
(foto EPA)
l'editoriale del direttore
Esercito e parole: lunga vita al modello Merz
Parlare il linguaggio della verità sulla minaccia putiniana significa trattare gli elettori da adulti. Perché la vera forza della Germania oggi, a differenza del passato, non dipende dall'economia
Friedrich Merz, lo avete visto, ieri ha superato con una certa abilità la roulette russa dell’incontro alla Casa Bianca con Donald Trump. E nel dialogo tra il cancelliere tedesco e il presidente americano sono emersi temi interessanti che riguardano i possibili anche se precari punti di incontro tra l’America trumpiana e l’Europa non trumpiana. Merz, lo ha dimostrato anche ieri, specie quando ha ricordato a Trump che la fine della guerra è possibile solo se l’Ucraina riceve sostegno, è uno dei leader più forti in Europa. Ma la forza della Germania di oggi è legata a un fattore diverso rispetto a quello del passato, che era l’economia.
La vera centralità di Merz, oggi, appartiene a un’altra dimensione, che costituisce il vero elemento che rende la Germania la nuova locomotiva europea: la straordinaria capacità da parte della sua classe dirigente di parlare il linguaggio della verità sui temi relativi alla minaccia putiniana. Parlare il linguaggio della verità, sul terreno della Difesa, ha portato la Germania, in questi mesi, a diventare un modello per l’Europa almeno da due punti di vista. Il primo ha a che fare con i numeri, con la politica, con gli investimenti, e con la consapevolezza che di fronte all’asimmetria assoluta che esiste tra le Forze armate europee e quelle russe occorre fare passi in avanti per proteggere la pace investendo nel riarmo. Ci sono i cento miliardi di euro stanziati nel comparto della Difesa che hanno portato, come ricordato ieri dall’Economist, il bilancio della Difesa tedesca al quarto posto nel mondo, e il ministro Boris Pistorius ha parlato anche della necessità di spendere “mille miliardi nei prossimi anni” per la sicurezza del paese.
Vi è l’intenzione, come detto da Merz, di voler fare della Bundeswehr “l’esercito convenzionale più forte d’Europa”, anche a condizione di dover rimettere al centro del dibattito politico l’esigenza di dotarsi di centomila soldati in più, inclusi i riservisti, entro il 2029. E vi è l’obiettivo di arrivare a produrre entro la fine del 2025 circa settecentomila proiettili d’artiglieria all’anno, nei siti europei, il che significa il 900 per cento in più rispetto ai settantamila prodotti prima del 2022. La centralità europea della nuova Germania sul fronte della Difesa, una centralità che permetterà a Merz di giocare un ruolo strategico nell’Europa del futuro, non si declina solo sul piano industriale ma ha una sua dimensione importante anche all’interno della narrazione politica con cui il governo ha accompagnato la sua svolta strategica sul tema del riarmo militare. Merz, per dire, ha spiegato più volte che per proteggere la sovranità di uno stato europeo occuparsi dell’asimmetria militare che esiste con la Russia non è un’opzione: è un dovere e una necessità (produzione annua di proiettili stimata nel 2024: per la Russia 2-3 milioni di proiettili da 122 mm e 152 mm più una quota crescente di 152 mm nuovi; produzione annua attuale dell’Europa intera: circa 600mila-800 mila proiettili da 155 mm). E’ per questo che il cancelliere ha detto che occorre fare “tutto il necessario” per proteggere la pace e la libertà in Europa. E’ per questo che il ministro Pistorius ha detto in più occasioni che la Germania deve prepararsi al fatto che la Russia potrebbe attaccare un paese della Nato entro il 2030. E’ per questo che il governo tedesco ha chiesto alla Nato di identificare esplicitamente la Russia come la principale minaccia alla sicurezza mondiale. Quello che in molti paesi europei, a partire dall’Italia, verrebbe definito come inutile “allarmismo”, in Germania è diventato un tentativo di compiere un gesto di maturità, provando a trattare gli elettori da adulti, e non da bambini. E dietro a quell’idea, in fondo, vi è la stessa che ha permesso a Merz in queste settimane di scegliere, anche ieri alla Casa Bianca, un metodo raro tra le destre europee: prendere sul serio le minacce di tutti coloro che, dall’America alla Russia, promettono di indebolire l’Europa. Lunga vita al modello Merz.