplomatico. L’accordo, seppur penalizzante, dovrebbe anche servire a evitare dazi molto più alti di Trump contro l’Ue e un’escalation di contromisure, che potrebbero provocare una recessione e un’impennata dell’inflazione. “Ho ascoltato le nostre imprese. E il loro messaggio è stato chiarissimo. Hanno bisogno di certezza e prevedibilità nel commercio transatlantico. Ecco perché la nostra priorità è stabilizzare la situazione con gli Stati Uniti”, ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, al forum organizzato da Confindustria e Medef giovedì a Roma. Tuttavia, anche questo obiettivo appare illusorio. Anche in caso di accordo, Trump potrebbe imporre dazi del 25 per cento e oltre sui prodotti e preparati farmaceutici, la principale esportazione dell’Ue per un valore di circa 120 miliardi di euro nel 2023. Lo stesso potrebbe fare su semiconduttori e legno. Accordo o non accordo, lettera o non lettera, “ci saranno molta incertezza, problemi e inconvenienti nei prossimi mesi. Le relazioni commerciali con gli Stati Uniti rimarranno imprevedibili e fragili”, spiega il diplomatico europeo.