La storia della Germania, dell'Europa e di chi l'ha fatta nell'ultimo libro di Merkel

Daniel Mosseri

La cancelliera più famosa del mondo è tornata sotto i riflettori con il suo "Freiheit" (Libertà). 700 pagine che confermano l'immagine di una leader che ha sempre pensato alle conseguenze delle proprie azioni “restando anche a posteriori convinta di non aver avuto fondamentalmente mai torto”

E poi all’improvviso Merkel. Così come si era fatta indietro a fine 2021 dopo sedici anni di guida della Germania, centellinando da allora le apparizioni in pubblico, la cancelliera più famosa del mondo è tornata a farsi vedere. O meglio a farsi acquistare in libreria con il suo “Freiheit” (Libertà): 700 pagine di memorie che arrivano come strenna natalizia. Chi l’ha letto non ne dice né troppo male né troppo bene, ricalcando il giudizio che spesso si dà ancora oggi su una leader amatissima finché era in carica ma passata rapidamente in cavalleria. Non sono i tedeschi a essere volubili ma dal momento in cui la “Mutti”, la mammina di una nazione di 80 milioni di persone, è uscita di scena, la Germania, l’Europa e il mondo sono stati travolti da una serie di crisi che hanno mandato la stessa Mutti in soffitta. E con il passare dei mesi la Germania si è accorta che le stesse crisi risentivano ancora dell’eredità merkeliana. “E chi”, scrive Deutschlandfunkkultur, il ganzissimo canale culturale della radiofonia pubblica tedesca, “si aspettava davvero che Merkel avrebbe messo in discussione le decisioni fondamentali della sua politica, la sua posizione sulla crisi dei rifugiati e dei migranti nel 2015, l’uscita dal nucleare e la sua opposizione nel 2008” – ma sarebbe stato più corretto scrivere il suo veto –“alla rapida adesione dell'Ucraina alla Nato resterà deluso” Quelle pagine confermerebbero invece l’immagine di una leader che ha sempre pensato alle conseguenze delle proprie azioni “restando anche a posteriori convinta di non aver avuto fondamentalmente mai torto”. E non si tratta di una stilettata del recensore quanto del messaggio che la stessa cancelleria ha inviato alla Germania facendosi intervistare dalla regina dei talkshow, Anne Will, sul palco del Deutsches Theater di Berlino alla vigilia del lancio del libro.

 

Il volume dà poi molto spazio all’esperienza personale di Angela Merkel che racconta la sua grande emozione di essere stata indicata come cancelleria in quel lontano novembre del 2005: la consapevolezza che stava accadendo qualcosa di storico: “In primo luogo: quella (cosa) ero io”. Parole scritte a ribadire l’unicità dell’ascesa al potere in un paese maschilista a trazione cattolica e renana di una donna protestante venuta dall’est e per giunta senza figli. Una condizione che Merkel ha pagato sentendosi molto sola, specialmente nei primi anni alla guida della Germania. “Mi sono seduta. Sul banco del governo non c'era nessuno oltre a me, quattro file vuote di sedie e tavoli accanto e dietro di me, io sola in prima fila. Quello era il mio posto. In quell’attimo, tutto il peso mi è caduto addosso.” Così descrive il primo giorno da leader del governo federale. Ricordi raccolti, nel tipico stile merkeliano ora spartano ora femminista, grazie all’aiuto della fidatissima Beate Baumann, già responsabile dell’ufficio della cancelliera, già consigliera: sono state le due donne a redigerli in un appartamento del centro di Berlino. 

 

Cosa c’è ancora nel libro? La storia un paese al centro dell’Europa, la storia dell’Europa e di chi l’ha fatta. Ci sono i rapporti con il Cremlino, i banchetti a Londra e i summit con i presidenti americani; ci sono anche le telefonate con i leader greci, come quella con Alexis Tsipras, “il momento più sorprendente di qualsiasi telefonata in tutta la mia carriera politica” quando il primo ministro ellenico le disse che avrebbe chiesto al popolo greco di votare contro l’accordo di bailout che lui stesso aveva concordato con Merkel. Ma non c’è solo il passato: nel libro c’è anche il timore per le sorti dell’Occidente – non per nulla il volume si chiama “Libertà”. Timori che l’ex cancelliera ha ribadito a voce in tempi recentissimi esprimendo preoccupazione per il ritorno di un Donald Trump con il quale ha sempre prevalso l’incomprensione e per il ruolo da lui affidato ad Elon Musk.

 

Merkel non scrive però solo di grande politica internazionale. Leader molto umana, spiega anche perché verso la fine del suo lungo regno cominciò a tremare in pubblico durante, per esempio, l’esecuzione degli inni nazionali. “Un osteopata mi ha spiegato che il mio corpo stava rilasciando le tensioni che aveva accumulato per un lungo periodo di tempo, non solo dopo la morte di mia madre in primavera, dopo la quale avevo a malapena trovato il tempo di elaborare il lutto, ma anche durante il processo di addio ai miei incarichi. Una buona notizia, in realtà...”

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