
"No more wars"
In America gli isolazionisti restano scornati da Trump
L’altalena ideologica di questa Amministrazione americana ha scandito fino a ora i rapporti con l’Iran e con Israele, e Trump è sempre stato un po’ nel mezzo. Molti falchi contro Teheran sono stati allontanati, ma adesso si cerca un nuovo equilibrio. Per il presidente l'attacco israeliano aiuta il negoziato
“Rimaniamo impegnati per una risoluzione diplomatica della questione nucleare iraniana!”, ha postato Donald Trump su Truth Social poco prima che cominciasse l’operazione militare di Israele contro l’Iran. Poi, quando si è compresa la portata di questo attacco che molti esperti definiscono “catastrofico” per la capacità militare e d’intelligence dell’Iran, il segretario di stato americano, Marco Rubio, ha detto che gli Stati Uniti non erano coinvolti nell’operazione di Israele. Informati però sì, Trump lo ha detto ieri al Wall Street Journal: sapevamo che cosa stava succedendo. E sempre perché la portata di questa operazione è enorme, Trump ha voluto in qualche modo prendersene il merito: lo dicevamo da tempo all’Iran, ha detto il presidente americano, che gli conveniva negoziare, ma non lo ha fatto e quindi eccoci qui. Come si dice: il successo ha sempre molti padri, è la sconfitta a essere orfana.
L’altalena ideologica di questa Amministrazione americana ha scandito fino a ora i rapporti con l’Iran e con Israele, e Trump è sempre stato un po’ nel mezzo, determinato a fare un negoziato con l’Iran – proprio come fa con la Russia – ma cercando di non perdere il contatto con Israele – con l’Ucraina, come si vede, le cose sono diverse. Ma l’isolazionismo, il cosiddetto pacifismo di “no more wars”, l’idea che la minaccia alla sicurezza (e all’esistenza) di un proprio alleato non costituisca una minaccia anche alla sicurezza dell’America stanno prendendo il sopravvento. La rimozione di Mike Waltz dal Consiglio per la sicurezza nazionale, ne è una parziale dimostrazione.
E’ facile distrarsi, quando si tratta di questa Amministrazione, anzi, la distrazione è uno strumento che il governo Trump utilizza deliberatamente per portare avanti i suoi obiettivi, e quindi anche la fuoriuscita di Waltz è stata letta più come l’esito inevitabile di quel pasticcio che è stata la chat di Signal sull’attacco agli houthi condivisa con il direttore dell’Altantic. Invece a distanza di tempo si vede che Waltz, come altri, faceva parte dei falchi contro l’Iran, avversati dagli isolazionisti. Steve Witkoff, inadeguato negoziatore tuttofare di Trump, si è trovato in mezzo a questo scontro, come primo, e facile bersaglio: sostenitore del negoziato a tutti i costi anche se l’Iran non si muoveva di molto nemmeno dopo cinque round di trattative, Witkoff si è trovato contro i falchi, che hanno utilizzato un compiacente New York Post, di proprietà di Rupert Murdoch, che ha iniziato una campagna contro il negoziatore. Che non si è dato per vinto: qualche giorno fa ha rimosso dal suo team Morgan Ortagus, che era stata nominata a gennaio con una certa reticenza da parte di Trump, perché non era di fedeltà specchiata, anzi, aveva lavorato assieme all’ex segretario di stato Mike Pompeo, un altro falco nei confronti dell’Iran. La rimozione della Ortagus è stata vista come un punto a favore degli isolazionisti, proprio come lo era stata quella di Waltz e anche l’altra “purga” che c’era stata, un po’ più sottotraccia e sempre spiegata in modo distratto: in quel caso, la distrazione era Laura Loomer, una delle più influenti nel mondo isolazionista e Maga, che aveva preteso la testa di alcuni funzionari che erano accusati di aver fatto trapelare indiscrezioni fastidiose. Quei chiacchieroni erano anche dei falchi.
Nei giorni scorsi, questo scontro è diventato palese, quando è emerso che l’Iran era molto vicino alla Bomba. Non è vero, dicevano gli isolazionisti – capitanati dagli ideologhi esterni, Tucker Carlson e Steve Bannon – è propaganda dei falchi, che vogliono spingerci in una guerra che nemmeno il presidente vuole. Su Politico, Rachael Bade ha fatto un elenco piuttosto esaustivo di questi continui scontri e ha raccolto anche alcuni commenti durante e dopo l’operazione militare di Israele contro l’Iran. All’inizio il senso era: Israele s’è preso gioco dell’America e ci ha spinti in una guerra che nemmeno Trump voleva. Dopo che il presidente ha parlato e ha di fatto detto che l’operazione israeliana è stata ottima, condivisa e andrà avanti fino a che l’Iran non si deciderà a negoziare seriamente, i commenti degli isolazionisti sono diventati: è Trump che ci ha presi in giro. Il presidente in realtà è convinto che questa operazione militare aiuterà il negoziato. Gli isolazionisti contano sul loro esponente più rilevante, il vicepresidente J. D. Vance, il quale però ha trovato il suo modo di essere rilevante nel fare da pompiere nelle crisi – come quella tra Trump ed Elon Musk – e prima di fare qualsiasi mossa cerca di capire quale possa essere quella più compiacente verso il capo.