
Ansa
gli iraniani arrestati a londra
L'occidente negozia con un regime che trama omicidi nelle nostre città
Il Regno Unito ha sventato un grave attentato terroristico iraniano, mirato a colpire la comunità ebraica. Teheran continua ad agire in Europa con complotti, spionaggio e sequestri, mentre l’Occidente mantiene relazioni diplomatiche
Un attacco terroristico iraniano sarebbe stato lanciato sul suolo britannico se numerosi cittadini iraniani non fossero stati arrestati sabato in diverse località dell’Inghilterra, in quella che il Ministro degli Interni ha descritto come “una delle più grandi operazioni antiterrorismo degli ultimi anni”. L’obiettivo poteva essere una sinagoga o un altro sito della comunità ebraica. Ken McCallum, direttore dell’MI5, ha dichiarato che venti complotti sostenuti dall’Iran sono stati sventati dal gennaio 2022. Nel marzo 2024, Pouria Zeraati, giornalista di Iran International con sede a Londra, è stato accoltellato. L’arresto di otto uomini – sette dei quali cittadini iraniani – in due distinte operazioni antiterrorismo è un agghiacciante promemoria del fatto che la Repubblica islamica non è una minaccia lontana. E’ qui, radicata nelle nostre città, a sondare i limiti del nostro diritto, della nostra pazienza e della nostra volontà di difendere la nostra integrità democratica.
L’agenzia di sicurezza svedese ha da poco avvertito che l’Iran è coinvolto in un attacco alle ambasciate israeliane di Stoccolma e Copenaghen. La Svezia ha ipotizzato un coinvolgimento iraniano anche nell’uccisione del rifugiato iracheno Salwan Momika, che aveva incendiato il Corano. Come gli attacchi pianificati (e in parte realizzati) a tre sinagoghe nella Renania Settentrionale e al presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania, Josef Schuster. Il killer in questo caso doveva essere il tedesco-iraniano Ramin Yektaparast, che reclutò un conoscente (anch’egli tedesco-iraniano) per l’attacco alla sinagoga di Bochum. Un altro progettò un attacco alla sinagoga di Dortmund. Poi quattro colpi contro la sinagoga di Essen e l’abitazione del rabbino locale. A settembre, investigatori in Germania e Francia hanno rivelato che agenti iraniani hanno assunto criminali per sorvegliare ebrei e attività commerciali ebraiche a Parigi, Monaco e Berlino negli ultimi mesi.
Poi c’è la presa di ostaggi: non una semplice tattica, ma una firma della Repubblica islamica. Una lunga lista di cittadini britannici sequestrati dall’apparato di sicurezza di Teheran, un elenco di nomi che il pubblico conosce a malapena. Nazanin Zaghari-Ratcliffe, arrestata nel 2016 mentre era in visita ai familiari e detenuta per sei anni; Anoosheh Ashoori, tenuto in ostaggio dal 2017 al 2022, rapito durante un viaggio per andare a trovare la madre; Kamal Foroughi (2011-2018), detenuto a Teheran con accuse infondate di spionaggio; Morad Tahbaz (2018-2023), ambientalista con doppia cittadinanza britannica e statunitense, lasciato a languire per cinque anni; Mehran Raoof (2020-oggi), attivista per i diritti ancora detenuto nel carcere di Evin con scarso clamore internazionale; Kameel Ahmady (2019-2020), antropologo accusato di aver collaborato con “governi ostili”, rilasciato su cauzione; e Ana Diamond (2016), accademica britannico-iraniana sottoposta a isolamento e finta esecuzione prima del rilascio.
Negli Stati Uniti, agenti iraniani hanno complottato per assassinare l’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, rapire o uccidere la giornalista Masih Alinejad e il romanziere Salman Rushdie. Uno stato terroristico che opera impunemente sotto il manto della diplomazia. L’occidente negozia con un regime che trama omicidi nelle nostre città mentre arricchisce l’uranio per garantirsi immunità permanente. La Repubblica islamica ha messo alla prova ogni limite della tolleranza occidentale e l’ha trovata elastica. I suoi agenti affilano i coltelli nelle capitali europee mentre i suoi diplomatici sorseggiano caffè conversando educatamente con i nostri diplomatici.