Il sogno di dieci giorni in Corea tra scout e K-pop. Poi il raduno è diventato un incubo

Il caldo infernale, l'invasione di pederine, il tifone

Giulia Pompili

La festa degli scout di tutto il mondo, il Jamboree, si chiuderà oggi con alcuni giorni di anticipo. L'evacuazione necessaria non solo per il tifone in arrivo, ma per molti altri disastri. Poi l'annuncio della GMG in Corea, non proprio tempestivo

Ufficialmente è stato l’arrivo del tifone Khanun a costringere le autorità a fare quello che, secondo molti, sarebbe dovuto avvenire già da qualche giorno. Stamattina inizierà infatti l’evacuazione del venticinquesimo World Scout Jamboree, organizzato quest’anno nell’area di Saemangeum, nel sud-ovest della Corea del sud nella provincia del Jeolla settentrionale. La festa degli scout di tutto il mondo si chiuderà con alcuni giorni di anticipo, e forse perfino troppo tardi: niente gran finale, niente concertone K-pop, tutti i partecipanti rimasti, che qualcuno già chiama “superstiti”, saranno trasferiti in “aree sicure”. Il tifone è potente, ha già ucciso due persone nell’arcipelago giapponese di Okinawa, eppure il suo arrivo previsto per giovedì sulle coste sudcoreane interessa soprattutto l’area a sud-est della penisola. Dunque si tratta di una misura d’emergenza di estrema cautela, che forse serve a giustificare la sfortuna certo, ma soprattutto il fallimento della macchina organizzativa sudcoreana dei giorni precedenti. Caldo infernale, allagamenti, strutture non adeguate, infestazioni di insetti, scarsità di acqua e cibo, accuse di molestie sessuali. Più che un festival scout, il Jamboree di Saemangeum, con il suo motto “Disegna il tuo sogno”, somiglia a una creatura a metà tra l’Isola dei famosi e il Fyre Festival, la madre di tutte le sciagure in formato mega eventi (era il 2017, due ragazzi facoltosi volevano organizzare un festival musicale di lusso su un’isola delle Bahamas, fu un disastro). 

   
Il mega-raduno scout, infatti, che è iniziato il 1° agosto scorso e che avrebbe dovuto chiudersi il 12, con 40 mila partecipanti provenienti da tutto il mondo – compresi 1.200 italiani  – prevalentemente di età compresa tra i 14 e i 18 anni, si è trasformato in un incubo sin dai primi giorni. Un incubo pagato a caro prezzo, con una quota partecipativa che varia a seconda del contributo delle diverse associazioni scout nazionali, ma che può arrivare a costare, nel caso per esempio dei partecipanti americani, quasi seimila euro. 

 


I segnali del disastro c’erano tutti: anzitutto la zona, quella di Saemangeum, un estuario bonificato che alla fine di luglio aveva subìto piogge torrenziali. E poi l’ondata di caldo, con temperature che all’inizio del raduno hanno superato i 40 gradi centigradi. Al giorno due, migliaia di ragazzi sono stati costretti a ricorrere alle cure mediche d’emergenza per colpi di calore e collassi. Poi, tra bagni mancanti e tende non aperte perché allagate, c’è stato l’arrivo delle pederine, coleotteri che provocano la dermatite da Paederus, una dolorosa e pruriginosa eruzione cutanea responsabile di più del 30 per cento degli accessi ai centri d’emergenza del raduno scout. Venerdì scorso sono stati gli inglesi – il gruppo più numeroso – a iniziare a spostare i loro connazionali in strutture alberghiere nella capitale sudcoreana di Seul. Poi gli americani, che hanno ricollocato tutti a Camp Humphreys, una struttura militare non distante da Saemangeum. Allora è stato direttamente il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol a ordinare un piano d’emergenza e chiedere l’arrivo di container d’acqua refrigerata, autobus dotati di aria condizionata e cibo per i partecipanti. Ma la situazione è migliorata di poco. Le proteste formali contro il comitato organizzatore sudcoreano sono arrivate perfino dalle ambasciate della maggior parte dei paesi partecipanti, e sulla stampa coreana si parla anche di un tentativo di pressioni, sempre da parte della Korea Scout Association, di minimizzare il collasso organizzativo soprattutto sui social network.

 

La Corea del sud puntava su questo Jamboree 2023 per lanciare la sua candidatura all’Expo 2030 e sfruttare l’immagine sempre più popolare del paese a livello internazionale. Per una inquietante coincidenza, ieri al termine della Giornata mondiale della gioventù che si è svolta in Portogallo, Papa Francesco ha annunciato la sede del prossimo appuntamento internazionale del 2027: in Corea del sud.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.