
Foto Ansa
da gaza a barcellona
I tunnel di Hamas arrivano nei nostri parchi giochi musicali
Al Primavera Sound è stato installato un tunnel per simulare i rumori dei bombardamenti. Non si sentono però le urla degli ostaggi
L’esercito israeliano ieri ha recuperato a Gaza i corpi di altri due ostaggi, Judy Weinstein (70 anni) e Gadi Haggai (73 anni). Abitavano nel kibbutz di Nir Oz, dove sono stati uccisi dai terroristi di Hamas nell’attacco del 7 ottobre del 2023 e i loro corpi portati nella Striscia. Israele deve ancora dire se i cadaveri erano sepolti o tenuti in un tunnel (dei cinquanta ostaggi ancora a Gaza, venti si ritiene siano vivi). Non ha fatto alcuno scalpore mediatico la conferma della morte di Mohammed Sinwar, capo di Hamas dopo l’uccisione del fratello Yahya, con dieci “collaboratori”, in un tunnel sotto all’Ospedale europeo di Khan Younis.
E un tunnel simile è ora all’ingresso del festival musicale Primavera Sound, inaugurato mercoledì a Barcellona e uno dei festival musicali più importanti in Europa e nel mondo (200 mila visitatori). Il Primavera presenta quest’anno un’installazione sorprendente: un tunnel lungo quindici metri che simula il rumore dei bombardamenti a Gaza. L’installazione, intitolata “Unsilence Gaza”, è un corridoio buio in cui i visitatori possono sentire il rumore delle esplosioni. Secondo gli organizzatori, l’obiettivo è sensibilizzare sull’idea che il suono, “oltre a essere un mezzo di connessione ed emozioni”, può anche essere uno “strumento di violenza”. “A Gaza il suono è dolore, è paura, tortura e trauma”, affermano i creatori dell’iniziativa sul sito web della Fondazione Primavera.
Un tunnel, dunque. A Gaza. Nei tunnel di Gaza, protetti dalla popolazione civile e da strutture civili, si sono nascosti e continuano a nascondersi i terroristi di Hamas; dopo aver massacrato, violentato, torturato, mutilato e rapito israeliani, sono fuggiti nei sotterranei della Striscia. Lo hanno detto, quelli di Hamas: “I tunnel sono per noi, non per i civili”.
Un rapporto della Henry Jackson Society rivela l’estensione dell’utilizzo di beni e civili come scudi umani da parte di Hamas: tunnel sotto edifici civili usati per nascondere militanti e trasportare armi (mai come rifugi antiaerei per i civili); pozzi d’accesso ai tunnel situati all’interno di abitazioni e strutture civili (comprese scuole e asili); trappole esplosive in edifici civili; uso di scuole, ospedali e moschee per scopi militari; lancio di razzi da aree residenziali; ospedali usati come basi operative e nascondigli; scuole usate come depositi militari; zone umanitarie usate per nascondere combattenti; combattenti travestiti da civili (anche con insegne “stampa” e “soccorso”); uso degli ostaggi come scudi umani.
Le immagini della distruzione a Gaza stanno plasmando la narrazione contro Israele. Ma cosa succederebbe se il mondo potesse vedere i tunnel del terrore sotto scuole e ospedali?
Utilizzando dati open source, HonestReporting ha mappato la rete di tunnel sotto Gaza. Israele è stato costretto a operare nella zona di conflitto più complessa della storia. Si stima che ci siano tra i 560 e i 720 chilometri di tunnel sotto la Striscia, con novemila pozzi d’ingresso situati in tutto il territorio di 320 chilometri quadrati, inclusi scuole, moschee, strutture sanitarie, edifici residenziali e abitazioni e nelle loro vicinanze. La profondità di un tunnel varia: alcuni si trovano a poche decine di metri sottoterra, altri raggiungono i settanta metri (l’altezza di un edificio di venti piani). Hamas ha investito tre milioni di dollari in un tunnel. Invece di utilizzare le donazioni internazionali per il bene della Striscia, Hamas ha deviato 350 camion di rifornimenti e li ha rivenduti al mercato nero per costruire un tunnel.
Come ha ricordato Iris Weinstein Haggai sul Globe and Mail, la madre Judy Weinstein Haggai credeva nella pace con i palestinesi, ma per Hamas non esistono israeliani buoni. Come per questi utili idioti che allestiscono parchi giochi coi tunnel: abbiano almeno la decenza, fra il suono di un bombardamento e l’altro, di far sentire le urla degli ostaggi israeliani tenuti nei tunnel da seicento giorni e gli ordini impartiti dai terroristi palestinesi che dagli stessi tunnel organizzano la guerra degli scudi umani. O magari, all’ingresso del tunnel a Barcellona, potrebbero apporre la stessa scritta sopra il rifugio a Gaza dove Israele ha trovato il corpo decapitato di Shani Louk: “Costruito con i soldi dell’Onu e dell’Unione europea”.