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In Germania
Così Berlino collabora con l'intelligence americana. Il caso Laatsch
La vicenda del cyber-specialista del servizio d’informazione militare americano è l'emblema del nuovo rapporto tra Stati Uniti e Germania, basato su una nuova diffidenza ma anche su un’irrinunciabile dipendenza da parte tedesca
Berlino. Nathan Vilas Laatsch è un cyber-specialista 28enne della Defense Intelligence Agency (Dia), servizio d’informazione militare americano. A marzo avrebbe scritto una mail a un servizio segreto estero, dichiarandosi molto ostile alla nuova Amministrazione Trump e quindi pronto a fornire informazioni classificate. Il 29 maggio scorso Laatsch è stato arrestato da agenti sotto copertura dell’Fbi in un parco di Arlington, in Virginia. Il comunicato sul caso del dipartimento della Giustizia americano descrive solo come l’accusato abbia approcciato un “governo estero amico”, ma secondo un’esclusiva di alcuni media tedeschi avrebbe contattato il Bnd, l’intelligence estera della Germania. Non solo: sarebbe stato lo stesso Bnd ad aver subito informato i partner americani, portando così alla scoperta e all’arresto di Laatsch. Secondo le ricostruzioni, Laatsch in cambio delle sue informazioni avrebbe innanzitutto chiesto un passaporto tedesco, mosso dalla volontà di combattere per “i valori per cui un tempo gli Stati Uniti si battevano”.
Wdr, Ndr e Süddeutsche Zeitung hanno pubblicato lo scoop negli stessi minuti in cui Friedrich Merz incontrava Donald Trump nello Studio ovale. Il caso Laatsch è emblematico dell’attuale rapporto tra Berlino e Washington, basato su una nuova diffidenza, ma anche su un’irrinunciabile dipendenza, soprattutto della Germania e nel campo dell’intelligence. Non è un mistero che, dal 20 gennaio in poi, alcuni rapporti transatlantici si siano raffreddati anche nello scambio informativo. Basti pensare al dossier Russia: la procuratrice generale Pam Bondi ha sciolto l’unità speciale KleptoCapture, il cui compito era applicare al meglio le sanzioni contro gli oligarchi russi, e ha chiuso la task force dedicata a contrastare le campagne russe di disinformazione.
Ma da parte tedesca c’è l’intenzione di mantenere un solido rapporto con le 18 agenzie d’intelligence americane: la velocità nell’informare Washington in merito al caso Laatsch ne è un esempio. L’intelligence tedesca dipende dal flusso informativo dagli Stati Uniti. Questo vale per il contrasto della minaccia jihadista, come dimostrato dalle numerose operazioni antiterrorismo tedesche che sono partite da un’indicazione di “un servizio partner estero”, una formula con cui spesso si fa riferimento alla Cia e altre agenzie americane. In passato, i servizi degli Stati Uniti si sono rivelati utili anche nelle operazioni delle autorità tedesche contro il radicalismo neonazista e di estrema destra. E se per la minaccia islamista non c’è ancora particolare preoccupazione per uno stop della condivisione delle informazioni, sul fronte dell’estrema destra la situazione potrebbe essere già più fragile. Lo scorso maggio, Tom Cotton, presidente repubblicano del Comitato ristretto per l’intelligence del Senato, ha chiesto alla neodirettrice Tulsi Gabbard che non vengano più fornite informazioni al BfV, l’intelligence interna tedesca, in particolare quelle utilizzate per monitorare l’AfD. L’attacco di Cotton rientra nel sostegno aperto di una parte dei repubblicani per il partito tedesco di ultra-destra.
Altrettanto delicata è la condivisione d’intelligence sulle attività russe. Casi come il potenziale attentato contro il ceo di Rheinmetall Armin Papperger o le operazioni di sabotaggio di low level agents sono stati intercettati dai servizi tedeschi anche grazie al supporto americano. Un cambio di ritmo nelle condivisioni potrà mettere in difficoltà Berlino di fronte alla crescente guerra ibrida di Mosca.
In merito al caso Laatsch, il Bnd tedesco ovviamente non si pronuncia: sulle relazioni con gli americani le autorità confermano che le collaborazioni stanno continuando. Ma in una recente inchiesta dello Spiegel viene suggerita una certa inquietudine per “telefonate ed e-mail d’un tratto senza risposta” dalle controparti negli Stati Uniti. Uno scenario che può essere anche legato alle massicce ristrutturazioni e ai tagli che l’Amministrazione Trump sta applicando alle agenzie americane. Gli stessi interventi che possono potenzialmente favorire l’emergere di impiegati e ufficiali pronti a rivolgere all’estero la propria frustrazione (e non solo obbligatoriamente presso un paese amico).