Pietro Beccari nel 2015 (Ansa)

Esterofobia

Un altro italiano a capo di un marchio d'oltralpe: duro colpo per i sovranisti antifrancesi

Mauro Zanon

Francesca Bellettini, Maria Grazia Chiuri, Riccardo Bellini: sono solo alcuni dei nomi ai quali le grandi aziende francesi hanno affidato le loro chiavi. I top manager made in Italy vanno forte in molti settori. Quanto si piacciono Roma e Parigi quando c’entrano business e lusso

La nomina di Pietro Beccari al vertice della più importante maison del lusso francese, Louis Vuitton, non è soltanto un riconoscimento delle qualità di leadership di un manager italiano con una formidabile carriera internazionale alle spalle, il ritorno a casa dopo gli anni (dal 2006 al 2012) in cui è stato vice presidente esecutivo Marketing e Comunicazione per Lv, ma è anche l’ennesimo messaggio al misogallismo imperante tra certi sovranisti nostrani. La schiera di top manager italiani alla guida delle grandi aziende francesi continua ad allungarsi. Lo stesso Beccari, prima di diventare amministratore delegato di Louis Vuitton, lo è stato di Dior. “Ha svolto un lavoro eccezionale per Christian Dior negli ultimi cinque anni”, ha commentato Bernard Arnault, in seguito all’ufficialità della nomina del manager originario della provincia di Parma. “La sua leadership ha accelerato il fascino e il successo di questa iconica maison. Sono certo che Pietro guiderà Louis Vuitton verso il prossimo livello di successo e di desiderabilità”, ha aggiunto il boss di Lvmh, che lo scorso dicembre è diventato l’uomo più ricco del mondo, davanti a Elon Musk.

 


Per restare nel campo della moda, ci sono altri italiani ai quali i marchi francesi hanno affidato le loro chiavi. Al vertice di Yves Saint Laurent, dal 2013, c’è la cesenate Francesca Bellettini, che dopo aver lavorato per Gucci e Bottega Veneta, ha risollevato le sorti dell’iconica maison francese di proprietà del gruppo Kering di François-Henri Pinault. Saint Laurent, nel terzo trimestre del 2022, ha registrato un fatturato di 916 milioni di euro, in crescita del 40 cento. Dal luglio del 2016, la direttrice creativa di Dior è la romana Maria Grazia Chiuri, “l’atout en or de Dior”, come l’ha definita il Monde, la prima donna nella storia della maison a occupare questo posto. Riccardo Bellini, dopo essere stato il ceo della griffe del lusso parigino Maison Margiela, di proprietà di Renzo Rosso, lo è diventato nel dicembre 2019 di Chloé, il marchio simbolo della femminilità libera, audace e raffinata fondato nel 1952 dalla visionaria Gaby Aghion (fu la prima a produrre abiti prêt-à-porter). Senza dimenticare Riccardo Tisci, uno dei più apprezzati fashion designer a livello mondiale che, prima di andare a lavorare per Burberry e in seguito lanciare la linea che porta il suo nome, ha ridato fascino, da direttore creativo, alla maison Givenchy (2005-2017).

 


I migliori manager nel settore del lusso sono gli italiani, è un dato di fatto. Non a caso Bernard Arnault ha scelto come braccio destro Antonio Belloni”, dice al Foglio un esperto francese del settore, che preferisce rimanere anonimo. Belloni, lombardo, è entrato in Lvmh nel 2001 con la funzione di direttore generale del gruppo del lusso di Arnault nonché di responsabile per la gestione strategica e operativa dell’azienda. E’ anche membro del consiglio di amministrazione di Lvmh e presidente del comitato esecutivo. 

 

I top manager made in Italy vanno forte anche in altri settori. In quello automobilistico, con Luca De Meo, il pupillo di Sergio Marchionne, dal luglio 2020 presidente e ceo di Renault, nell’hôtellerie di lusso, con Luca Allegri, direttore generale del Bristol Paris, l’hotel più glamour della capitale francese (la principessa Grace era un habituée), nel mondo delle grandes écoles, con Vincenzo Esposito Vinzi, rettore della prestigiosa Essec Business School, e nella finanza, con Lorenzo Bini Smaghi, presidente di Société Générale. I sovranisti antifrancesi, prima o poi, dovranno farsene una ragione.

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