C'è un altro voto da seguire in Romania

Micol Flammini

In attesa del ballottaggio per le presidenziali, domenica i romeni votano per cambiare il Parlamento. Oltre le accuse a TikTok, ci sono molte ragioni per tenere d'occhio tutte le elezioni di Bucarest

Calin Georgescu sembra apparso dal nulla. Il vincitore del primo turno delle elezioni presidenziali in Romania non ha un partito, i sondaggi non lo prendevano neppure in considerazione  e, non avendo partecipato alla maggior parte dei dibattiti in televisione, il suo volto sembrava sconosciuto ai più. Georgescu però ha trascorso molto tempo su TikTok, dove le sue pubblicità elettorali erano curate ed eccessive: lui a cavallo, lui di corsa, lui in lotta. Georgescu era dove gli altri non ritenevano che fosse il caso di stare. Così, per analizzare l’anomalia di questa ascesa, le autorità romene hanno iniziato con il chiedere il bando della piattaforma di proprietà della cinese ByteDance e ci vorrà un’inchiesta per determinare se il social ha aiutato il candidato anti Ue, di estrema destra e talmente putiniano da aver copiato alcune delle pose del capo del Cremlino, sicuramente quelle in cui fa judo. TikTok ha detto di non aver spinto un candidato più degli altri, ma continua a essere accusato di interferenza. 

  
La commissione elettorale romena ha ordinato il riconteggio delle schede, prima del ballottaggio che si terrà l’8 dicembre, ma nel frattempo domenica si terranno le elezioni parlamentari che già potrebbero confermare o smentire il risultato tanto spostato a destra del primo turno delle presidenziali. Secondo i sondaggi il partito di estrema destra Aur (Alleanza per l’unione dei romeni) sarebbe al primo posto, ma non avrebbe abbastanza per governare da solo e dovrà trovare degli alleati. Nel giro di qualche settimana la Romania si troverà con un nuovo premier e un nuovo presidente dopo anni in cui la politica ha visto il susseguirsi di facce sempre uguali a loro stesse.  

 
Le votazioni romene però raccontano anche la storia di un paese in cerca di cambiamento e rottura, la sfidante di Georgescu, offuscata dalle accuse a TikTok e dall’esuberanza del suo rivale, è anche lei un candidato di rottura: europeista, atlantista, liberale, Elena Lasconi è comunque una novità su cui ha puntato la maggior parte della diaspora romena. Il sito di notizie Politico ha contato almeno sette  ragioni per cui i romeni hanno espresso un voto di protesta: costo della vita, fuga dei cervelli, divario tra chi si forma all’estero e chi rimane, sanità, corruzione, distanza tra città e campagna, diseguaglianze in aumento. L’attenzione su TikTok – con cui tutta l’Ue dovrà prima o poi fare i conti –  sta distraendo da un fenomeno che secondo l’agenzia  Bloomberg si estende dalla Rust Belt americana, all’Argentina e passa per l’Europa: la testata americana lo chiama “mettere la testa sotto la sabbia” e scoprire i problemi e i risentimenti soltanto a voto già avvenuto. Rimangono i dubbi sulla possibile attenzione russa al voto della Romania, un paese che finora ha dimostrato una grande solidarietà per l’Ucraina e una forte unità con l’Alleanza atlantica. 
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)