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L'estrema destra stravince in Romania
George Simion, che ha ereditato la candidatura di Georgescu dopo la sua esclusione da parte dell'ufficio elettorale, ha ottenuto il 40,9 per cento dei voti al primo turno, il doppio di quelli presi da Georgescu nelle elezioni annullate di novembre
Bruxelles. Nel primo turno delle elezioni presidenziali in Romania a novembre, annullate dopo una campagna di influenza della Russia, il candidato di estrema destra Calin Georgescu era arrivato a sorpresa in testa. Nella ripetizione del voto che si è tenuto ieri c'è stata un'altra sorpresa. Non il fatto che sia stato un altro candidato dell'estrema destra ad arrivare in prima posizione, risultato previsto dai sondaggi, ma la dimensione del suo successo. George Simion, che ha ereditato la candidatura di Georgescu dopo la sua esclusione da parte dell'ufficio elettorale per le inchieste aperte contro di lui, ha ottenuto il 40,9 per cento dei voti. E' quasi il doppio dei voti di Georgescu, che a novembre si era fermato al 22 per cento. Simion diventa così il grande favorito per il secondo turno. Al ballottaggio del 18 maggio affronterà il sindaco di Bucarest, Nicusor Dan, che ha ottenuto il 20,99 per cento, superando di poco il centrista Crin Antonescu con il 20,07 per cento. I partiti europeisti dovrebbero unirsi per sostenere Antonescu al secondo turno. Ma diversi analisti ritengono che l'elettorato del Partito socialdemocratico si sposterà su Simion. Il candidato di estrema destra potrebbe recuperare gli elettori che hanno sostenuto Viktor Ponta, ex premier socialdemocratico trasformatosi in populista e nazionalista, che ha ottenuto il 13,05 per cento.
L'elezione di George Simion alla presidenza in Romania potrebbe destabilizzare il paese, con ripercussioni sull'Unione europea e sulla Nato. Nei tre anni di guerra di aggressione della Russia, la Romania è stato uno dei più convinti sostenitori dell'Ucraina e una piattaforma chiave per far uscire le merci e i prodotti agricoli ucraini verso altri mercati. La Romania è anche un partner chiave sul fianco orientale della Nato. Il presidente ha un ruolo semi-esecutivo che include la rappresentanza al Consiglio europeo, il comando delle forze armate e la presidenza del Consiglio di sicurezza che decide sugli aiuti militari. Simion è contrario agli aiuti militari all'Ucraina, ha promesso di interrompere il transito di merci ucraine ed è fortemente critico dell'Ue, di cui promette di violare la legislazione su cui non è d'accordo. Nella giornata di ieri Simion si è presentato al seggio elettorale con Calin Georgescu e ha detto di essere pronto a nominarlo primo ministro "per ripristinare la democrazia". Antonescu, per contro, promette continuità nel sostegno all'Ucraina e nell'Ue. Sia l'Ucraina sia la Moldavia hanno vietato a Simion di entrare nel loro territorio.
Contrariamente a quando accaduto in Canada e Australia, il rigetto di Donald Trump non si fa ancora sentire nelle urne dell'Unione europea. Al contrario. Simion è un grande ammiratore del movimento Maga di Trump. Simion è anche il vicepresidente del partito dei Conservatori e riformisti europei, la famiglia politica di Giorgia Meloni e del partito nazionalista polacco PiS, che contende ai “Patrioti” di Viktor Orban il ruolo di principali alleati europei di Trump. Oltre al ballottaggio in Romania, il 18 maggio si terrà anche il primo turno delle elezioni presidenziali in Polonia, dove il candidato del PiS, Karol Nawrocki, che Trump ha incontrato venerdì, è in seconda posizione. Il vicepresidente americano, J.D, Vance, ha criticato più volte la decisione delle autorità rumene di annullare il primo turno delle presidenziali di novembre, facendo apertamente campagna per la coppia Georgescu-Simion. I co-presidenti del gruppo ECR al Parlamento europeo ieri si sono congratulati con Simion per il suo successo. Simion "mette il popolo davanti alla burocrazia e difende il buon senso sull'ideologia tecnocratica", ha detto l'italiano Nicola Procaccini di Fratelli d'Italia. "George incarna lo spirito democratico che difendiamo come ECR", ha aggiunto il polacco, Patryk Jaki del PiS.



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