Elezioni regionali in Germania
Voti tedeschi a Putin
Sondaggi chiari in Turingia e Sassonia: i partiti putiniani (AfD e Bsw) sono in testa, e la destra più estrema, filorussa e con tendenze novax, si prepara a occupare i posti più importanti per le prossime elezioni regionali
Berlino. Come ci si prepara a una sconfitta elettorale? I sondaggi in vista delle elezioni per il rinnovo dei Parlamenti regionali di Sassonia e Turingia domenica prossima e di quello del Brandeburgo il 22 settembre sono talmente negativi per la maggioranza di governo che, chissà, al cancelliere Olaf Scholz basterà meno del previsto per non dichiarare una disfatta totale. I numeri non sono dalla sua parte né da quella del suo vice, il ministro federale dell’Economia e già leader dei Verdi Robert Habeck. Secondo una rilevazione Civey-Umfrage, la destra estrema, Alternative für Deutschland (AfD) sarebbe il primo partito in entrambi i Länder orientali più prossimi al voto. In Sassonia, l’onda blu arriverebbe al 30-32 per cento dei consensi, più o meno appaiata con la Cdu di Friedrich Merz.
Il problema è chi o cosa viene dopo. Il terzo partito in Sassonia con il 13 per cento dovrebbe essere il movimento Bsw che l’ex capogruppo della Linke, Sahra Wagenknecht, ha disegnato a propria immagine e somiglianza. Socialista ma allergico a migranti e profughi, come va di moda ormai da qualche anno in Danimarca, ma anche novax e filorusso. L’Spd del cancelliere si fermerebbe al 6 per cento, i Verdi al 5,5. Nessuna speranza per i Liberali, il giallo nella maggioranza semaforo al Bundestag, e pochissime per la Linke veterosocialista. Qualora il partito di Merz qua vincesse le elezioni la formazione di un governo regionale sarebbe comunque complicata. Nulla al confronto del nodo-Turingia: per un paradosso della politica tedesca, dopo 80 anni di denazificazione più o meno militante in Germania (però all’ovest), dove AfD è ancora più forte in termini relativi (avrebbe 29 punti contro i 22 della Cdu). Una forza che le deriva dall’esser guidata da Björn Höcke, già leader dell’ala destra del partito nonché trait d’union fra AfD e l’eversione neonazi, “riduzionista” dell’Olocausto, ed etnocentrista apertamente xenofobo che ama rispolverare gli slogan del Terzo Reich.
In Turingia però sono più forti sia il Bsw (18 per cento nei sondaggi) che la Linke (14), l’Spd arrancherebbe al 6,2 e tutti gli altri resterebbero sotto la soglia di sbarramento del 5. Un vero disastro per i rosso-verdi-gialli del cancelliere, del tutto fuori dai giochi. Tanto che giorni fa in un circolo berlinese di sostenitori dei Grünen si diceva: “Il vero voto utile per sostenere la sinistra all’est è scegliere la Cdu”. Una battuta ma anche una presa di coscienza che ormai AfD non è più un male ignorabile, che il cordone sanitario non ha funzionato e che è ora di mettersi al lavoro su nuove strategie. In questo rimescolamento delle carte chi ha solo da guadagnare è la nuova amica di Putin in Germania: Frau Wagenknecht. Perché se Angela Merkel aveva un rapporto stretto col capo del Cremlino in virtù del noto amore della cancelliera per la lingua di Tolstoj, la Sahra che è uscita dalla Linke per farsi il proprio partito è invece una sostenitrice della Russia così com’è. E chiede il ripristino di relazioni commerciali, politiche ed energetiche con Mosca – il metano di Gazprom è sempre lì che aspetta di ripartire verso occidente – e soprattutto la fine di quello che lei considera l’espansionismo della Nato e dell’Ucraina verso est.
Wagenknecht sa pure che la Cdu può fare anche bene all’est ma che avrà certamente bisogno dei suoi voti. Ecco perché campeggia nei titoli dei giornali con uscite come “non ci alleeremo di certo con AfD ma non escludiamo di cooperare: loro possono certamente votare le nostre proposte”. Dopo aver chiarito che il Bsw si oppone al dispiegamento di missili americani in Germania o di consegne di armi all’Ucraina, ha scandito: “Andremo in coalizione solo con partiti con i quali possiamo concordare”. E a chi le ha fatto osservare che la politica estera è una competenza del governo federale: “Un futuro governo statale deve anche sostenere questioni a livello federale”. Friederich Merz è avvertito. I voti che Frau Wagenknecht in Lafontaine (suo marito è l’ex ministro socialdemocratico Oskar Lafontaine passato alla Linke nel 2005) si guadagnerà sul campo nei Länder orientali non verranno ceduti a buon mercato. E se è immaginabile che Cdu e Bsw trovino un’intesa su una stretta contro immigrati e rifugiati, il renano Merz cresciuto all’occidentalissima scuola di Helmut Kolh sarà bene che cominci anche lui a impratichirsi un po’ con il russo. Frau Wagenknecht, nata e cresciuta nella Ddr, l’ha già studiato da bambina.
tra debito e crescita