Donald Trump (LaPresse)

editoriali

Dazi, ingerenze e giustizia. La minaccia di Trump contro il Brasile e la visita di Lula in Argentina

Redazione

Il presidente degli Stati Uniti minaccia “tariffs” contro il Brasile per chiedere la fine del processo nei confronti di Bolsonaro, ex presidente e suo alleato politico: un’evidente ingerenza negli affari interni di una nazione democratica. Anche Lula però ha appena fatto visita come “atto politico di solidarietà” a Cristina Kirchner, ai domiciliari a Buenos Aires

Sarebbe riduttivo definire protezionistica la politica dei dazi di Donald Trump. Per il presidente degli Stati Uniti evidentemente “tariff” non è solo la parola più bella del dizionario, ma anche il migliore strumento. Perché adatto a ogni esigenza di politica internazionale. Trump usa i dazi contro il Messico per fermare l’immigrazione clandestina, contro il Canada per bloccare il traffico di fentanyl, contro il resto del mondo per riequilibrare il defict commerciale. E ora contro il Brasile, che ha una bilancia negativa con gli Usa, per chiedere la fine del processo nei confronti di Jair Bolsonaro, suo alleato politico. Trump ha  indirizzato una lettera al presidente Lula minacciando di imporre dazi del 50 per cento se non viene interrotto “immediatamente” il processo nei confronti dell’ex presidente del Brasile. Bolsonaro è accusato di aver progettato un colpo di stato per l’assalto dei suoi sostenitori ai palazzi istituzionali della Piazza dei Tre Poteri di Brasilia dopo la sconfitta elettorale contro Lula, una chiara emulazione dell’assalto trumpiano a Capitol Hill negli Stati Uniti.

 

La minaccia di Trump è un’evidente ingerenza negli affari interni di una nazione che peraltro ha istituzioni democratiche. Lula ha correttamente risposto che il processo a Bolsonaro rientra “esclusivamente nella giurisdizione della magistratura brasiliana” che è appunto indipendente dalle ingerenze estere. Lo stesso presidente brasiliano, solo pochi giorni fa, mentre era a Buenos Aires in viaggio istituzionale ha fatto visita all’ex presidentessa dell’Argentina e sua alleata politica Cristina Kirchner a casa sua, dov’è agli arresti domiciliari per una condanna definitiva per corruzione. La visita è stata presentata come “un atto politico di solidarietà” da Kirchner che ritiene di aver subito una condanna politica. Quella di Lula è sicuramente un’ingerenza meno forte delle minacce di Trump che puntano a impedire un processo in corso, ma è comunque una delegittimazione del sistema giudiziario dell’Argentina che non è certo meno indipendente di quello brasiliano.

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