
Un voto europeo
La Polonia vota, sceglie il presidente e il suo posto nel mondo
Trzaskowski o Nawrocki. Il paese è spaccato a metà, ma questa volta le divisioni sono pure su un punto inedito
Varsavia, dalla nostra inviata. La politica internazionale avrà poco peso sul voto in Polonia, ma il risultato del voto in Polonia peserà come un macigno sulla politica internazionale. Domani i polacchi voteranno per il prossimo presidente e l’elezione sarà il confronto tra un volto noto, il sindaco di Varsavia Rafal Trzaskowski, sostenuto dalla Coalizione civica del premier Tusk, e un politico improvvisato, lo storico Karol Nawrocki, sconosciuto all’elettorato fino al momento in cui il PiS non lo ha presentato come suo candidato. Era talmente poco noto che, per capire chi fosse questo quarantaduenne, giornalisti e politici sono andati a scavare nel suo passato e hanno trovato storie di risse tra ultrà, sospetti di legami con il narcotraffico e la prostituzione.
Persino un appartamento ottenuto per le cure a un anziano che in realtà viveva in una casa di riposo. Avrebbe potuto essere la miscela perfetta per la fine di una candidatura, invece Nawrocki ha trasformato le accuse in una campagna di “diffamazione mediatica, come avvenuto con Donald Trump”. I suoi scheletri nell’armadio sono stati trasformati negli eccessi di un uomo comune e il PiS, partito popolato da politici che amano vantarsi di essere morigerati e senza vizi – l’attuale presidente Andrzej Duda smise di fumare quando iniziò a ricoprire l’incarico, riteneva che il fumo non si addice a un capo di stato – lo ha eletto a “candidato di tutti”, anche dei ragazzacci, distante dall’élite di cui invece Trzaskowski fa parte. Domani si conterà fino all’ultimo voto e il dettaglio da seguire durante la giornata è l’affluenza: più crescerà, più le cose si mettono bene per il sindaco di Varsavia, se rimane attorno al 68 per cento o poco più, Nawrocki ha buone possibilità di vincere.
La Polonia è rimasta divisa in due e la divisione è ormai un dato storico. Il settimanale Polityka ha deciso di riassumere la sfida mettendo in copertina la data delle elezioni e sotto la scritta: avanti o indietro. Se Trzaskowski ce la farà, allora il governo di Donald Tusk potrà riuscire a portare a termine le riforme promesse, se invece al palazzo del presidente si insedierà Nawrocki, quello che resta al governo per completare il suo mandato sarà una battaglia di veti che paralizzerà ogni lavoro. Il futuro della Polonia però non è soltanto una questione nazionale, ha un forte peso internazionale perché Varsavia ha deciso di contare in Europa e Donald Tusk, che sa bene come muoversi a Bruxelles, finora è riuscito ad avere la fiducia e il sostegno degli europei, assumendo un ruolo centrale anche nel futuro apparato della sicurezza di tutta l’Unione. La Polonia ha il terzo esercito più grande della Nato, dopo Stati Uniti e Turchia, fa parte della coalizione dei volenterosi e come paese più grande tra quelli che si sporgono a est, ha assunto un ruolo da protagonista non soltanto per l’Europa, ma anche per l’Ucraina. Durante la campagna elettorale, Kyiv è stata nominata poco, ma i due candidati hanno fatto vedere cosa pensano. Trzaskowski, in continuità con il governo, è per sostenere l’Ucraina, appoggiando la sua candidatura per la Nato e l’Unione europea. Nawrocki invece ha detto che si opporrà all’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza atlantica e anche nei confronti della coalizione dei volonterosi ha mostrato freddezza, insistendo sul fatto che prima di tutto vengono la Polonia e la sua sovranità. Nawrocki si è eletto a Trump di Polonia e proprio come il presidente americano ha promosso l’idea del disimpegno polacco, dell’isolazionismo, del nazionalismo. La scelta che i due candidati hanno messo di fronte ai polacchi è tra centralità e periferia.
La scorsa settimana, l’Economist aveva messo in copertina la Polonia, il titolo del numero era “Poland” e il nome del paese si ripeteva di riga in riga facendosi sempre più sbiadito. Il ruolo centrale che Varsavia ha costruito è frutto di una nuova struttura europea, se si perde, anche la struttura è a rischio. Ieri Andriy Yermak, capo di gabinetto del presidente ucraino Zelensky, ha scritto su X in polacco: “‘La Polonia vuole l’indipendenza dell’Ucraina, perché solo con un’Ucraina libera si può costruire una pace duratura a est’. Queste parole di Józef Pilsudski, uomo di stato che fu il fondamento della Polonia moderna, suonano oggi particolarmente efficaci. L’Ucraina è grata alla nazione polacca per il costante sostegno nella lotta per la libertà e il futuro europeo”. Quello che Kyiv ha già capito è che c’è il rischio che la Polonia si perda e diventi il teatro dello scontro fra due anime diverse dello stesso paese.
Varsavia non si agghinda per le elezioni, i manifesti per le strade sono pochi, spuntano all’improvviso, a volte anche da angoli impensabili, come sotto un ponte nei pressi della Piazza della Costituzione, dove, confuso tra i cartelloni dei concerti il volto di Nawrocki si affaccia accanto al manifesto in cui sono ritratti i componenti del Volo, che in Polonia hanno un buon seguito. La scelta non sembra neppure casuale, visto che il candidato del PiS ha svolto mezza campagna elettorale alludendo a parallelismi tra lui e Rocky Balboa, indossando una maglietta con i colori della Polonia e la scritta “Now Rocky” e sotto il suo nome. La distribuzione dei manifesti di Trzaskowski, che qui è il padrone di casa, è più ordinata: con aria rassicurante appare sopra a qualche palazzo. La Polonia divisa a metà non è una novità, che le due metà non avessero in comune neppure la posizione internazionale e il ruolo da assumersi al confine orientale dell’Europa è uno sconvolgimento.



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