Ansa

La tela dei Fratelli

Così i Fratelli musulmani vogliono “piegare” la Francia

Giulio Meotti

Il rapporto choc del governo francese sugli islamisti. “Così sfruttano la democrazia. Il loro obiettivo finale è quello di far inginocchiare l'intera società francese alla legge della sharia" dice il ministro dell'interno, Bruno Retailleau

Il peggior incubo di “Sottomissione” di Michel Houellebecq è stato commissionato due anni fa da tre ministeri francesi (Affari Esteri, Forze Armate e Interni). Il rapporto doveva rimanere “segreto”. Intitolato “Fratelli Musulmani e islamismo politico in Francia”, il rapporto è finito al Figaro che è riuscito ad averlo in anteprima e ieri è stato presentato da Emmanuel Macron al Consiglio di Difesa. Ci hanno lavorato il prefetto Pascal Courtade e l’ambasciatore François Gouyette (di stanza in Algeria fino al 2022) avvalendosi di una rete diplomatica. Emerge un quadro allarmante, in cui la Fratellanza ha saputo islamizzare pezzi del territorio francese. Una ventina i dipartimenti interessati da questa ascesa islamista. L’ascesa dei Fratelli Musulmani può essere spiegata in particolare dal fatto che l’organizzazione ha progettato “la matrice dell’islamismo politico adattata per essere affermata in occidente”. 


La cerchia interna della Fratellanza conterebbe tra le 400 e le mille persone. Sono 139 i luoghi di culto alle dipendenze della Fratellanza. In totale, “una media di 91mila fedeli il venerdì”. “Ciò rappresenta il sette per cento dei 2.800 luoghi di culto musulmani censiti sul territorio nazionale e il dieci per cento di quelli aperti tra il 2010 e il 2020 (45 su 447)”, affermano gli autori. Sono 815 le scuole islamiche su tutto il territorio francese che accolgono 66.050 studenti. Silenziosamente, la piovra dei Fratelli  sta stringendo la sua morsa grazie a una rete di una trentina di organizzazioni “benefiche”. Una di queste, Humani’terre, creata nel 2018 per raccogliere fondi per la popolazione palestinese, è oggetto di un’indagine per aver finanziato Hamas. Una strategia a due teste: una “islamizzazione dal basso” presa in prestito dai salafiti e un’islamizzazione delle élite per garantire un entrismo efficace e formidabile (come a Sciences Po). Esercitano un’influenza in tutte le direzioni “nei campi della beneficenza e dell’impegno umanitario, dell’educazione religiosa, della famiglia, del matrimonio, dell’integrazione professionale, dell’imprenditoria musulmana, della tutela dei consumatori, dei servizi alla persona, dell’educazione degli adulti”. 


“Radicandosi in quartieri a maggioranza musulmana generalmente poveri, il più delle volte aree prioritarie di intervento delle politiche urbane, rispondono ai bisogni della popolazione”, prosegue il rapporto: “I leader, spesso attivisti esperti, interagiscono con il comune, il più delle volte nell’ambito di un rapporto clientelare, per promuovere le proprie posizioni. Le norme sociali (velo, barba, abbigliamento, osservanza del digiuno del Ramadan) vengono imposte qua e là, man mano che l’ecosistema si consolida”. “In un decennio, la quota di donne musulmane che indossano il velo islamico è aumentata della metà”. Risultato di una reislamizzazione culturale “indiscutibilmente orchestrata”. Abaya, velo, giorni festivi,  halal, orari della piscina, comportamenti nei confronti delle donne al lavoro: l’offensiva è “proteiforme”. Velano le bambine a partire dai cinque anni. Gabriel Attal, ex premier a capo del partito di Macron in parlamento, ieri ha chiesto il divieto del velo negli spazi pubblici per i minori di quindici anni. Finora soltanto un paese europeo, l’Austria, non a caso il primo paese europeo a ospitare i Fratelli musulmani negli anni Sessanta prima che mettessero poi radici in Svizzera (il clan Ramadan), ha messo al bando la confraternita e i suoi simboli.

“Tra negazione e ingenuità, indecisione e atteggiamento attendista, il paese si è lasciato indebolire dall’interno dai Fratelli Musulmani a partire dagli anni ‘50” commenta il Figaro. “Come un ragno, questa organizzazione ha tessuto la sua tela in ogni angolo della società. Scuole, università, club sportivi, aziende, social network, si è infiltrato ovunque. Si è sprecato molto tempo in chiacchiere e procrastinazioni. Gli islamisti sanno come sfruttare le debolezze di una democrazia”. “Il loro obiettivo finale è quello di far inginocchiare l’intera società francese alla legge della sharia”, dice il ministro dell’Interno, Bruno Retailleau. Il rapporto, infatti, si conclude così: “Gli islamisti stanno perdendo influenza nel mondo arabo e si dedicano all’Europa”. Lo si è visto dal 7 ottobre, nelle strade, in tv e in alcune cancellerie.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.