
LaPresse
"Io sto con Israele"
Il solitario Houellebecq va a difendere lo stato ebraico (e corre nei rifugi antimissile)
E' successo giovedì scorso in una libreria di Te Aviv. “Nessuno scrittore occidentale può essere indifferente a Gerusalemme”, dice l'intellettuale francese
In una libreria di Tel Aviv, uno scrittore francese di fama mondiale corre in un rifugio antiaereo mentre suonano gli allarmi che annunciano i missili in arrivo dallo Yemen. Non è la scena di un romanzo, ma un momento vissuto da Michel Houellebecq giovedì scorso in Israele. Erano le 21:10 quando, come tutti i lettori riuniti per la serata, Houellebecq scese nel seminterrato del rifugio antiaereo per proteggersi da un attacco missilistico degli houthi. Una pianista israeliana, Ofra Yitzhaki, ha iniziato a suonare Maurice Ravel a un centinaio di persone a conoscenza delle norme di sicurezza. “La resilienza della gente qui è affascinante e dice qualcosa di profondo sull’umanità”, dice Houellebecq.
Nell’ora più solitaria per lo stato ebraico, lo scrittore di “Sottomissione” e “Serotonina” non si è tirato indietro, mentre da un anno si registrano scrittori che rifiutano la traduzione in ebraico delle proprie opere (da Sally Rooney ad Alice Walker) e che firmano appelli per boicottare Israele (compresa la francese Annie Ernaux). “Dovrei capire il mondo in cui vivo e pensavo che in Europa ci fosse un movimento positivo verso gli ebrei, ma quello che è successo è completamente l’opposto”, ha detto Houellebecq nella conferenza stampa in occasione della vittoria del Premio Gerusalemme.
“Si è semplicemente aperto un abisso” ha detto Houellebecq da Gerusalemme. “Se provo a parlare con un sostenitore di Hamas, non so nemmeno come approcciarlo, il dialogo è impossibile”. Il presidente israeliano, Isaac Herzog, si è rivolto a Houellebecq durante la cerimonia di premiazione: “Lei è diventato sinonimo dello scrittore fedele alla libertà di pensiero. Gerusalemme è una città di spirito, di passione, di ricchezza culturale e di diversità umana. E’ chiaro che per lei la libertà è un valore supremo e, così facendo, lei dà libero sfogo al suo spirito”.
Houellebecq si è poi presentato con la spilla gialla degli ostaggi alla serata organizzata dal Museo dell’arte di Tel Aviv in collaborazione con l’Istituto francese in Israele. Al di là del successo commerciale, gli israeliani sembrano avere un rapporto speciale con Houellebecq, e questo rapporto è reciproco. In una foto, scattata nei giorni successivi al 7 ottobre, si vede la prima raccolta di saggi di Houellebecq, “Rester vivant”, su un tavolo carbonizzato in una casa bruciata nel kibbutz Be’eri. Houellebecq, che ha ricevuto la foto da un lettore israeliano, ha risposto: “La mia prima impressione è stata quella di vedere una cupa ironia nel titolo dei libri, ma in questa foto si può anche leggere un messaggio di speranza”. Houellebecq ha visitato Be’eri la scorsa settimana. Lì ha incontrato i membri del kibbutz, particolarmente colpiti dagli attacchi del 7 ottobre. Dopo aver parlato con loro, Houellebecq ha dedicato il suo libro “Rester vivant” a Roni Baruch, un residente di Be’eri che ha perso i due figli nel massacro di Hamas: Edan, caduto combattendo contro i terroristi; e Sahar, rapito dai terroristi dalla sua casa e poi ucciso durante un tentativo israeliano di liberarlo a Gaza. Quello di Houellebecq è l’ultimo libro che Edan ha letto prima di morire.
Con il Premio Gerusalemme, Houellebecq è il terzo scrittore francese dopo André Schwarz-Bart nel 1967 e Simone de Beauvoir nel 1975, insieme al rumeno Eugène Ionesco e al ceco Milan Kundera, a ricevere il prestigioso riconoscimento. “L’impronta delle religioni monoteiste è in me” ha detto Houellebecq nel ricevere il premio. “Ogni scrittore occidentale, che gli piaccia o no, porta l’impronta delle religioni monoteiste. Nessuno scrittore, e soprattutto nessuno scrittore occidentale, può essere indifferente a Gerusalemme”.
Houellebecq in Israele ci era già stato due volte più di dieci anni fa: nel 2011 arrivò a Gerusalemme augurando “ogni bene a Israele dal profondo del cuore”. Ma l’Israele del dopo 7 ottobre è un paese diverso, mentre lui non è cambiato nel suo rapporto con il piccolo stato ebraico. “E’ mostruoso” ha detto al quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth. Si riferisce all’antisemitismo europeo. “E’ mostruoso che invece di mostrare solidarietà e compassione, ci sia una cultura di antisemiti. E’ inconcepibile. E’ qualcosa che davvero non capisco, e che mi spaventa davvero, in Francia. C’è davvero qualcosa che non riesco a capire”.
Al canale Kan 11, Houellebecq ha detto anche che sta con Israele “perché cerca di comportarsi in maniera morale in guerra, che è difficile, iper difficile”. Attacca la “demente” visione woke per cui “non puoi criticare i trans ma neanche gli islamisti” e dice che questo woke ha “dentro di sé i germi della propria distruzione”. Fa l’esempio del MeToo, “silente sugli stupri di Colonia” (a opera di centinaia di immigrati la notte di Capodanno del 2016). “Sono degli idioti”. Spesso utili a Hamas.