
Kash Patel, direttore dell’Fbi (foto Getty)
mondo maga
Il boomerang del caso Epstein rischia di colpire la Casa Bianca
Nessun misterioso assassinio nella notte tra 9 e 10 agosto 2019. Nessuna prova di una “lista dei clienti”, di ricatti e di complici. Ma le voci diffuse per anni sui social non si smorzeranno con queste rivelazioni
Per anni il mondo Maga, nella sua sfumatura più complottara, ha fantasticato sulla presunta esistenza della “lista di Epstein”. Secondo la loro narrazione Jeffrey Epstein, finanziere newyorchese suicidatosi in cella dopo essere stato condannato per essere stato il perno di sistema strutturato di abusi sessuali su ragazze minorenni nel 2019, avrebbe avuto a sua disposizione una lista di clienti facoltosi del suo sistema. Molto nota la sua amicizia con il principe Andrew, fratello di Re Carlo III della Gran Bretagna, certo. Ma certi influencer e podcaster trumpiani, come Kash Patel e Dan Bongino, suonavano la grancassa su “altre figure”.
Tra tutti il primo dei sospettati era Bill Clinton ma sovente si suggeriva che ci fossero numerosi altri dem, in una sorta di versione aggiornata e rivista del vecchio “Pizzagate”, la lunare teoria del gruppo estremista Qanon sul sotterraneo di una pizzeria di Washington dove sarebbero avvenute turpitudini varie che coinvolgevano anche Hillary Clinton. Adesso Kash Patel è il direttore dell’Fbi e Dan Bongino il suo vice, ergo uno scenario da sogno per tutto quel mondo che vede tuttora Trump come il proprio vendicatore contro le magagne del Deep State. E invece, dopo qualche mese di attesa, qualche stunt pubblicitario con presunti “file inediti” consegnati dalla procuratrice generale Pam Bondi a questo mondo mediatico borderline che all’epoca ha riempito i social di post pieni di attesa su “segreti svelati”, ecco le conclusioni. Per l’Fbi e il Dipartimento di Giustizia ormai pienamente trumpizzati invece, la versione è identica a quella dell’epoca. Niente insabbiamenti sospetti, niente “Epstein non si è suicidato”, frase ripetuta allo sfinimento tanto da finire in numerosi meme. Due pagine di memo ottenuti dal magazine Axios dicono che alla fine misteri su questa vicenda disdicevole non ce ne sono. Nessun misterioso assassinio nella notte tra 9 e 10 agosto 2019.
Gli investigatori, anzi, hanno analizzato con attenzione il filmato delle telecamere di sicurezza e ne hanno realizzato una versione con la definizione e il contrasto migliorati per una maggiore leggibilità. E non si vedono persone che entrano nell’area dalle 10 e 40 di sera fino alle 6 e 30 del mattino seguente, quando Epstein è stato trovato senza vita. E non finisce qua: non ci sono prove che Epstein abbia mai tenuto una “lista dei clienti”, né che ricattasse nessun potente. Nessun complice, infine, da mettere sotto accusa. Un ribaltone notevole per chi come Bongino fino alla fine del 2024 parlava di verità nascoste e che lo scorso maggio diceva in un’intervista a Fox News che in fin dei conti Epstein si è suicidato. Il memo si conclude con l’annuncio che non verrà rivelato più nuovo materiale di nessun tipo per non “mettere degli innocenti sotto i riflettori”. La deputata Anna Paulina Luna della Florida ha postato su X un messaggio a caratteri cubitali dicendo “Dateci le informazioni che vi abbiamo chiesto!”. E anche Elon Musk ha postato un meme con un clown che si trucca e che conclude con la mancata esistenza della Lista Epstein. Nei giorni successivi alla rottura con la Casa Bianca poi, Elon Musk aveva puntato il dito proprio sulla sua presenza nella lista famigerata. Presumibilmente, le voci diffuse per anni sui social non si smorzeranno con queste rivelazioni, che con tutta probabilità saranno amplificate da Musk nella sua fase di formazione del nuovo America Party.
Per anni il mondo Maga ha usato la lista come una clava contro gli avversari politici per accusarli di essere degli insabbiatori oppure complici del finanziere newyorchese, quando poi, come accennato da Musk, è ben nota l’amicizia tra Epstein e Trump a inizio anni 2000, come confermato anche da un’intervista fatta da Michael Wolff nel 2017. Un boomerang mediatico-giudiziario che ora non si riesce più a fermare e che paradossalmente rischia proprio di colpire la Casa Bianca con uno stillicidio di insinuazioni continue, similmente a quanto avvenuto con Biden nel suo quadriennio.