Ansa

A Bruxelles

L'Ue s'ispira a Letta e presenta un piano per le aziende, che però vale solo per le startup

David Carretta

La Commissione punta a una strategia ispirata al rapporto Letta per trattenere le startup in Europa. Ma le soluzioni proposte escludono le pmi e rinvia le decisioni cruciali 

Bruxelles. La Commissione di Ursula von der Leyen ieri ha presentato la sua strategia per le startup e lo scale-up, il cui obiettivo è facilitare l’avviamento e la crescita delle società tecnologiche europee a livello globale. La constatazione è amara: l’Unione europea non manca di startup. “Ospitiamo 35 mila startup nelle fasi iniziali. Non manchiamo di idee. Non manchiamo di talento. Ciò di cui abbiamo bisogno è di un piano per massimizzare questo potenziale”, ha detto la commissaria alla Ricerca, Ekaterina Zaharieva. “La posta in gioco è conservare da noi le startup che hanno avuto successo che sono in periodo di crescita e hanno bisogno di finanziamento”, ha aggiunto il vicepresidente della Commissione, Stéphane Séjourné: “Nel corso degli ultimi 15 anni circa il 30 per cento degli unicorni (le società tecnologiche con una valorizzazione superiore a un miliardo di euro, ndr) ha delocalizzato fuori dall’Ue”. Due sono le principali ragioni individuate dalla Commissione – sulla base dei rapporti di Enrico Letta e Mario Draghi – che scoraggiano lo sviluppo e la permanenza delle startup: la mancanza di finanziamenti attraverso il mercato dei capitali e la necessità di conformarsi a ventisette regimi giuridici diversi. La Commissione propone tra l’altro due rimedi. La creazione un Fondo Scale-up Europe per contribuire a colmare il deficit di finanziamento delle imprese che sviluppano tecnologie avanzate investendo direttamente in azioni. E l’istituzione di un “28esimo regime”, al di sopra delle regolamentazioni nazionali, che dovrebbe semplificare le norme per le startup in settori quali l’insolvenza, il diritto del lavoro e il diritto fiscale. Ma, tra tempistica e contenuto, la strategia della Commissione manca dell’urgenza e della portata raccomandati da Letta e Draghi.


Il cosiddetto “28esimo regime” nasce da un’idea contenuta nel rapporto Letta. Agli occhi della Commissione dovrebbe aiutare le startup a svilupparsi in tutta l’Ue grazie a maggiore “agilità regolatoria”, evitando alle imprese di dover fare lo slalom tra 27 legislazioni nazionali. “Il 28esimo regime fornirà un insieme unico di norme per le imprese” con “un quadro giuridico societario dell’Ue”. Secondo la Commissione, serve a “semplificare le norme applicabili e ridurre i costi di fallimento, affrontando aspetti specifici nei settori del diritto pertinenti, tra cui insolvenza, diritto del lavoro e diritto tributario”. Dovrebbe anche consentire alle imprese di “stabilirsi in Europa più rapidamente, idealmente entro 48 ore”. La presentazione della proposta legislativa sul “28esimo regime” è attesa nel primo trimestre del 2026. E’ possibile che incontri resistenze da parte di alcuni stati membri, gelosi delle loro prerogative in materia di bancarotta, sicurezza sociale e tasse. Eppure la proposta della Commissione per il “28esimo regime” è molto meno ambiziosa di quella avanzata da Letta ormai più di un anno fa. Il suo rapporto raccomandava la creazione di un “Codice europeo di diritto commerciale” per offrire a tutte le imprese “un 28esimo regime per operare all’interno del mercato unico”. Per Letta, non doveva essere limitato alle startup. Tutte le imprese, comprese le piccole e medie, dovrebbero avere la possibilità di aggirare l’ostacolo dell’attuale “mosaico di normative nazionali” accedendo al diritto alla “europeizzazione”. La Commissione era stata invitata a istituire un regime giuridico per una “Società europea semplificata” e ad allargare il “28esimo regime” al diritto commerciale generale, al diritto dei mercati, al diritto del commercio elettronico, al diritto societario, al diritto fallimentare, al diritto bancario, al diritto dei mercati finanziari, al diritto della proprietà intellettuale, al diritto del lavoro e al diritto tributario. “L’Uniform Commercial Code (Ucc) negli Stati Uniti ha facilitato la creazione di un mercato di dimensioni critiche”, scriveva Letta nel suo rapporto.

Anche la proposta per il Fondo Scale-up Europe è attesa solo per il prossimo anno (come gran parte delle iniziative presentate ieri). Il Fondo dovrebbe realizzare investimenti azionari diretti in startup che operano in settori strategici (Intelligenza artificiale, tecnologie quantistiche, semiconduttori avanzati, tecnologia medica, biotecnologia, energia acqua, sicurezza, difesa, spazio, robotica e materiali avanzati). Ma le risorse del Fondo Scale-up Europe saranno limitate e non colmeranno la mancanza di finanziamenti dovuti alla carenza di venture capital europei. La creazione di una vera unione dei mercati dei capitali è considerata dagli esperti molto più importante per le startup e gli unicorni.