Un Donbas caraibico. Maduro fa un referendum per annettersi una ricca parte della Guyana

Il regime venezuelano vuole l'Essequibo e ha deciso di adottare il metodo russo. Gli esperti non escludono che l’iniziativa rientri nella logica di un asse putiniano che, dall’attacco di Hamas ai golpe in Africa, punta a creare focolai di tensione un po’ in tutto il mondo

Il regime venezuelano di Nicolás Maduro ha indetto un referendum domenica con questa domanda: i venezuelani sono favorevoli alla concessione della nazionalità ai 125 mila abitanti della regione contesa della Guyana e alla creazione della nuova provincia venezuelana “Guyana Esequiba”? Essequibo è un territorio di 160 mila chilometri quadrati della Guyana (il cui territorio complessivo è poco più grande: 214.969 chilometri quadrati), ricco di petrolio e di risorse naturali. Da duecento anni, Caracas rivendica i suoi diritti su questa regione e sulle acque circostanti dove ci sono quei giacimenti offshore che hanno consentito alla Guyana di essere dal 2019 l’economia che cresce di più al mondo.

 

Ora Maduro – che il prossimo anno ha le elezioni – ha deciso di adottare il metodo russo dei referendum d’annessione farsa (il Venezuela è alleato della Russia) e poiché la Guyana teme che il passo successivo sia un’invasione è già andata a chiedere aiuto alla Corte internazionale di giustizia per fermare la consultazione. Anche i paesi vicini, in particolare il Brasile, sono preoccupati che si venga a creare questo Donbas caraibico alle loro porte. Maduro ha detto nel suo ultimo intervento televisivo settimanale che “il 3 dicembre risponderemo alle provocazioni di Exxon, del comando americano in Sud America e del presidente della Guyana con un voto del popolo”. Gli esperti non escludono che l’iniziativa di Maduro rientri nella logica di un asse putiniano che, dall’attacco di Hamas (amico della Russia) ai golpe filo russi in Africa e alle pressioni cinesi su Taiwan, punta a creare focolai di tensione un po’ in tutto il mondo per distrarre l’attenzione dell’occidente dalla guerra contro l’Ucraina. 

  
Un mese prima, a Barbados, c’era stato un accordo tra governo e opposizione venezuelana sulle elezioni, poi seguito però da nuova repressione e dalla conferma della inabilitazione dei principali leader dell’opposizione, compresa María Corina Machado, plebiscitata alle primarie dal 92,35 per cento dei votanti.