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nuove carceri
Com'è fatta la “Guantanamo francese” che vuole Darmanin
Le carceri di Vendin-le-Veil e Condé-sur-Sarthe, nell’Orne, si preparano a ospitare nei prossimi mesi duecento tra i più pericolosi trafficanti di droga sul territorio francese. Il ministro della Giustizia di Macron ha già promesso entro il 2028 un nuovo istituto nel cuore della giungla amazzonica, nonostante le proteste della comunità della Guyana
Parigi. Fin dal primo giorno in cui ha indossato gli abiti di ministro della Giustizia del governo francese, Gérald Darmanin, ex sarzkoysta di ferro convertito al macronismo, ha fatto della lotta al narcotraffico la sua priorità, annunciando misure drastiche per spezzare le reti criminali e riprendere il controllo dei cosiddetti “territori perduti della République” (Georges Bensoussan).
A gennaio, Darmanin aveva manifestato per la prima volta la sua volontà di isolare “i cento più grossi trafficanti” in “istituti penitenziari di massima sicurezza”, prevedendo un regime di isolamento totale ispirato al 41-bis italiano, la forma di detenzione più dura del nostro sistema carcerario (a febbraio, il guardasigilli francese ha incontrato a Roma il suo omologo italiano Carlo Nordio per studiarlo da vicino). Le carceri di Vendin-le-Veil, nel dipartimento del Pas-de-Calais, e di Condé-sur-Sarthe, nell’Orne, si stanno già preparando a ospitare nei prossimi mesi duecento tra i più pericolosi trafficanti di droga sul territorio francese. Ma non saranno gli unici. Sabato, in un’intervista al Journal du dimanche, Darmanin ha annunciato la creazione entro il 2028 di un istituto penitenziario di massima sicurezza a Saint-Laurent-du-Maroni, nella Guyana francese, a oltre settemila chilometri dalla Francia continentale. Il carcere, sul modello delle prigioni “supermax” americane, pensate e costruite per i detenuti più pericolosi, che devono scontare pene a lungo termine e sono destinati all’isolamento, sorgerà nel cuore della giungla amazzonica e conterà cinquecento posti. Il costo totale del cantiere? Circa 400 milioni di euro. “Ho deciso di costruire in Guyana il terzo carcere di massima sicurezza della Francia. Sessanta posti saranno riservati a un regime detentivo estremamente severo, pensato per isolare i narcotrafficanti più pericolosi”, ha dichiarato il ministro della Giustizia al giornale. Ma non ci saranno solo i “baroni della droga” nella futura prigione di Saint-Laurent-du-Maroni. “Quindici celle saranno dedicate esclusivamente a islamisti radicali e detenuti considerati altamente pericolosi”, ha aggiunto Darmanin.
Situata sulla costa nord-orientale del Sudamerica, la Guyana è uno dei dipartimenti francesi col più alto tasso di criminalità. Come evidenziato da France 24, il nuovo centro penitenziario è destinato a snellire il sovraffollamento della prigione di Rémire-Montjoly, vicino a Cayenna, capoluogo della Guyana francese, e fa parte del progetto di “cité judiciaire” previsto dal piano d’emergenza nell’ambito degli “accords de Guyane” firmati nell’aprile 2017, quando all’Eliseo c’era ancora il socialista François Hollande. “La mia strategia è semplice: colpire la criminalità organizzata a tutti i livelli. Qui (in Guyana, ndr), all’inizio del percorso della droga. Nella Francia continentale, neutralizzando i capi delle reti, fino ai consumatori. Questa prigione sarà un elemento chiave nella guerra contro il narcotraffico”, ha sottolineato Darmanin.
La scelta di Saint-Laurent-du-Maroni non è casuale: la città della Guyana francese è un crocevia strategico per i “muli” – i corrieri della droga, spesso provenienti dal Brasile – che ogni giorno tentano di imbarcarsi su un volo per l’aeroporto di Parigi-Orly con la cocaina proveniente dal vicino Suriname nascosta nei bagagli o nello stomaco. Ma il progetto attraverso cui Darmanin vuole affermarsi come l’uomo forte del governo è lungi dal raccogliere l’unanimità: sia nella Francia continentale, dove la sinistra accusa Darmanin di voler aprire una “Guantanamo francese”, sia in Guyana, dove i politici locali parlano di ritorno ai “bagni penali coloniali”, attivi nel dipartimento d’oltremare tra il 1795 e il 1953. In un comunicato, la Collettività territoriale della Guyana ha affermato che il dipartimento “non è destinato ad accogliere terroristi e criminali” provenienti dalla Francia continentale, denunciando la persistenza di “stereotipi tenaci e sprezzanti”. Si chiede il Monde: sarà un bagno penale 2.0?