Foto Ap, via LaPresse

Vita grama per gli studenti stranieri nel Regno Unito (ma forse l'Ue li salva)

Cristina Marconi

In base alle nuove regole annunciate nel libro bianco di ieri e ancora non approvate, verrà ridotta da 2 anni a 18 mesi la finestra di tempo in cui potranno restare nel paese dopo la laurea

Andare a lavorare in un pub per l’estate o trasferirsi nel Regno Unito dopo la laurea sarà più complicato. Il paese non ha tanto paura di chi arriva, ma di chi resta. A partire dagli studenti stranieri, necessari per tenere in vita casse e reputazione delle università britanniche, ma a cui, in base alle nuove regole annunciate nel libro bianco di ieri e ancora non approvate, verrà ridotta da 2 anni a 18 mesi la finestra di tempo in cui potranno restare nel paese dopo la laurea.

   

Per il dottorato, saranno tre anni, e pare che il governo volesse andare più in là per chiudere una delle più importanti porte d’accesso al paese: si inizia come studenti e poi ci cercano subito altre strade per restare. Chi sponsorizza gli studenti internazionali dovrà rispondere a requisiti più stringenti e avranno un tetto al numero di studenti che possono accogliere. Inoltre gli istituti dovranno pagare una tassa, circa al 6 per cento, sulle entrate da studenti stranieri, da investire in formazione. Misure che non hanno ancora trovato una loro forma definitiva e che devono superare varie tappe prima di diventare realtà, così come il programma di mobilità dei giovani europei sul tavolo del vertice Uk-Ue, con cui si aprirebbero invece le porte a un sistema “intelligente e controllato” dedicato ai giovanissimi che vogliono studiare e lavorare. Resta il fatto che assumere un lavoratore straniero che l’inglese non lo sa bene e lo vuole imparare sarà più oneroso, faticoso, complesso.

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