La fermezza di Londra

Sunak guida il blitz contro gli houthi e va a Kyiv a siglare l'accordo sulla sicurezza di oggi e di domani

Paola Peduzzi

La chiarezza del premier britannico in Ucraina dopo la notte del raid: se ci fermiamo, Russia e Iran si rafforzano. Il Labour, a differenza di altre sinistre, è allineato con i conservatori sul contrastare gli houti e sul sostegno agli ucraini

Nella notte tra giovedì e venerdì, il premier britannico Rishi Sunak ha riunito ministri e militari, ha dato assieme agli Stati Uniti il via all’operazione missilistica di “autodifesa” contro gli houthi yemeniti che hanno fatto negli ultimi cento giorni 24 attacchi contro obiettivi occidentali nel Mar Rosso, e poi è arrivato a Kyiv dove ha firmato un accordo di sicurezza bilaterale che resterà in vigore fino a quando l’Ucraina non entrerà nella Nato.

Sunak ha commentato lo strike contro gli obiettivi militari houthi dopo aver incontrato i pompieri ucraini di fianco a un palazzo diroccato che era stato colpito dai missili russi e dai droni iraniani: a prima vista, le parole del premier britannico sembravano fuori contesto, il cielo blu ucraino a far da sfondo a un commento sul Mar Rosso, ma quando poi c’è stato l’incontro con il presidente Volodymyr Zelensky il nesso è stato chiaro. Se abbandoniamo l’Ucraina, ha detto Sunak, rafforzeremo la Russia e l’Iran, che produce i droni che straziano le città e il popolo ucraino e che finanzia (anche) gli houthi che con le loro operazioni nel Mar Rosso minacciano i mercantili occidentali, “mettono vite innocenti a rischio, distruggono l’economia globale e destabilizzano la regione” con conseguenze commerciali negative – approvvigionamenti a singhiozzo, costi in grande aumento – che per ora ricadono soprattutto sull’Europa. Per questo, assieme agli alleati, “ho preso la decisione – ha detto Sunak – di fare un’azione necessaria, proporzionata e mirata contro obiettivi militari per ridurre o distruggere le capacità operative degli houthi”.

Il premier britannico andrà ai Comuni la prossima settimana per riferire su questo strike: l’ufficio legale del governo ha detto che si tratta di un’azione di autodifesa prevista dal diritto internazionale e che era nel potere del premier ordinarla senza chiedere un consenso preventivo ai parlamentari.

Nel suo commento, Sunak ha anche detto: “Dobbiamo mandare un segnale forte (…). Le persone non possono agire” in violazione delle regole internazionali “restando impunite”. E’ questa anche la ragione per cui il Regno Unito ha rinnovato il proprio impegno nel sostegno all’Ucraina: per il prossimo anno, l’aiuto finanziario sarà di quasi tre miliardi di euro, quasi 250 milioni di euro in più degli aiuti già previsti. Il primo obiettivo è accelerare la produzione e la consegna di migliaia di droni – la fornitura più grande da parte di Londra, dicono delle fonti del governo. Sunak e Zelensky hanno firmato anche il primo accordo di sicurezza bilaterale, che dovrà servire da modello per accordi di questo tipo con altri paesi, e che resterà in vigore fino a quando l’Ucraina non entrerà nella Nato: stabilisce la garanzia di un’assistenza “rapida e sostenuta” alla difesa di Kyiv se la Russia dovesse attaccare di nuovo, formalizzando un sostegno a lungo termine che comprende la condivisione delle informazioni di intelligence, cybersicurezza, formazione medica e militare e cooperazione industriale nella difesa.

La Russia ha risposto che “gli inglesi arroganti” avranno quel che si meritano, gli houthi appoggiati dall’Iran annunciano ritorsioni violente e continue, la Turchia denuncia la volontà britannica di trasformare il Mar Rosso “in un mare di sangue”. Alcuni commentatori sostengono che Sunak ragioni in termini elettorali visto che quest’anno si vota nel Regno Unito, ma l’Ucraina e anche la determinazione contro gli houthi non sono destinate a cambiare se a vincere dovesse essere il Labour. Il suo leader, Keir Starmer, ha detto ieri mattina che l’intervento contro gli houthi era necessario, chiede che il premier riferisca in Parlamento “alla prima opportunità” (e non si accoda alle critiche di molti altri a sinistra, dentro e fuori il Regno) e promette un impegno duraturo e indefesso nella difesa dell’Ucraina.

Di più su questi argomenti:
  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi