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promessa rinnegata

L'Ue cede sull'agricoltura e reintroduce i dazi sui prodotti ucraini

David Carretta

Dal 6 giugno finirà la liberalizzazione introdotta nel 2022. Nonostante le dichiarazioni altisonanti di sostegno all’Ucraina, la Commissione di Ursula von der Leyen ha scelto di dare la priorità agli stati membri, che sentono la pressione delle proteste rurali

Bruxelles. Dal 6 giugno i prodotti agricoli in provenienza dall’Ucraina torneranno a essere oggetto di quote e dazi, dopo che l’Unione europea ha rinnegato la sua promessa di fare tutto quanto il necessario per aiutare il paese di fronte all’aggressione della Russia. Su proposta della Commissione, giovedì i governi dei ventisette stati membri hanno dato il via libera alla cancellazione del regime di liberalizzazione che era stato introdotto nel giugno del 2022 per mantenere in vita l’economia ucraina all’inizio dell’invasione. Tre anni dopo, nonostante le dichiarazioni altisonanti di sostegno all’Ucraina minacciata non solo dalla Russia ma anche dall’abbandono di Donald Trump, la Commissione di Ursula von der Leyen ha scelto di dare la priorità agli agricoltori e agli stati membri che sentono la pressione delle proteste rurali.

 

                 

 

La fine della liberalizzazione non si limiterà ai prodotti agricoli considerati sensibili – pollame, uova, zucchero, avena, mais, semole e miele – per i quali un anno fa era già stato reintrodotto un sistema di quote e dazi. Tutti i prodotti agricoli, anche quelli che non fanno concorrenza agli europei, sono presi di mira: una volta raggiunta la quota prevista nell’accordo di libero scambio con Ucraina (la Deep and Comprehensive Free Trade Area conclusa nel 2014 e in vigore dal 2016), l’Ue reintrodurrà i dazi. Il colpo è duro. Secondo le stime del governo di Kyiv, la perdita ammonta a 3-3,5 miliardi di euro l’anno. Facendo buon viso a cattivo gioco, la vicepremier Olha Stefanishyna ha spiegato che si tratta di “una soluzione ad interim che ci permetterà di evitare lo scenario peggiore”. Il rischio per l’Ucraina era ricadere nel regime pre 2016 con dazi molto più alti. Kyiv e la Commissione cercheranno di negoziare condizioni migliori nell’ambito di una revisione della Deep and Comprehensive Free Trade Area. Ma molti dubitano che ci saranno progressi.

A Bruxelles spiegano che la Commissione ha scelto di prendere in conto delle proteste degli agricoltori e di diversi governi di fronte al regime preferenziale riservato all’Ucraina in guerra. La Polonia, che è nel pieno della campagna elettorale per le presidenziali, è stata particolarmente vocale nel chiedere il ritorno dei dazi. I suoi agricoltori hanno più volte bloccato i confini con l’Ucraina per bloccare l’uscita di prodotti agricoli. Il sostegno a Kyiv non può essere “a spese dei produttori polacchi, in particolare gli agricoltori”, ha detto il primo ministro, Donald Tusk. Anche Ungheria, Slovacchia e Bulgaria hanno contestato la liberalizzazione. Sin dal 2023 la Commissione ha stanziato aiuti straordinari per questi quattro paesi, più la Romania. Nel 2024 ha introdotto un “freno d’emergenza” con quote e dazi per pollame, uova, zucchero, avena, mais, semole e miele. Anche la Francia lo ha sostenuto per calmare i suoi agricoltori, allarmati dalla concorrenza del pollo e dello zucchero ucraini. Ora anche   von der Leyen è giunta alla conclusione che mantenere la liberalizzazione aiuterebbe populisti ed estrema destra, che sfruttano la solidarietà europea con Kyiv per alimentare lo scontento delle opinioni pubbliche. La presidente della Commissione si è convinta che è troppo alto il rischio di perdere il sostegno all’Ucraina di paesi fondamentali come la Polonia o di alienare la simpatia dei cittadini europei.

La decisione dell’Ue può avere implicazioni che vanno ben oltre gli interessi degli agricoltori. Oltre a segnalare il cedimento alla stanchezza sul sostegno all’Ucraina, dimostra che sarà sempre più difficile nell’Ue adottare sanzioni sufficientemente dure contro la Russia, in grado di cambiare i calcoli di Vladimir Putin. La Commissione e alcuni governi ritengono che il sacrificio richiesto è troppo alto. La decisione prefigura anche la resistenza a cui l’Ucraina andrà in contro nel processo di adesione all’Ue. Secondo l’economista spagnolo Luis Garicano, il ritorno alle quote e ai dazi per i prodotti agricoli ucraini è “un tradimento completo” che causa danni economici significativi. “Noi europei non siamo pronti ad agire come adulti in questo nuovo mondo brutale”, ha detto Garicano.
 

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